
Video/ Wojtyla, il papa che ha messo l’uomo al centro del pensiero della Chiesa
«Uno dei nostri. Un uomo, innanzitutto. Un capopolo, un rappresentante del popolo perché totalmente uomo del popolo. Quando l’hanno eletto ero a casa e sono saltato sulla sedia». Così il direttore di Tempi Luigi Amicone parla dell’elezione al soglio pontificio di Karol Wojtyla durante la trasmissione, dedicata a Giovanni Paolo II, “Icone – Corpi che parlano”, condotta da Marco Ferrante e andata in onda il 2 novembre su Rai 5.
Il modo in cui si è appoggiato con le mani al balcone, proteso verso la folla, il giorno del suo primo discorso a piazza San Pietro, la scelta dei vestiti più semplici, le sue immagini in abiti sportivi, da sciatore o da scalatore, l’uso della papamobile: tutto in Wojtyla vuole comunicare vicinanza e contatto con i fedeli. Dice Ferrante: «Il corpo del Papa, con Wojtyla, diventa quello di un uomo in carne e ossa che cammina, va in canoa, scia, che non passa sopra la folla sulla sua sedia gestatoria ma che le cammina attraverso. Un corpo che ha conosciuto la fatica del lavoro fisico, il dolore del piombo su di sé, che non si nasconde nella malattia, un corpo dato in pasto, offerto alle centinaia di migliaia di persone che incontra».
Giovanni Paolo II era prestante, addirittura «il primo papa sexy», come ricorda Bruno Vespa, un uomo che parla ad altri uomini: «Ognuno – spiega durante la puntata di Icone il giornalista Jas Gawronsky, l’unico a intervistare in modo libero Wojtyla – aveva l’impressione che il Papa parlasse a lui, ha messo l’uomo al centro dell’attività e del pensiero della Chiesa. Questo rendeva il suo messaggio più comprensibile e personale, ognuno lo sentiva il proprio interlocutore diretto, anche in una piazza di un milione di persone».
Nell’analisi condotta da Ferrante, Wojtyla emerge come comunicatore naturale, spontaneo, come il papa che ha dato la spallata finale al comunismo, che si è battuto contro il capitalismo sfrenato e a favore dei poveri, pur non essendo un pauperista. Il primo papa a intervenire in diretta telefonica in una trasmissione televisiva, il primo a scrivere un articolo per un quotidiano, il primo a rilasciare un’intervista libera con botta e risposta, il primo a chiedere scusa agli ebrei, a visitare la sinagoga di Roma.
Ma Giovanni Paolo II non ha neanche avuto paura di farsi vedere debole: dalla convalescenza dopo l’attentato al modo in cui ha affrontato la grave malattia che lo ha colpito. «Tra il Papa e Cristo la distanza si è accorciata» spiega Amicone. «La sacralizzazione del suo corpo dentro la sofferenza è stato come l’ultimo messaggio che ci ha lasciato: la sofferenza fa parte di un Mistero». Con 25 anni di pontificato, Karol Wojtyla è il Papa del Novecento.
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