La Lombardia vuole rivoluzionare il mondo della scuola. Da settembre negli istituti lombardi si potranno reclutare i docenti con bandi locali e chiamare direttamente i presidi. Il governatore Roberto Formigoni ha incassato l’apertura di credito del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e subito sono partite le polemiche, da parte dei sindacati e del Pd. Di seguito pubblichiamo il video in cui Formigoni dà conto dell’iniziativa e l’editoriale che appare sul numero 07/2012 di Tempi, in edicola questa settimana.
Rimpasto di giunta, candidatura di Corrado Passera, “piano crescita”. Delle tre mosse con cui Roberto Formigoni si è lasciato alle spalle (per adesso) l’offensiva mediatico-giudiziaria, la terza è certamente quella più degna di nota. Serve a ricordare, se ce ne fosse bisogno, che il governo Monti può ricevere tutti gli applausi che vuole a Bruxelles, Berlino e anche a Wall Street. Ma se il problema è la crescita, cioè la ripresa di produttività del sistema Italia, niente è più necessario ai tecnici che stanno a Roma della politica che ha fatto della Lombardia l’unica regione italiana dagli standard nordeuropei.
Si chiama “Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione”, la legge licenziata la settimana scorsa dalla giunta formigoniana ed è un pacchetto di norme a costo zero che introducono radicali innovazioni a tutti i livelli: dalla formazione al mercato del lavoro, dal sistema di istruzione alla formazione professionale, dal governo del territorio alle infrastrutture, dall’edilizia alla cultura, dall’energia all’ambiente.
Ma dei 65 articoli di cui è composta la legge, ve n’è uno di assoluto rilievo. È l’articolo 8 e riguarda la scuola. Oggi il reclutamento degli insegnanti, i percorsi di carriera, sono governati da meccanismi che mescolano precarietà e inamovibilità, senza un legame con le esigenze educative, con meriti e capacità. Con la nuova legge, almeno in Lombardia, l’autonomia scolastica diventerà finalmente realtà affermandosi il principio della libertà di reclutamento. Le scuole statali potranno infatti reclutare il personale docente con un concorso di istituto i cui criteri saranno stabiliti dalla giunta regionale d’intesa con il governo. Ciò nell’ottica di liberare un sistema ingessato e favorire lo sviluppo di progetti didattici diversificati e coerenti anche rispetto alle richieste del mercato del lavoro.