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Unar chiede di accreditare come ente di formazione il Circolo Mario Mieli (autore favorevole a pedofilia e pederastia)

Interpellanza al ministro Giannini di senatori AP-FI: «Che apporto può dare [il circolo] a docenti, studenti e famiglie? Quale influenza ha avuto su importanti documenti governativi destinati alle scuole?»

Redazione
05/08/2015 - 15:05
Interni
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«Può un circolo intitolato a un intellettuale radicalmente contrario alla famiglia, che inneggiava apertamente e ripetutamente alla pedofilia e alla pederastia, diventare ente di formazione presso il ministero dell’istruzione? Quale apporto può dare a docenti, studenti e famiglie? Quale influenza ha avuto su importanti documenti governativi destinati anche alle scuole?». È quello che chiedono i senatori Carlo Giovanardi (AP), Lucio Malan (FI), Maurizio Gasparri (FI) e Roberto Formigoni (AP) in un’ampia e documentata interpellanza al ministro dell’istruzione Giannini e al presidente del consiglio Renzi, in quanto referente del Dipartimento pari opportunità.

CIRCOLO MARIO MIELI. Spiega Giovanardi: «Si tratta del “Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli”, una delle 29 associazioni che ha partecipato al gruppo nazionale di lavoro istituito dall’Unar (Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali) presso il Dipartimento Pari Opportunità per la stesura della “Strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”, che si qualifica come “importante e significativo progetto che prevede una collaborazione tra le diverse realtà istituzionali, il terzo settore e le parti sociali per l’implementazione delle politiche di prevenzione e contrasto della discriminazione nei confronti delle persone Lgbt”. Lo stesso Unar si occupa ormai quasi esclusivamente di Lgbt quando invece la legge gli assegna il compito di contrastare la discriminazione razziale, e lo fa considerando interlocutori privilegiati un gruppo di associazioni Lgbt, al punto da chiederne ufficialmente l’accreditamento presso il Miur come enti di formazione. Fra questi il circolo intitolato a Mario Mieli che nei suoi scritti ha parlato apertamente e positivamente di pedofilia».

PEDOFILIA E PEDERASTIA. Malan aggiunge: «A proposito di Mario Mieli, tempo fa mi è giunta la segnalazione di una frase del suo libro principale, Elementi di critica omosessuale, in cui afferma in modo inequivocabile che lui e coloro che condividono le sue idee, denominati “checche rivoluzionarie”, possono fare l’amore con i bambini, che se non condizionati negativamente dalle famiglie, hanno una grande carica erotica. Ho pensato a una affermazione paradossale, provocatoria, per quanto disgustosa, che viene spiegata dal contesto come tale. Mi sono letto il libro del Mieli e ho purtroppo constatato che l’affermazione è pienamente coerente con tutto il resto. La sua teoria è che la grande anormalità è l’essere eterosessuali e che per natura non lo si è, ma lo si diventa perché condizionati dalla famiglia attraverso ciò che lui chiama “educastrazione”. La pedofilia o pederastia è dunque un modo per emancipare i piccoli da questi condizionamenti. Mieli, che arriva al punto da giudicare negativo che i padri non abbiano attività erotica con i figli e le madri con le figlie, affermando che la religione nasce da questa negativa repressione, conclude la sua opera esortando non solo alla tolleranza, ma alla sperimentazione attiva di tutte le pratiche sessuali estreme, incluso sadismo, necrofilia, coprofagia, pederastia e zooerastia. Quale apporto ci si aspetta presso il ministero dell’istruzione da chi si ispira a questo signore?».
beck-unarINTERPELLANZA

Al Signor Presidente del Consiglio

Premesso per conoscere

In applicazione della direttiva 2000/43/CE il decreto legislativo n. 215 del 2003 ha dato attuazione nel nostro ordinamento al “principio della parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica”;

con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 dicembre 2003 è stato costituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri l’UNAR (Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali) che deve garantire “parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza e l’origine etnica”;

tale ufficio secondo il decreto deve operare “in piena autonomia di giudizio e in condizioni di imparzialità”;

senza nessuna norma di legge che lo preveda l’UNAR ha allargato la sua competenza anche alle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender);

tale ufficio opera avvalendosi di un gruppo nazionale di lavoro nominato con decreto direttoriale del 20 novembre 2012, costituito da 29 associazioni che raggruppano gli omosessuali italiani: comitato provinciale Arcigay “Chimera Arcobaleno” di Arezzo; Ireos – centro servizi autogestito comunità “Queer”; Arcigay; comitato provinciale Arcigay “Ottavio Mai” di Torino; Agedo; Parks – Liberi e uguali; Equality Italia rete trasversale per i diritti civili; Ala Milano onlus; Arci Gay_Lesbica Omphalos; Polis aperta; Di’gay project – DGP; circolo culturale omosessuale “Mario Mieli”; Gay center/Gay help line; Famiglie arcobaleno; Arcilesbica associazione nazionale; Rete genitori Rainbow; Shake LGBTE; circolo culturale Maurice per la comunità GLBT; associazione Icaro onlus; circolo Pink; Cgil nuovi diritti; Movimento identità transessuale; associazione radicale Certi diritti; avvocatura per i diritti LGBTI Rete Lenford; Gay.NET; I Ken; Consultorio transgenere; Libellula; Gay LIB;

in collaborazione con tali associazioni di parte, l’UNAR ha emanato un documento intitolato “Strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)” pubblicato sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri sotto l’egida del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza e del Ministro per l’integrazione. Tale strategia è stata arricchita il 13 dicembre 2013 da un ulteriore documento, sempre pubblicato sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, destinato ai giornalisti, conosciuto come “Comunicare senza pregiudizi”, a giudizio degli interpellanti senza precedenti se non al tempo delle veline del Ministro della cultura popolare in epoca fascista, nel quale si propongono 10 punti di cui tener conto quando si tratta di argomenti LGBT, con incredibili e sconcertanti disposizioni che il giornale dei vescovi italiani ha bollato come “il decalogo che rovescia la realtà” (Avvenire, 17 dicembre 2013);

nel testo della “Strategia” si legge che le 29 associazioni “hanno partecipato al processo di definizione” della stessa e che “è stata preziosa la consultazione delle Associazioni LGBT, che hanno svolto un ruolo attivo e propositivo. Le Associazioni sono tra gli stakeholder privilegiati nell’elaborazione della Strategia nel suo complesso, sia nell’identificazione degli obiettivi che nella previsione delle azioni positive da realizzare”; nel capitolo 4.1 “Asse istruzione”, nella parte 2, si trovano tra le misure da mettere in atto l’ “accreditamento delle associazioni LGBT, presso il MIUR, in qualità di enti di formazione” e la “valorizzazione dell’expertise delle associazioni LGBT in merito alla formazione e sensibilizzazione dei docenti, degli studenti e delle famiglie, per potersi avvalere delle loro conoscenze”;

il direttore dell’UNAR Marco De Giorgi era stato pesantemente censurato dal vice ministro del lavoro e delle politiche sociali Guerra durante il Governo Letta per aver prodotto, per la distribuzione nelle scuole, opuscoli intitolati Educare alla diversità a scuola, destinati alla scuola primaria, alla scuola secondaria di primo e secondo grado, contenenti pesanti giudizi sulla religione, in particolare su quella cattolica, e sul ruolo educativo della chiesa e nella società, con inaccettabili ed offensivi apprezzamenti negativi sul ruolo di istituti fondamentali nella storia e nella cultura del nostro Paese;

il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, per bocca del vice ministro Cecilia Guerra, dichiarava di ignorare l’esistenza di questi libretti annunciando nel contempo l’emanazione di “una nota formale di demerito al direttore dell’UNAR Marco De Giorgi per la diffusione nelle scuole di materiale mai approvato, e addirittura mai conosciuto dagli organi competenti a disporne la relativa autorizzazione”;

il comportamento del direttore dell’UNAR veniva censurato dal vice ministro Guerra con parole inequivocabili: “Una materia così sensibile richiede particolare attenzione ai contenuti ed al linguaggio. Questa attenzione, quando si parla a nome delle istituzioni, ricade nelle responsabilità dell’autorità politica, che devono però essere messe nella condizione di esercitarla! Non è accettabile, inoltre che materiale didattico su questi argomenti sia diffuso fra gli insegnanti da un ufficio del Dipartimento Pari Opportunità senza alcun confronto con il ministero dell’Istruzione della ricerca e dell’Università”;

in questo contesto spicca tra i componenti del gruppo di lavoro il Circolo Culturale “Mario Mieli”, intitolato a Mario Mieli, morto suicida a trent’anni, che scriveva nel 1977 nella sua opera principale Elementi di critica omosessuale: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica… La pederastia, invece “è una freccia di libidine scagliata verso il feto”»” (capitolo I, 8).

i difensori della figura di Mario Mieli dicono giustamente che l’inquietante passaggio citato va contestualizzato; ma proprio la contestualizzazione fornisce ulteriori elementi di preoccupazione, poiché questa attenzione verso i bambini è tutt’altro che marginale nel complesso dell’opera principale del filosofo, poiché, come sintetizza Wikipedia, “[l]’assunto di fondo del pensiero di Mario Mieli consiste nel ritenere che ogni persona è potenzialmente transessuale se non fosse condizionata, fin dall’infanzia, da un certo tipo di società che (attraverso quella che Mieli chiamava “educastrazione”), costringe a considerare l’eterosessualità come “normalità” e tutto il resto come perversione. Per transessualità Mieli non intende quello che si intende oggi nella comune accezione del termine, ma l’innata tendenza polimorfa e “perversa” dell’uomo, caratterizzata da una pluralità delle tendenze dell’Eros e da l’ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo”; la vera anormalità da sradicare sarebbe insomma l’eterosessualità;

lo stesso sito del Circolo Mario Mieli scrive infatti nel proprio sito: «Mario Mieli rintracciò il nocciolo della questione che gli omosessuali si trovavano ad affrontare in quegli anni non nello scioglimento dell’opposizione eterosessuale-omosessuale, ma nella denuncia della inconsistenza e del vizio ideologico dietro al principio di “mono-sessualità”. A questa prospettiva unilaterale, incapace di cogliere la natura ambivalente e dinamica della dimensione sessuale, oppose un principio di eros libero, molteplice e polimorfo. Nel corso di questa operazione Mieli denunciò con assoluta chiarezza quanto tragicamente ridicola fosse “la stragrande maggioranza delle persone, nelle loro divise mostruose da maschio o da “donna”[…] . Se il travestito appare ridicolo a chi lo incontra, tristemente ridicolissima è per il travestito la nudità di chi gli rida in faccia”. Queste osservazioni anticipano con impressionante lungimiranza la moda oggi già dismessa del movimento transgender e delle sue profetesse”»;

nella visione di Mieli, dunque, l’individuo va “salvato” quando ancora non è preda della “griglia edipica”, cioè da bambino, per evitare che diventi eterosessuale; al capitolo I, 3 di Elementi di critica omosessuale si legge infatti: “Sappiamo come, crescendo, il bambino sia costretto a sviluppare soprattutto quelle tendenze che sono un’estrinsecazione della sua “mascolinità” psicologica: chi lo obbliga è la società, in primo luogo tramite la famiglia” sulla base delle “forme storiche contingenti e mutilate della virilità e della femminilità che… si reggono sulla soggezione-repressione delle donne, sull’estraneazione dell’essere umano da sé sulla negazione della comunità umana”; più oltre l’autore stigmatizza il fatto che “il padre rifiuta contatti erotici aperti con il figlio (il quale invece desidera “indifferenziatamente” e quindi desidera anche il padre), così come gli altri maschi adulti, in forza del tabù antipederastia, rifiutano rapporti sessuali con il bambino”. Secondo Mieli, l’attrazione dei maschi verso le donne è dovuta al fatto che esse “incarnano proprio quella femminilità che egli ha negato in sé”, e il rapporto del bambino con la madre, essendo represso dal divieto di pederastia, “lascia una traccia nefasta nella vita (erotica) di ciascuno”; l’atteggiamento eterosessuale, nell’opera di Mieli è costantemente visto come radicalmente sbagliato perché da un lato nega la parte omosessuale del maschio e dall’altro misconosce la donna per quello che è cercando in essa, invece, la propria parte femminile rimossa: “l’eterosessualità è essenzialmente reazionaria poiché… perpetua il maschio fallocrate, quel prototipo di maschio fascista… Gli omosessuali rivoluzionari rifiutano l’eterosessualità in quanto Norma, base della famiglia…” al punto che “[è] auspicabile uno sciopero sessuale ad oltranza delle donne nei confronti dei maschi etero e la creazione di nuovi rapporti totalizzanti tra donne” (cap. V, 4) e “l’amore eterosessuale è negazione della donna” (VI, 6); quanto alla riproduzione Mieli si associa a quanti definiscono “fallocentrica l’assolutizzazione del modo di riproduzione attuale”, affermando che “non serve parlare di fecondazione artificiale… perché è assai difficile immaginare quali grandiose conseguenze deriveranno dalla liberazione delle donne e dell’Eros” (cap. VI, 5);

nel capitolo I, 5, “Gli psico-nazisti”, Mieli condanna medici e psicologi che danno un giudizio negativo sull’omosessualità, ma anche quelli che “distinguono i diversi tipi di omosessualità a seconda dell’età dell’oggetto amoroso”, parlando di pedofilia e pederastia; al capitolo III, 2 Mieli non manca di affermare che <<l’”amico del cuore” dell’infanzia e dell’adolescenza è in realtà “oggetto” di desiderio in senso lato e quindi (anche) sessuale>>;

la centralità del bambino nelle teorie di Mario Mieli è autorevolmente rilevata anche da Tim Dean, professore all’Università di Buffalo, cui l’editrice Feltrinelli ha affidato la redazione dell’appendice all’edizione del 2002, il quale in essa scrive: «Nel processo politico di ristrutturazione della società (…) Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia… la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi “i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose” annullando “democraticamente” ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie»;

al capitolo III, 8 si sistema anche la religione: “L’amore per Dio e il timore di Dio sono il risultato nevrotico di un amore per i genitori censurato dal tabù dell’incesto e da quello antiomosessuale… il desiderio erotico del bimbo per il padre, il desiderio della figlia per la madre, tutto ciò si trasforma nevroticamente in adorazione di Dio”, mentre “l’esperienza magica dell’universo recondito… il conosci te stesso passano necessariamente attraverso l’omosessualità manifesta”.

gli stessi titoli dei capitoli di Elementi di critica omosessuale, illustrano questa ideologia, ad esempio “Il desiderio omosessuale è universale”, “Il dogma della procreazione”, “La messinscena dell’”amore””, “I maschi eterosessuali ovvero le criptochecche”, “Le eterochecche”, “Ipocrisia del maschio eterosessuale”, “L’omosessualità spacciata per eterosessualità”, “L’assolutizzazione della genitalità, ovvero l’idiotismo eterosessuale”;

ad ogni buon conto l’opera finisce con dieci conclusioni riassuntive del suo contenuto, tra le quali queste: “1) La liberazione dell’Eros e l’emancipazione del genere umano passano necessariamente attraverso la liberazione dell’omoerotismo che comprende… l’espressione concreta della componente omoerotica del desiderio da parte di tutti gli esseri umani… 3) … non esisteranno più etero o omosessuali ma esseri umani polisessuali… 8) il crollo del sistema fallocentrico comporta il crollo del sistema capitalistico che si regge sulla struttura maschilista-eterosessuale della società… Il proletariato rivoluzionario e il movimento delle donne rivoluzionarie sono due facce del partito comunista-comunità umana di cui il movimento degli omosessuali rivoluzionari è il culo… 9) …”Non possiamo raffigurarci l’importanza del contributo fornito alla rivoluzione e all’emancipazione umana dalla liberazione progressiva del sadismo, del masochismo, della pederastia propriamente detta, della gerontofilia, della necrofilia, della zooerastia, dell’autoerotismo, del feticismo, della scatologia, dell’urofilia, dell’esibizionismo del voyeurismo ecc. se non muovendo in prima persona alla disinibizione e alla concreta espressione di tali tendenze”… e infine “non possiamo evitare di riconoscere in coloro che sono… transessuali… l’unica espressione contemporanea e concreta… della ‘miracolosa’ ampiezza e portata del desiderio dell’Eros”;

la pedofilia e la pederastia sono dunque parte essenziale del pensiero di Mario Mieli, all’interno di un quadro dove, così come l’omosessualità e gli altri comportamenti citati, non costituiscono comportamenti da tollerare o da comprendere, ma un aspetto indispensabile all’emancipazione dell’individuo e della società; se si tolgono questi assunti dall’opera del “filosofo” scomparso non resta quasi nulla-;

quali dei principi del pensiero di Mario Mieli si ritengono utili all’attività del MIUR e dell’UNAR;

quali proposte del Circolo culturale Mario Mieli sono state recepite nei documenti prodotti dall’UNAR destinati alle pubbliche istituzioni e in particolare a quelle scolastiche;

se ritenga opportuno l’accreditamento presso il MIUR, in qualità di ente di formazione, del Circolo culturale intitolato a Mario Mieli, anche in considerazione del fatto che l’intellettuale scomparso esortava alle più stravaganti pratiche sessuali, più d’una delle quali proibite dalla legge;

se l’UNAR conosce l’opera di Mario Mieli;

se non ritenga opportuno accertare se altre associazioni che fanno parte del Gruppo nazionale di lavoro dell’UNAR condividono le teorie di Mario Mieli su individuo, sessualità e in particolare sull’infanzia;

se non ritiene doveroso cancellare il Circolo Culturale Mario Mieli, intitolato ad un aperto sostenitore della pedofilia, dall’elenco degli organismi/LGBT consulenti dell’UNAR.

Sen. Giovanardi

Sen. Malan

Sen. Gasparri

Sen. Formigoni

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