
Via abuso d’ufficio e traffico d’influenze

Vaccini, lavoro, scuola e giustizia civile. Sono queste, secondo i quotidiani, le priorità su cui concentrerà la sua azione il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. A proposito della giustizia, dice oggi sul Messaggero, Carlo Nordio, ex magistrato e acuto osservatore delle dinamiche sociali e politiche, già qualcosa si potrebbe fare.
Il governo Conte 2 è caduto sulla relazione di Bonafede, nota Nordio, e, anche se le due emergenze principali sono salute e economia, «su entrambe la giustizia ha qualcosa da dire».
«Per la ripresa economica occorrono subito tre interventi. Il primo riguarda la giustizia civile. I ritardi nella definizione delle cause ci costano circa due punti di Pil, perché nessuno investe volentieri in un Paese in cui non v’è certezza di una definizione rapida dell’esecuzione dei contratti e dell’adempimento delle obbligazioni. Questa lentezza dipende a sua volta da due fattori: la complessità delle procedure e la carenza di personale. Le prime possono esser corrette copiando il sistema tedesco, duttile ed efficace. […]. Le seconde non richiedono disponibilità finanziare stratosferiche, e quelle offerteci dall’Europa sarebbero più che sufficienti. È necessario colmare i vuoti del personale amministrativo, con concorsi veloci e soprattutto regionali, per evitare la diaspora dei ricongiungimenti familiari».
Nordio poi ribadisce che per quel che riguarda la giustizia penale restano irrisolti i nodi di un nuovo codice «garantista e liberale, che ponga fine all’ignominia delle intercettazioni, degli abusi della carcerazione preventiva e di altre allarmanti anomalie». Così come irrisolto è il problema del Csm e dei suoi rapporti con l’Anm. E tuttavia, scrive ancora Nordio, poiché questi sono temi che necessitano «di lunga elaborazione», ora è il momento di interventi rapidi e subito efficaci.
Ad esempio partendo dall’abuso di ufficio e il traffico di influenze:
«Questi vanno eliminati dal codice. Creano processi eterni e senza esito, e la loro soppressione non comporterebbe un vuoto di tutela. In compenso ridarebbero un po’ di serenità a chi ogni giorno rischia, se non proprio la galera, il calvario di un’indagine lunga, logorante e costosa. Anche la legge Severino andrebbe abolita, perché costituisce un vulnus alla presunzione di innocenza stabilita dalla Costituzione. Contemporaneamente va rivisto e semplificato il codice degli appalti, rivelatosi complesso, contraddittorio e incomprensibile».
C’è un’altra azione che può e deve essere fatta, secondo Nordio:
«Infine i Tar. Tutti i provvedimenti amministrativi, dai Dpcm sulla pandemia alla bocciatura di un alunno possono essere, come si sa, impugnati davanti ai Tribunali Regionali. Questo provoca un intasamento di cause, ma soprattutto una paralisi di ogni attività, anche di quelle più urgenti. Tali ricorsi sono previsti dall’art 113 della Costituzione, ma con una maggioranza di due terzi, in doppia lettura, la disposizione potrebbe esser cambiata in tre mesi, stabilendo una riserva di legge per gli atti tassativamente impugnabili. Il ricorso al Tar quindi non sarebbe più la regola, ma l’eccezione. Infine, per la salute, sarebbe bene predisporre maggiori tutele a favore di medici e sanitari, sempre più spesso aggrediti da denunce penali e citazioni civili, infondate e pretestuose, volte a ottenere risarcimenti pecuniari. L’ultima legge Gelli non basta più. Occorre proteggere la serenità di chi vigila sulla nostra salute come si fa con i magistrati, ponendo dei filtri alle azioni giudiziarie nei loro confronti, e magari assistendoli con un’assicurazione a carico dello Stato».
Foto Ansa
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