
Vendola vuole scacciare il fantasma del Monti bis. Ma è un fantasma che rimarrà fino al voto
Nichi Vendola ha sciolto la riserva sulla sua corsa alle primarie del centrosinistra. «Accetto la sfida per vincerla», ha scritto il leader di Sel per formalizzare la sua discesa in campo, che si aggiunge a quella di Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, di Matteo Renzi, sindaco di Firenze, di altri esponenti democratici (Laura Puppato e Sandro Gozi) e di Bruno Tabacci (Api). Sei contendenti come per le primarie del 2005, quando Romano Prodi diventò premier dell’Unione.
Perché Vendola ha temporeggiato, e perché ha scelto di dare l’annuncio solo ora?
Per candidarsi prima che il Pd possa decidere le regole, cosa che avverrà il prossimo 6 ottobre. Più tempo faceva passare e più le primarie sarebbero diventate, più che di coalizione, di partito. E si sarebbe trovato nelle condizioni di dover appoggiare ora l’uno ora l’altro. Oppure sarebbe stato costretto a farsi assorbire da Antonio Di Pietro e da tutto quel gruppo di neocomunisti da cui Vendola si è ormai distaccato.
Cosa implica la sua partecipazione alle primarie? Dà per scontata l’alleanza col Pd, anche a livello programmatico?
Ha inserito il suo partito accanto al Pd, dandogli uno sbocco probabilmente di governo. Molto dipenderà dalle regole, ma il fatto che si presenti alla competizione comporta l’accettare il fatto che il vincitori detti l’agenda della coalizione. Considero molto improbabile la sua vittoria, ma qualora capitasse avremmo una coalizione molto più spostata a sinistra, che ribalterebbe la cosiddetta agenda Monti. Una situazione del tutto nuova.
Non è un modo di danneggiare Bersani favorendo un flusso di voti in direzione di Matteo Renzi, indebolendo così il Pd a vantaggio della sinistra?
Certamente Vendola preferisce Bersani, con cui ha più affinità. Io credo che possa aiutare Bersani, ma solo nel caso di primarie a doppio turno: potrebbe raccogliere voti al primo turno e riversarli sul segretario al secondo.
E se si dovesse optare per il turno unico?
Forse in quel caso rimarrebbero intatti i voti per Renzi, mentre qualcuno potrebbe preferire Vendola a Bersani. Ma la platea di voti sarà più ampia.
Il Pd rischia di spaccarsi?
Si tratta di un rischio permanente, ma il Pd, come tutti i malati molto gravi, ha una cronicità pazzesca. Probabile che non accada neanche questa volta. Anche se le differenze che intercorrono tra Bersani e Renzi sono più acute di quelle che ci furono tra Bersani e Franceschini.
Quanto pesa l’ala del Pd più vicina alla Fiom?
Abbastanza, è la corrente che guarda di più ai sindacati e a un modello social-democratico. Va detto che le primarie pugliesi, le prime che vinse, le vinse anche perché al suo fianco si schierò la Cgil.
Il leader di Sel afferma di voler scacciare «il fantasma del Monti bis».
Monti è un fantasma che si agiterà sulla scena politica fino a un minuto dopo il voto. Il voto vero, quello politico. Chi pensa di scacciarlo si illude: Monti sarà la croce e la delizia del sistema politico italiano dei prossimi anni.
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