I paesi dell’euro in difficoltà hanno ancora bisogno di aiuto: Grecia, Portogallo, Cipro e Irlanda sono, infatti, lontani dal vedere un benché minimo segnale di ripresa. L’Unione Europea dal canto suo è pronta a elargire loro ulteriore liquidità, purché proseguano sulla strada dell’austerity finora perseguita. Ammesso che questa sia la soluzione migliore; anche perché, almeno fino ad ora, i piani di salvataggio e rigore “made in Ue” non sembrano avere prodotto i frutti desiderati, ossia il risanamento delle economie in crisi.
NUOVI TAGLI IN GRECIA. Ora è certo: l’ultima tranche di aiuti alla Grecia – che finora ha già ricevuto poco meno di 250 miliardi di euro – potrà essere erogata in due fasi. L’ha detto il ministro delle Finanze olandese nonché presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, dopo che nella mattinata di lunedì l’accordo con la Troika (Unione Europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea) è stato raggiunto. E se è vero che, spiega la Troika in una nota, le autorità greche si sono finora «impegnate ad adottare misure correttive per assicurare il raggiungimento dei target fiscali 2013-2014 e realizzare un equilibrio del bilancio primario quest’anno», tuttavia «in alcune aree la realizzazione delle politiche rimane in ritardo». In particolare, secondo la Troika, le autorità devono proseguire l’impegno «a portare avanti il processo di riforma della pubblica amministrazione». Che tradotto significa ulteriori tagli e riorganizzazione del settore pubblico analogamente a quanto avvenuto con la televisione di Stato Ert. Con le conseguenze sociali che tutto questo potrebbe comportare.
ESSERE I “PRIMI DELLA CLASSE” NON SERVE. Non se la passa tanto meglio il Portogallo, che il quotidiano spagnolo El País ha definito senza troppi giri di parole «lo studente più diligente» della Troika. Il governo conservatore di Lisbona, infatti, «pur avendo approvato tutte le riforme e i tagli sollecitati, ancora non vede la luce in fondo al tunnel». E la Troika gli ha persino dato più tempo per rientrare con il deficit sotto il 3 per cento. Ma non è servito. Motivo per cui aumentano sempre più i “rumors” secondo cui al Portogallo sarà concessa ancora maggiore flessibilità, anche per quanto riguarda il peso del debito sul Pil, che ha già superato il 120 per cento. Il Wall Street Journal ricorda, infatti, che Lisbona – che già ha ricevuto aiuti per 78 miliardi di euro – quest’anno necessiterà di 14 miliardi di euro solo per ripagare gli interessi sul debito e di altri 15 miliardi nel 2014. E l’instabilità politica, aggiunge il quotidiano newyorkese, potrebbe sfociare in una crisi e portare a nuove elezioni, rendendo assai più complicato finanziarsi sui mercati.
GLI ALTRI CHE FANNO? Anche Cipro, che ha già ricevuto 10 miliardi di euro dalla Troika, e l’Irlanda potrebbero presto avere bisogno di aiuti più consistenti. Così non sembrerebbe essere, invece, per Spagna e Italia. Mentre, tutta Europa guarda con sempre crescente attesa alle elezioni tedesche di settembre, per vedere come deciderà di muoversi la cancelliera uscente Angela Merkel.