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Xylella. Se la Procura dà retta agli ambientalisti anziché agli scienziati

Sequestrato il materiale dei docenti e ricercatori dell'Università e del Cnr. Perché? Divertita invettiva contro dietrologi, guaritori e presunti esperti

G.P. Martelli
08/05/2015 - 14:47
Interni
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Giovedì 7 maggio il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso dei vivaisti salentini, ha sospeso il piano di interventi contro l’epidemia di Xylella scoperta in Puglia, piano che fino a ieri imponeva agli stessi vivaisti di abbattere non solo gli ulivi colpiti e disseccati dal batterio, ma anche le piante cresciute accanto a questi ultimi. Una decisione, quella del tribunale amministrativo, che segue il solco tracciato dal nuovo testo dell’Unione Europea (datato 28 aprile), che ha introdotto per questi casi «misure differenti, sia sul piano degli accertamenti tecnici, che sulle misure da adottare».

Pubblichiamo un articolo sulla vicenda Xylella tratto da georgofili.info.

Il 4 maggio, su disposizione della Procura di Lecce, sono stati portati via o accecati per sequestro degli hard-disk una dozzina di computer appartenenti a docenti e ricercatori dell’Università e del CNR che indagavano sulla Xylella, intralciando gli intensi lavori di ricerca, ritardandone i risultati, contrastando le speranze riposte nella scienza e provocando danni ulteriori agli agricoltori. Chi se ne assume la responsabilità?

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“Un popolo di poeti, santi, navigatori… xylellologi, dietrologi e guaritori”. Questo è il Bel Paese. Oggi come non mai. Ecco solo alcuni degli esempi tratti da una casistica che si gonfia e monta come uno tsunami. Xylellologi. I negazionisti: la Xylella non esiste, è un’invenzione degli “scienziati”. Sorpresi? C’è chi ancora nega la Shoah, perché la Xylella dovrebbe esserne al riparo? I non negazionisti: la Xylella esiste ma è un “elemento endogeno, presente negli olivi, che non è né attivo né aggressivo a meno che una serie di funghi crei condizioni favorevoli per il suo sviluppo”. Quanto sopra da un esposto alla Commissione Europea di Peacelink, una associazione privata di volontariato dalle irrintracciabili competenze scientifiche, che si fregia del pomposo nome di “Organizzazione non governativa” (ONG). Su richiesta della UE, le affermazioni di Peacelink sono state valutate dall’EFSA (European Food Safety Agency) che le ha smentite. Ciononostante, sono state riprese dall’ISDE (International Society of Doctors for the Environment), altra ONG, questa volta di medici ambientalisti (ma non dovrebbero più che altro rivolgere le loro amorevoli attenzioni agli umani?), che pare non abbiano ben appreso l’arte di documentarsi.

Dietrologi:
(i) la Xylella, introdotta in Puglia nel 2010 dall’Istituto Agronomico Mediterraneo di Valenzano (Bari) (per un corso di aggiornamento con tutti i permessi e le precauzioni), è sfuggita dai suoi laboratori ed è approdata vicino Gallipoli, oltre 200 km a Sud di Bari. Essa è pertanto capace di balzi prodigiosi ed è anche trasformista, perché, nel tragitto Bari-Gallipoli, ha avuto modo di mutare da X. fastidiosa subsp. fastidiosa (quella introdotta) in X. fastidiosa subsp. pauca (quella comparsa nel Salento). Miracolo o macchinazione diabolica? Quale eccellente occasione per far dirimere la questione da quello che fu il Sant’Uffizio. D’altra parte, sono già stati scomodati i tribunali penali e quelli amministrativi, perché si dovrebbe far torto a quelli ecclesiastici?

(ii) i ricercatori dell’Università e del CNR di Bari sapevano della fuga del batterio ma hanno taciuto per gloriarsi della sua scoperta quando il problema (moria degli olivi del Leccese) era esploso. Tutto ciò denunciato alla Procura di Lecce che, naturalmente, indaga. E come, e quanto. Su quale base? L’articolo 500 del Codice Penale, che così si intitola “Diffusione di una malattia delle piante o degli animali”. Si dà pertanto il singolare caso che coloro che hanno scoperto la natura della malattia, ne hanno studiato a fondo il patogeno nei suoi vari aspetti (con rapidità internazionalmente riconosciuta) e stiano da mesi lottando per combatterla siano messi sotto “osservazione” (è un eufemismo) quali presunti colpevoli della sua diffusione e dei danni che ne derivano. È questo definibile “un monumento alla inconguenza”?

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Dietrologi complottisti (altra “scuola di pensiero”): M… una multinazionale notissima e capace di ogni nefandezza, ha prodotto un mutante aggressivo di Xylella, lo ha fatto giungere in Italia per distruggerne l’olivicoltura e sostituirla con olivi GM (geneticamente modificati), già pronti per l’immissione sul mercato (“vive la fantaisie”).
Guaritori: basta una operazione di maquillage (una sforbiciata al secco qui, una sforbiciata al secco là), una spruzzata di una pozione qua (dal ricettario di Panoramix? Ma le sue acque erano “informatizzate”?), un’altra là e, olé, la pianta rifiorisce. Se non basta: letamate, letamate, il problema sparirà. Illusi: sono quelli che in Terra di Bari, rassicurati dall’uso scrupoloso delle “buone pratiche agricole” di cui, a dir loro, sono maestri, sono convinti di essere al sicuro dal contagio di cui i meno “efficienti” colleghi salentini sono vittime. Ci si sarebbe atteso che questi produttori invocassero a gran voce, ed a loro protezione, l’applicazione immediata del piano del Commissario governativo, di cui sotto. Invece tacciono.

 Insomma, il caravanserraglio si è messo in moto, con la sua corte di cantastorie, giullari, saltimbanchi, fattucchiere e scribacchini. L’Italia dei vociferanti s’è desta. Avrà indossato l’elmo di Scipio? Non si sa, ma, dal clangore, si direbbe che di Scipio abbia imbracciato lo scudo e il gladio. Ed in questo bailamme la Xylella cosa fa? Ringrazia!

Eppure la monumentale documentazione scientifica accumulata nelle Americhe in ben oltre un secolo di studi (la scoperta della “Malattia di Pierce” della vite, la prima affezione causata da Xylella fastidiosa risale al 1892) dimostra “al di là di ogni ragionevole dubbio” che:
(i) la Xylella è un batterio con spiccate attitudini al “planticidio”;
(ii) ha una gamma di oltre 130 ospiti delle più disparate specie (oltre all’olivo in Puglia ne sono stati identificati una decina). Ciò la rende ineradicabile quando penetra in un territorio dalle condizioni climatiche favorevoli al suo insediamento. In altre parole, la Xyella è come i diamanti: “per sempre”;
(iii) viene trasferita da una pianta all’altra unicamente da insetti vettori (in Puglia, con prova provata, da Philaenus spumarius, una cicalina nota come “sputacchina”);
(iv) a tutt’oggi non si conoscono sistemi efficaci di cura (risanamento) delle piante colpite;
(v) la lotta ai vettori è fondamentale per il contenimento della diffusione del batterio (e della malattia).

Sulla scorta di queste acquisizioni scientifiche, largamente confermate dalle ricerche in corso a Bari (Università e CNR, in particolare), è stato redatto dal Commissario governativo straordinario un piano per porre un freno all’espansione della malattia, per la cui applicazione, fortemente contrastata dagli ambientalisti (per lo più sedicenti), sarebbe non inopportuno l’intervento dissuasivo delle forze dell’ordine. Bloccata l’espansione, come si spera, ci si potrà dedicare alla ricerca di soluzioni, anche curative, nella zona del Leccese ora identificata dalla UE come area di contenimento. Sempre che si possa operare in pace. Difficile sperarlo.

Foto Ansa

Tags: CnrefsaleccepeacelinkpugliaXylella
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