Una risposta concreta ed efficace alla crisi? L’alternanza scuola-lavoro. È tempo di valorizzarla
«L’alternanza è anzitutto un metodo – ha ricordato Massagli – che poi si declina in diversi strumenti quali, per esempio, il tirocinio, i laboratori, l’internship lunga e l’apprendistato», ricordando come il modello in questo campo sia ancora la Germania con il suo sistema duale, dove l’alternanza tra scuola e lavoro può iniziare già al compimento del quattordicesimo anno di età. A sottolineare la necessità che l’Italia si adegui presto alle prassi più all’avanguardia in Europa in tema di alternanza tra scuola e lavoro è poi intervenuto Marco Campanari, presidente della Fondazione Badoni, spiegando come a chiederlo con forza siano innanzitutto le imprese, anche in un territorio come la provincia di Lecco, che pure è uno tra quelli con un Pil manifatturiero più elevato in Italia e in Europa.
«La logica che le istituzioni devono seguire – ha spiegato Campanari – è quella sussidiaria e non dirigistica di valorizzare i diversi tentativi già in essere, come molteplici ce n’è qui da noi, per avvicinare nuovamente i ragazzi alle aziende». Un’esigenza ora più che mai sentita, se davvero vogliamo uscire dalla crisi e ripartire, perché, come ha spiegato Gigi Petteni, segretario generale Cisl Lombardia, «non possiamo più permetterci una formazione professionale esclusivamente incentrata sulla formazione di cuochi, estetiste e parrucchieri. Se non riscopriamo la nostra vocazione industriale non andiamo da nessuna parte. L’Americase n’è accorta, ma noi?».
Ma per favorire l’alternanza tra scuola e lavoro l’Italia può fare di più. Soprattutto perché gli ostacoli a questa virtuosa pratica che tanto beneficia imprese e studenti, come ha ben spiegato Ivan Lo Bello, vice-presidente per l’Education di Confindustria, sono ancora una volta di natura ideologica. «Se infatti si è scelto di chiamare l’alto apprendistato in questo modo – ha detto Lo Bello – senza fare riferimento esplicito all’espressione “alternanza” per non inserire questo termine in un testo di legge, significa che in Italia c’è un limite culturale».
Forse è proprio per dare un contributo al superamento di questo limite che, durante la sessione pomeridiana dei lavori, Adapt e Fondazione Baroni hanno deciso di far parlare direttamente i protagonisti coinvolti in esperienze di alternanza tra scuola e lavoro che già funzionano, come, per esempio, piccoli imprenditori e docenti del territorio, ma anche studenti e dirigenti di grandi multinazionali come Bosch.
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