Il coronavirus e la quarantena con caratteristiche cinesi

La Cina le sta tentando per bloccare l’epidemia di coronavirus. Ha messo in quarantena intere città, ha istituito l’obbligo di portare le mascherine sui mezzi pubblici. Ma ha anche iniziato ad adottare metodi ben poco ortodossi. Soprattutto, sono prese di mira dai governi locali tutte quelle persone che, prima della quarantena, sono uscite da Wuhan e sono rientrate nelle città di origine.

Uno dei casi più clamorosi, come pubblicato su Tencent, riguarda la città di Lianshui, nella provincia di Jiangsu. Come si può vedere dal video, le autorità locali hanno blindato la casa dall’esterno con delle sbarre di metallo, impedendo alla famiglia composta dai genitori e tre figli di uscire.

Nonostante la famiglia avesse appeso sul portone il cartello «Qui nessuno è infettato», le autorità hanno murato cinque persone in casa, affiggendo di fianco alla porta un altro cartello con scritto: «In questa casa vive una persona rientrata da Wuhan. È vietato toccare».

La famiglia sarebbe morta di fame se alcuni vicini volenterosi, presi a compassione, non avessero cominciato a calare del cibo sul balcone con una fune. Il proprietario, contattato da Beijing News, ha dichiarato: «Come possono farci questo? Qui non esistono diritti umani».

In alcune città dell’Hebei invece, come riportato dal New York Times, le autorità locali hanno offerto a tutti i cittadini una ricompensa di 1.000 yuan, circa 130 euro, a chi denuncia la presenza di una persona rientrata da Wuhan.

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