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Vale più il mandingo di Zalone di tutte le prediche dei benpensanti

Mentre si appiccano roghi al Corriere dello Sport il perculantissimo singolo "Immigrato" del comico barese fa strage di visualizzazioni. E meno male

Caterina Giojelli
07/12/2019 - 3:00
Società
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Fermi tutti, un modo per fermare Salvini, la nazisteria e l’ultraviolenza, il contravveleno che salverà l’Italia dal razzismo c’è: si chiama Checco Zalone e se venisse tradotto all’estero verrebbe immediatamente deportato.

Nelle stesse ore in cui l’italiano medio collaborava alla stupefacente campagna globale di mostrificazione del Corriere dello Sport e della sua prima pagina titolata “Black Friday”, il perculantissimo singolo Immigrato del comico barese faceva strage di visualizzazioni e condivisioni.

QUEL “BLACK FRIDAY” CHE INDIGNA TUTTI

Riassunto per chi non vive su Twitter: sapevate che al Corriere dello Sport sono tutti razzisti? E che Roma e Milan hanno deciso di punirli interdendo loro i rispettivi centri sportivi di Trigoria e Milanello fino alla fine dell’anno? E che anche l’Inter è stata costretta a lanciare un messaggio forte contro il razzismo senza citare il giornale razzista per non dare ulteriore visibilità a quel covo di razzisti? E che perfino la stampa estera, tra gli altri il Daily Mail, il Guardian e la Bbc, è dovuta intervenire con un pezzo in home page per smantellare la cellula razzista nel paese delle “Sardines against Salvini”?

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GLI SCEMI CHE FANNO “BUU”

Sì perché il giorno prima del big match di venerdì il Corriere dello Sport ha deciso di uscire con una prima pagina dedicata al duello tra Romelu Lukaku, attaccante belga di origini congolesi dell’Inter, e Chris Smalling, difensore inglese di origini giamaicane della Roma. Il titolo? “Black Friday”. Bum! E fa niente che lo strillo in prima elogiasse i due campioni che «hanno imparato a stimarsi, hanno preso posizioni forti contro il razzismo». O che sulla stessa prima pagina partisse il pezzo a firma del nostro Roberto Perrone (sempre sia lodato!) che iniziava così:

«Alla faccia degli scemi che fanno “buu”, domani tutti dovremmo fare “oooh” (come i bambini). Si gioca un grande Black Friday, ma non sono saldi di fine stagione, semmai scampoli di uno scudetto da vivere tutta la stagione. Guardiamo Inter-Roma attraverso la sfida personale, considerati i rapporti ma anche i ruoli in campo, di due colossi di colore, di due dei campioni più importanti non solo dal punto di vista tecnico ma anche morale, esemplare, arrivati in estate».

LA PREDICA DI ROMA, MILAN, INTER

‘Ndo sta il razzismo? Non c’è. Ma che importa? La Bbc sa leggere l’italiano? Non lo sappiamo, ma Roma, Milan, Inter, Smalling e Lukaku? I due campioni morali hanno ovviamente inforcato la tastiera: «Avrei voluto passare la giornata concentrandomi sulla partita di domani, e devo confessare che quel che è avvenuto stamattina è stato sbagliato e altamente insensibile – lamenta il romanista -. Spero che i responsabili coinvolti nella redazione di questo titolo si prendano la responsabilità e capiscano il potere che hanno attraverso le parole, e l’impatto che queste parole possono avere». «Il titolo più stupido che io abbia mai visto nella mia carriera – digita l’interista – dovreste fare un lavoro migliore».

«SENZA PERMESSO NEL SOGGIORNO»

Tutto finito? Eh no, cari colpevolizzatori di professione. Mentre gli italiani fomentavano il loro olocaustino quotidiano in nome di una civiltà più coscienziosa, facendo cose molto liberali come invocare la censura e twittare buu al razzismo (del resto l’importante in Italia non è mai trovare il razzista ma partecipare), mentre dunque con serietà al limite del parossismo e in ossequio alla stampa inglese gli italiani cercavano di scavare la fossa al giornale di Ivan Zazzaroni, un nuovo verbo ha iniziato a diffondersi per il paese: quello musicato nella nuova ballata zaloniana che anticipa l’uscita dell’attesissimo film Tolo Tolo, al cinema dall’1 gennaio.

Un trailer? Macché, una esilarante infornata di luoghi comunissimi su di lui, il mandingo nullafacente, lo sciupamogli, il prosciugafatturato dell’onesto lavoratore, l’immigrato insomma: «Potevi andar dal mio vicino pakistano a quel rumeno in subaffitto al terzo piano. Ma hai scelto me. Il mio deretano. Dimmi perché. Perché, perché perché perché?», «Prima l’italiano!» sorride l’immigrato sotto lo «sguardo malandrino» della donna del comico che lo ha accolto «senza permesso nel soggiorno».

CHECCO CON LA RUSPA

Ora la stampa diffonde il videoclip dell’unico comico capace di sollevare con la ruspa tutti i cliché possibili e immaginabili inutilmente seppelliti dal politicamente corretto e uscirne indenne. «Immigrato. Chi ha lasciato il porto spalancato? Immigrato. Ma non ti avevano rimpatriato?». Perché a Checco Zalone si perdona tutto. Anche giocare con tutto quello per cui la stampa stessa, le ronde degli acchiappafascisti prima e ora il Guardian, la Bbc, Roma, Milan, Inter, Smalling e Lukaku invocano sdegno, pubblico ludibrio, un posto appeso ai ganci della macelleria social. Gli si perdona tutto – non tutti eh, l’immancabile associazione di volontariato Baobab che lavora con i migranti ha già definito il video «terribile», «banale spazzatura» – perché ai roghi Zalone preferisce i focolari, quelli della saggezza dello stereotipo. Dimostrandoci che ciò che fa ridere, e non irridere, diffonde il giudizio e mai il pregiudizio.

UNO STEREOTIPO CI SALVERÀ

Lo stereotipo, esattamente così com’è: il più avversato, prezioso e valido alfiere della democrazia e della libertà perché usando l’arma del ridicolo impedisce al conformismo di creare miti, direbbe Guareschi. Uno che, non ci stancheremo di ripeterlo, aveva già capito tutto rispondendo a un lettore su Oggi nel 1967: «Ritengo che l’Italia sia il paese più negato all’umorismo e sarebbe bene piantare ad ogni posto di frontiera il cartello “Proibito ridere”. La cosa è gravissima perché tutti coloro che intendono impiantare un “regime” hanno il terrore del ridicolo, perché il ridicolo è il loro peggior nemico. Purtroppo in Italia si considerano come serie questioni, situazioni, azioni e persone che dovrebbero far sbellicare dalle risa. Chi non ride quando è il momento di ridere, piange poi». Fatevi dunque una risata e cantatele al razzista con Zalone. O tirate due calci al pallone prima di accendere un fuoco con il titolo di un articolo che non avete letto (sperando che nessuno mandi Immigrato alla Bbc).

Tags: black fridaychecco zaloneimmigratorazzismoRomelu Lukaku
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