Pubblichiamo ampi stralci della conversazione fra il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota e Luigi Amicone contenuto nel numero in edicola del settimanale Tempi.
In Piemonte, da qualche mese, è fuoco ad alzo zero contro il presidente della Regione Roberto Cota. «Un attacco mediatico e politico concentrico, dal giorno dopo la mia elezione». Quando parla con Tempi, il governatore non sembra intimorito. Sa di essere un corpo estraneo che gli elettori hanno piantato nel cuore postcomunista e azionista del paese. Per l’establishment piemontese, il giovane leghista è un pericoloso barbaro venuto a sovvertire l’ordine costituito da marche troppo limitrofe alla Lombardia. «Ho subito capito che la mia elezione aveva turbato gli equilibri di potere specialmente nell’ambito della città di Torino». Equilibri tra poteri antichi e opachi che non vedono di buon occhio il centrodestra a guida leghista eletto nelle regionali del 2010.
“COTA A CASA”. «Cota ha vinto le elezioni ma non le ha vinte», profetizzò in lacrime l’ex governatrice democratica Mercedes Bresso, detta “la zarina”. Cota aveva vinto e la Bresso, che non ha mai accettato la sconfitta, da tre anni vaga alla ricerca di un arbitro giudiziario che annulli la partita. Ma questo arbitro non si trova. Così, da qualche mese, anche il Partito democratico ha deciso di seguire la drastica strategia, avvalendosi di slogan non proprio originali (“Cota a casa”) e di mezzi non proprio pertinenti (una pagina su Facebook, ovviamente chiamata “Cota a casa”), per obbligare e piegare il governatore alle dimissioni. Al suo posto, si vocifera, ci starebbe meglio Sergio Chiamparino. Guarda un po’. Idea brillante? Chissà. Il sindaco Chiamparino ha lasciato Torino in mutande e il suo erede Fassino neanche con i salti mortali riesce a ripianare i bilanci. Però Chiamparino si presenta meglio della zarina, accusata dalla Corte dei Conti di aver nascosto parte di un debito che sotto la sua gestione, dal 2006 al 2010, è cresciuto del 64,4 per cento: passando da 3 miliardi e mezzo a quasi 6 miliardi.
PROCESSO MEDIATICO. Per sobillare l’opinione pubblica contro Cota, i media, Repubblica in primis, si sono affidati a documenti «trafugati e manipolati, in violazione del segreto istruttorio e resi pubblici allo scopo di creare un processo mediatico. […] A me e a quaranta consiglieri è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini», prosegue Cota. «Chi non rientra nella conta», osserva ironico il governatore è «la sinistra». «Ai consiglieri del Pd non è arrivata nessuna notifica». Il presidente del Piemonte spiega di non essere preoccupato. «Non ho nulla da nascondere». «Mi contestano 25 mila euro di rimborsi in tre anni, ma da quando sono in carica ho tagliato il mio stipendio di 5 mila euro al mese».
TAGLI AI COSTI DELLA POLITICA. Il risparmio che la riduzione dello stipendio di Cota porta al Piemonte è di 200 mila euro in tre anni. In confronto, i 25 mila contestati e non ancora dichiarati illegittimi, sono una bazzecola. «Non solo da quando sono presidente della Regione l’indennità della presidenza è stata portata dai quasi 12 mila euro al mese che percepiva la “zarina” Bresso ai 7 mila euro attuali, ma abbiamo dimezzato la indennità di fine rapporto dei consiglieri e cancellato quasi completamente il finanziamento dei gruppi consiliari». I risparmi sono indiscutibili. «Le due mensilità di fine rapporto, calcolate per ogni anno in carica dei singoli consiglieri, sono state ridotte a una: da circa 100 mila euro da versare a ogni consigliere si è passati a 40 mila. Per quel che riguarda i finanziamenti ai gruppi consiliari si è passati da 100 mila euro all’anno per ogni consigliere a 5 mila».
DEBITO PIEMONTESE. L’amministrazione Cota si è distinta anche per la gestione difficile del debito della Regione. «Una spesa sovrabbondante causata dall’errata gestione del bilancio e della macchina della Regione delle amministrazioni precedenti. Solo di debiti nascosti dalla sinistra abbiamo scovato quasi 900 milioni», ricorda Cota. «I buchi nascosti li abbiamo rintracciati prima che lo facesse la Corte dei Conti; fa sorridere che adesso si metta a controllare gli scontrini dei consiglieri» osserva. Il problema maggiore del debito era la sanità. «Dal primo giorno del mio insediamento ho capito che si trattava di una polveriera». «Abbiamo rispettato il piano di rientro e siamo riusciti a ridurre la spesa sanitaria di 400 milioni di euro senza rinunciare alla qualità del servizio, e anzi migliorandola, come sostiene una ricerca di Agenas».
SPENDING REVIEW. Molti dei suoi nemici, Cota crede di esserseli fatti proprio nel tentativo di riformare il sistema sanitario regionale. A qualcuno non è piaciuto il fatto che abbia introdotto il bonus bebè di 250 euro e che abbia portato le associazioni per la vita all’interno degli ospedali per applicare in modo corretto la 194. «Ma credo di avere infastidito molti soprattutto per un’idea della sanità diversa dai miei predecessori. La sanità è sempre stata due cose: centro di potere e centro di spesa», prosegue Cota. «E in Piemonte il delta tra il costo ottimale e quello finale è enorme a causa di un centro di potere che si è dotato di molte sovrastrutture».«Io sto cercando di cambiare le cose. Siamo riusciti a dimezzare il deficit e puntiamo a non averlo». Purtroppo, conclude Cota, «il debito non si può cancellare e ci vorranno anni e anni per rimettere a posto la macchina regionale».