Articolo tratto da Italia Oggi – Cara Signora Mogherini, (…) Il suo (nostro) problema è l’Ucraina, ma sullo sfondo c’è, ben più importante, il Califfato del Levante. La prima cosa di cui deve rendersi conto è che il popolo degli Stati Uniti ha deciso che non intende sacrificare i suoi figli per combattere guerre al di fuori dei propri confini (al massimo dare un «appoggio aereo a consumo»). È una dottrina non ancora dichiarata ma alla quale, giustamente, Obama si attiene, anche se gli europei (al solito vili) cercano di tirarlo per la giacchetta. Lo stesso vale per gli europei che, avendo ormai acquisito lo status cinquantennale di eunuchi, hanno perso qualsiasi capacità di agire militarmente. Rimane loro ancora la modalità del «reagire», ma, appena si esce dal velleitarismo delle belle parole, si sgonfiano subito. Siamo alle solite, obiettivi alti, nobili, ragionamenti ineccepibili, digitare Putin uguale Hitler, ma quando si arriva alla fase dell’execution (il «che fare?» di Lenin), che significa decidere se si è disposti o non disposti a «morire per Kiev», le nostre leadership si mostrano per quello che sono, foglie secche.
Lei ora conoscerà a fondo tutti questi leader europei dal vivo, ne diffidi, il peggio sono i nordeuropei. Cameron, si atteggia a Churchill ma non è neppure Chamberlain, è quello sciagurato che (con Sarkò, Carlà, BHL) ha voluto cavalcare le primavere arabe, giocare alla guerra contro Gheddafi, innescando un incendio, ora impossibile da spegnere. È lo stesso che in patria ha giocato al multiculturalismo, e ora si accorge che nei ruoli chiave del Califfato ci sono migliaia di giovani inglesi, tutti multiculturizzati a regola d’arte, e presto si accorgerà che Londra è una città non difendibile, se costoro l’attaccano.
Queste ridicole leadership hanno cavalcato la rivolta di Piazza Maidan, hanno esultato al colpo di stato che ha deposto un presidente (ricordiamolo, democraticamente eletto), e pensavano, gli idioti, che Putin accettasse il fatto compiuto. Si sono dimenticati di Kennedy, della Baia dei porci, dei missili, della ritirata dei russi che hanno in quel caso riconosciuto, a un pari grado, il diritto di avere «vicini non minaccianti». Cinquant’anni dopo, il caso si ripresenta, però a ruoli invertiti. La soluzione è la stessa: un «cuscinetto» (Putin la chiama Novorossia, alla quale, da buon conservatore, assegna il tricolore dei Romanov e l’aquila imperiale come stemma) che protegga la Russia e i russofoni ucraini.
Lei è giovane, intelligente, sa che con le sanzioni economiche non si va lontano, sa che ormai siamo un popolo di vecchi freddolosi e di giovani energia-dipendenti, per cui appena si dovessero chiudere i rubinetti del gas russo marceremmo tutti compatti, urlando «gas, gas», verso Palazzo Chigi. Spero che i suoi esaltati colleghi nordeuropei non le propongano di accogliere l’Ucraina nella Nato. Si opponga con tutte le sue forze, perché questi cioccolatai ucraini al potere chiederebbero subito l’applicazione dell’art. 5. Lo sintetizzo: «Tutti i paesi membri accorrono in difesa del paese sotto attacco militare», ergo una guerra devastante nel cuore dell’Europa, a prescindere dalle testate nucleari. Lei si accorgerà presto che, sotto lo smoking europeo, gli inetti spesso sono anche vigliacchi.
Cara signora Mogherini, mi permetta un suggerimento da uno incapace di indossare la feluca, ma attrezzato per il basco: trovi un accordo con Putin, in modo da farne un alleato contro i veri nemici dell’Occidente, i tagliagole multiculturizzati.