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Verona, Arsenale ai privati. Tosi smonta Settis: «La sua opposizione filosofica non lo autorizza a parlare di trucco o svendita»

La lettera del sindaco ai cittadini e a Napolitano: «Project financing necessario: servono 50 milioni per ristrutturare. Ma è una concessione, non una cessione»

Redazione
24/01/2014 - 3:00
Interni
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«Il prof. Salvatore Settis ha pontificato “ex cathedra” senza però studiare a sufficienza, dimostrando, da buon archeologo, che la sua conoscenza delle procedure amministrative risale a un tempo passato e che la sua confusione in materia gli fa scambiare una “concessione” per una “cessione”». Inizia così la lettera che il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ha inviato ai veronesi e al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per difendersi dalle accuse di voler svendere ai privati uno dei tanti gioielli architettonici della città, l’Arsenale.

LE ACCUSE DI SETTIS. Mercoledì scorso, dalla prima pagina del Corriere della Sera, l’ex rettore della Normale di Pisa (foto in basso a destra) si è scagliato contro il piano di ristrutturazione dell’edificio asburgico e contro il piano di valorizzazione caldeggiato dal sindaco Tosi, perché vede il coinvolgimento dei privati. Stando all’archeologo, il progetto dell’amministrazione leghista sarebbe una svendita che regalerebbe «favolosi profitti» ai privati. Ciò avrebbe spinto Settis a denunciare il fatto sul giornale di via Solferino. «Secondo la dottrina Tosi – ha scritto l’archeologo – la storia è un optional e “bene comune” significa alienare le proprietà pubbliche (quattro palazzi venduti, undici in vendita), vuol dire mettere il tetto sull’Arena per farci spettacoli anche d’inverno, vuol dire concepire la città come un luna-park».

ARSENALE IN CONDIZIONI CRITICHE. «Quello che il professore, nella sua dotta ignoranza, non sa – risponde Tosi nella sua lettera ai cittadini e al capo dello Stato – è che l’Arsenale asburgico di Verona oggi è utilizzabile senza limitazioni solo per il 21 per cento della struttura coperta, che il 47 per cento è inagibile, che il resto è utilizzabile solo con limitazioni e prescrizioni legate allo stato dello stabile o addirittura pericolante; se l’Amministrazione comunale avesse 50 milioni di euro a bilancio non saremmo qui a parlarne ma i lavori di riqualificazione sarebbero già in corso». Infatti, spiega Tosi, «per una riqualificazione di alta qualità dell’Arsenale, il costo stimato si aggira sui 50 milioni di euro e oggi il Comune di Verona può disporre, a tale scopo, solo di 12 milioni (da cui bisogna togliere l’Iva e 1 milione di una nuova imposta statale: in realtà quindi 9 milioni)». Ma «investire tale somma solo per tamponare le parti che si stanno sgretolando, sarebbe sicuramente un pessimo investimento per i soldi pubblici, che ci porterebbe fra qualche decennio ad aver sprecato 12 milioni di euro senza risolvere nulla».

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PRIVATI FINANZIANO RISTRUTTURAZIONI. Non è vero che la giunta leghista vuole privatizzare l’Arsenale, spiega Tosi. «L’Amministrazione comunale sta cercando di intervenire al fine di ristrutturare e riqualificare l’intera struttura, senza cedere ad alcun privato – contrariamente a quanto afferma Settis – la proprietà di neanche un metro quadrato». Il progetto in collaborazione con privati, prosegue il sindaco di Verona, permetterà di «riqualificare e ristrutturare l’intero edificio» e «di farlo diventare un volano culturale, sociale, turistico, economico per l’intera città». «La metà dell’intero manufatto – aggiunge Tosi – sarà inoltre ad uso completamente pubblico, con tutte le aree verdi a disposizione dei cittadini e dei turisti, permettendo la realizzazione all’interno della rimanente parte della struttura di attività funzionali all’intero manufatto».

COME LA SINISTRA. «L’intera proprietà rimarrà del Comune di Verona», garantisce Tosi. «Non c’è un metro quadrato di nuda proprietà che venga ceduto a chicchessia». E comunque, ricorda il sindaco leghista, «anche se fosse gestito completamente dal Comune, sarebbe necessario inserire strutture o servizi necessari alla fruizione di alto livello e qualità prevista per l’Arsenale». Inoltre, sottolinea Tosi,«anche la Giunta di centrosinistra che aveva commissionato il progetto Chipperfield – da Settis decantato – ha provato, senza successo, nel 2006, a realizzare un project financing con investitori privati per la Corte centrale della struttura: project che prevedeva attività commerciali (ristoranti, bar ecc.) come quello che stiamo portando avanti noi».

verona-arsenalePATTO DI STABILITÀ. «Quello che Settis non sa è che il progetto dell’arch. Chipperfield (costato 1 milione di euro) ed i relativi costi di realizzazione (circa 100 milioni di euro) appartengono a un periodo in cui i Comuni non erano obbligati a rispettare i patti di stabilità e in cui non si immaginava la profonda crisi economica arrivata nel 2008», continua Tosi. L’archeologo, scrive il sindaco di Verona, «non sa inoltre che recuperare circa 40 milioni di euro solo con bandi – fondi europei o sponsorizzazioni varie è in questa fase sostanzialmente impossibile, anche se il Comune di Verona tiene sempre in considerazione questa possibilità per altri progetti di minor costo. La preoccupazione del Comune, mentre le anime belle discettano di ipotesi campate in aria, è quella di non far sgretolare, con il passare del tempo, l’intera struttura dell’Arsenale».

NESSUN CENTRO COMMERCIALE. Settis, spiega Tosi, ha scritto un articolo pieno di panzane: «Dalla proposta di project presentata il 15 marzo 2012, oggetto del suo articolo, sono passati quasi due anni di tavoli tecnici e di contrattazione che hanno trasformato l’iniziale proposta fatta dal Proponente nell’attuale versione (per inciso la n° 3) presentata nel luglio 2013 della quale si sta ancora discutendo». L’amministrazione «ha già incontrato il comitato spontaneo di cittadini impegnati a monitorare la situazione e che vuole valorizzare, come il Comune, l’Arsenale e con il quale ci sarà sempre una fattiva collaborazione». Inoltre non è vero, come scrive Settis, che si voglia costruire un centro commerciale. «Nemmeno il soggetto Promotore del project financing vuole un altro centro commerciale e il Comune si è comunque adoperato, ponendo i necessari limiti, affinché ciò non possa avvenire», chiarisce il sindaco di Verona.

NESSUN ATTO “SECRETATO”. In merito alle accuse di mancata trasparenza nella pianificazione del progetto, Tosi spiega all’archeologo «che è assolutamente falso che siano stati secretati gli atti della conferenza dei servizi, salvo (come per legge) il Piano Economico Finanziario perché la sua divulgazione potrebbe inficiare la gara». Il project financing, ricorda il sindaco di Verona, «è un istituto utilizzato in tutta Europa: esserne filosoficamente contrari come Settis non lo autorizza a definirlo un trucco o una svendita, anche se appare chiara una sua visione antiquata dello Stato e della Pubblica Amministrazione, incapace di confrontarsi laicamente e in modo rigoroso con il privato». «Quanto a Verona – conclude il primo cittadino – non è un “Luna Park targato Tosi”: Verona era, è e resterà una città ricca di storia, d’arte e monumenti, com’era prima di Tosi e come lo sarà dopo. Con buona pace dei suoi detrattori come Salvatore Settis».

Tags: arsenalebeni culturaliCorriere della SeraFlavio TosiGiorgio Napolitanopatto di stabilitàprivatizzazionesalvatore settisverona
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