
V’uoi védere ch’e S’aviàno vìnce il N’obel per l’a L’etteratura?
In Inghilterra, dopo il “soccer” il secondo sport della bandiera sono le scommesse. All’ombra di Buckingham Palace, la compagnia Ladbrokes ha deciso di ampliare il proprio bacino di risonanza. Perché limitarsi ai soli sportivi da poltrona, i “couch potatoes” a “fish and chips”: anche gli intellettuali possono essere un ottimo bacino di entrate. Ed ecco che, da qualche anno a questa parte, si scommette su chi vincerà il premio Nobel per la Letteratura. Quelli di Ladbrokes di solito c’azzeccano: l’anno scorso avevano puntato forte su Thomas Traanstromer ed è stata una mossa vincente. Quest’anno, nella top seven degli aspiranti iridati svetta pure Dacia Maraini, accompagnata da grossi calibri come Amos Oz, Cormac McCarthy e Philiph Roth. La loro vittoria è data: 16 a 1.
SUSHI & CHIPS. Su Haruki Murakami, conosciuto per il best-seller 1Q84, grava il peso del pronostico. 7 a 1 la vittoria del nipponico, cui segue il cinese Mo Yan e l’olandese Cees Nooteboom. Haruki Murakami si è fatto conoscere, almeno in Italia, all’inizio dello scorso novembre, quando Einaudi incensò il giapponese come la scommessa (vinta) di una nuova letteratura. Ma basta dare una scorta alle percentuali che seguono i diversi autori per scoprire l’altra faccia della medaglia, quella arrugginita. E le ipotesi sono due: o è diventata impossibile la valutazione del talento eminentemente letterario, oppure concorrono altri meriti (come un certo indirizzo politico, ad esempio).
IL VATE DELL’APOSTROFO. Dacia Maraini non è l’unica candidata del Belpaese a poter aspirare ai fasti scandinavi. La segue, a poche misure di distanza, l’inossidabile Umberto Eco, dato 25 a 1. Secondo Ladbrokes è più difficile che possa vincere Andrea Camilleri, dato 33 a 1, come i cugini Ian McEwan e Yves Bonnefoy, rispettivamente inglese e francese. Bob Dylan, che ha rispolverato l’antica poetica del cantastorie alla Omero, è dato 20 a 1, esattamente come il più dotto – meno famoso, e forse per questo più apprezzabile – australiano Les Murray, conosciuto in Italia grazie alla mediazione di Adelphi. Conclude la lista, con una possibilità di 500 a 1 di vittoria, E. L. James, la “scrittrice” di Cinquanta sfumature di grigio. Può essere più sorridente, invece, un altro pupillo di casa nostra, dato 100 a 1: Roberto Saviano, il famoso scrittore di Gomorra celebre per aver rinnovato l’uso dell’apostrofo e dell’accento nella lingua italiana.
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4 commenti
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Se hanno avuto il coraggio di darlo persino all’ex repubblichino Dario Fo lo possono dare a chiunque, persino a quel pallone gonfiato di Saviano.
Il Nobel – come la maggioranza dei premi letterari e non – ormai non vale più niente: viene dato solo per motivi ideologici.
Basta essere cristianofobi e te ne porti a casa tanti da riempire la parete dello studio…
I più bravi scrittori italiani sono quelli che non vincono niente!
Dovete sapere che Saviano non è l’unico a concedersi queste “licenze”.
La Cei – nel nel documento “8 per mille. Destinazione e impieghi. 1990 – 2011” scrive di “leaders religiosi” quando anche l’Accademia della Crusca afferma che le parole inglesi entrate nell’uso corrente della lingua italiana (come “leader”) restano invariate al plurale.
Addirittura il Pontificio Consiglio per la Famiglia – nel documento «Famiglia, matrimonio e “unioni di fatto”» – usa moltissime volte l’apostrofo per accentare la “E” maiuscola. Ad esempio nel documento si legge “E’ chiara la tendenza a equiparare….“.
Da cattolici credo che sappiate bene il passo del Vangelo: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.