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Ve la do io la vecchia guardia

Il film perfetto secondo i criteri introdotti dalla Academy degli Oscar per “includere le diversità” esiste già. Si intitola "The Old Guard". L’abbiamo inflitto al Correttore di bozze

Correttore di Bozze
14/10/2020 - 19:09
Magazine
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Uno screenshot dal film The Old Guard

Articolo tratto dal numero di ottobre 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

Come può il cinema aiutare a redimere un vecchio maschio bianco eterosessuale da tutti i suoi peccati (il peggiore dei quali essendo appunto l’essere un vecchio maschio bianco eterosessuale) senza per forza giungere a infliggergli la cura Ludovico? Quei galantuomini socialmente utili della Academy of Motion Picture Arts and Sciences, laddove per galantuomini si intende in pari misura anche galantdonne, hanno avuto un’idea più che mai opportuna. Come forse avrete già letto da qualche parte, l’associazione che ogni anno dispensa gli agognati Oscar ha deciso che, a partire dal 2024, per poter anche soltanto ambire a una candidatura al premio di miglior film, qualunque produzione dovrà rispettare speciali requisiti appositamente studiati per «meglio riflettere la diversità del pubblico».

Insomma, avete capito: il cast, la squadra creativa, il team tecnico e possibilmente pure il soggetto stesso del film dovranno essere rimpinzati di minoranze o «gruppi sottorappresentati» come afroamericani, ispanici, asiatici, nativi americani, «hawaiani» (ma perché poi proprio gli hawaiani? Aloha!) e inoltre i disabili, naturalmente le donne e gli immancabli Lgbtq+ ma senza offesa per tvtb e spqr.

Detto tra noi, sappiamo benissimo che trattasi di classica circonvenzione di allocco liberal per fare bella figura di fronte a critici e twittaroli affamati di inclusività. Hanno fatto degli studi e pare che qualunque film degli ultimi tre o quattrocento anni rientri serenamente nei nuovi parametri di diversità, purché la produzione sia in grado di dimostrare di avere assunto almeno un elettricista cingalese a cocoprò. Ciononostante, volendo dare ugualmente credito allo slancio antirazzista antisessista antifascista della Academy, abbiamo deciso di somministrare la rieducazione cinematografica inclusiva all’esemplare di maschio bianco eterosessuale più abietto e incallito che avevamo a disposizione, il Correttore di bozze.

Charlize Theron in una scena del film The Old Guard

Donne che menano come fabbri

Ecco. Il film inflitto al disgraziato si intitola The Old Guard, marchio Netflix, e narra di un manipolo di guerrieri immortali i quali essendo immortali fanno facilmente il culo a tutti quanti i cattivi che incontrano con l’unico inconveniente ogni tanto di morire ammazzati e tornare in vita più nerboruti che pria. Spiace spoilerare una trama tanto elaborata e originale, ma lo facciamo per la causa delle minoranze, se lo ha capito quel babbeo del Correttore di bozze lo capirete anche voi.

Ora, i creatori di The Old Guard devono essersi immaginati che fosse difficilissimo rispettare uno per uno i nuovi canoni antidiscriminazione di Hollywood, e così per non rischiare di dimenticare la solita minoranza dimenticata, che comunque se è dimenticata un motivo ci sarà, hanno optato per inserire nel film solo personaggi diversamente normali. Gli eroi della combriccola immortale, infatti, sono tutti donne o neri o omosessuali, quando non una combo di due o più delle diversità citate. Tranne un certo Sebastian che è solo un francese vecchio stampo, poveretto, gli piace la patata, e infatti a un certo punto si scoprirà che è inaffidabile e tradirà gli amici. Capito subito l’andazzo, sorprendentemente il Correttore di bozze ha accettato di buon grado di sorbirsi il promettente film, una volta sedato e incaprettato.

Il capo degli immortali è Charlize Theron, che espia la sua colpa di essere una grandissima sobillatrice di parti basse di correttori di bozze bianchi eterosessuali interpretando una femmina più maschia di Chuck Norris, una che se le dai la mano ti spezza il braccino. Il Correttore di bozze non è sicuro che ella sia anche lesbica, ma la sua amicizia ammicchevole con un’altra eroina del film, donna altrettanto cazzuta oltreché esponente della minoranza asiatica, lascia ben sperare lo spettatore moderno. Lungo la storia si aggiunge alla coppia una terza donna picchiatrice ma questa volta, te pareva, nera. Nero è anche uno dei due cattivi della storia, mentre l’altro è un maschio e bianco e presumibilmente eterosessuale come un correttore di bozze qualunque, anzi perfino peggio in quanto cinico capitalista industriale del farmaco.

Inutile precisare quale dei due cattivi alla fine diventerà buono e quale invece perirà tra atroci sofferenze. (A proposito di precisazioni inutili: il Correttore di bozze non ricorda di aver visto crepare nel film brutti ceffi che non fossero maschi bianchi).

Raramente il Correttore di bozze aveva visto film più banali, piatti e prevedibili di The Old Guard, tuttavia ora avrete compreso anche voi il motivo per cui in giro si trovano solo recensioni positive se non proprio sdilinquite: questa roba è talmente piena di gruppi sottorappresentati e minoranzume e quote rosa che se osi scrivere quel che pensi come minimo rischi l’incriminazione per hate speech.

Uno screenshot dal film The Old Guard

Baci degni di coppie etero

Un critico del Guardian, per esempio, ha accolto il film con un «finalmente» perché Niccolò e Yusuf, gli altri due guerrieri immortali della vicenda, sono entrambi biologicamente uomini e però a un certo momento «si lanciano in un bacio appassionato, il tipo di bacio che di solito nei film è riservato alle persone etero». Ma forse «finalmente» è ancora poco, aggiunge il Correttore di bozze, giacché i due non sono solo orgogliosamente gay, ma in passato furono anche rispettivamente un cristiano e un saraceno che ai tempi delle crociate mollarono guerra e religione preferendo di gran lunga trafiggersi a vicenda con la grande spada dell’amore, come si suol dire. Secoli dopo, eccoli limonare duro nel bel mezzo di una camionetta stracarica di nemici – tutti maschi bianchi bulli omofobi destinati a fare la brutta fine che meritano, ovvio – per giunta dandosi l’un l’altro dell’«inguaribile romantico». (E qui menzione d’onore allo sceneggiatore, evidentemente rappresentante della categoria sceneggiatori schiappe).

Davvero a questo film non manca nulla per soddisfare la brama di diversità dell’Accademia degli Oscar e dello spettatore rintronato da Netflix. O meglio, quasi nulla. Poiché tutti ne parlano come di una nuova saga, il Correttore di bozze si augura infatti che il prossimo The Old Guard includa anche una congrua quota di vera “vecchia guardia” del cinema ormai ingiustamente discriminata e sottorappresentata, come ad esempio le palle di lardo, i neri simpatici che muoiono per primi e i fottutissimi vietcong.

@Correttoredibox

Tags: charlize theroncorrettore di bozzehollywoodnetflixoscarPoliticamente Correttotempi ottobre 2020
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