“Toglierebbero la parola anche a Gesù” è il titolo di uno degli editoriali oggi pubblicati su Il Foglio. Si dà conto di un discorso tenuto dal professore di Oxford Timothy Garton Ash a un festival in Galles dove ha presentato un suo libro sulla libertà di espressione. Ash, per chi non lo conoscesse, è un professore di chiaro stampo liberal che interviene spesso nel dibattito pubblico con opinioni che, qui da noi, classificheremmo come di sinistra e all’insegna del politicamente corretto (non è un caso che in Italia i suoi articoli appaiano spesso su Repubblica).
Tuttavia, anche lui si deve essere accorto che oggi qualcosa non vada per il verso giusto se ogni opinione controcorrente rispetto al mainstream dominante sia subito squalificata come “razzista” o “omofoba”. Tanto che Ash ha detto che «a Gesù Cristo, e ad altri “estremisti nonviolenti”, sarebbe stato vietato parlare nelle università se fosse vivo nel 2016».
CRISTO L’OMOFOBO. Il Foglio elenca un po’ di casi recenti su cui si è dibattuto in Inghilterra e che sono stati portati da Ash ad esempio. L’annullamento di un dibattito sull’aborto a Oxford; la richiesta di annullamento di una conferenza di Germaine Greer, femminista anti-trans (tempi.it ve ne aveva parlato qui); la richiesta di rimozione della statua del filantropo Cecil Rhodes per le sue «opinioni politiche razziste».
La conclusione del quotidiano fa simpaticamente riflettere: «Se oggi il falegname di Nazareth si presentasse in una di quelle università di laiconi illuminati, per parlare magari delle nozze di Cana o della sua visione dell’adulterio, verrebbe cacciato a pedate, boicottato con picchetti e petizioni, subissato di “trigger warning” che chiedono l’immediata decontaminazione del “safe space” universitario da quel reprobo “omofobo” senza moglie né figli».