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«Ma che storia è questa?». La domanda che Weng Yirui pose al suo insegnante di musica sacra nel 2018, interrompendo improvvisamente l’esecuzione al pianoforte del Gloria di Antonio Vivaldi, non è esattamente il genere di interrogativi che si sentono di solito al Conservatorio di Milano. Gli studenti tralasciano spesso il testo e si concentrano sulla partitura o la tecnica. Ma Yirui non sapeva che cosa fosse una Messa, né tanto meno un «agnello di Dio» e più il professore, interdetto, cercava di riassumerle in poche parole la storia più famosa del mondo, ormai data per scontata e quasi dimenticata in Occidente, quella di Gesù, e più quella ragazza cinese incalzava con altre domande.
«Come può Dio morire?», chiedeva sconvolta senza fare caso all’imbarazzo del suo interlocutore. «E perché dovremmo celebrare la sua morte?». Yirui si era trasferita in Italia, nella patria dell’opera lirica, dalla lontana Hangzhou, oltre 9 mila chilometri più a est, in Cina, per amore della musica. E no...
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