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«Attieniti al piano. Non improvvisare. Fai solo ciò per cui vieni pagato». È il mantra che accompagna le gesta di Michael Fassbender sicario spietato, protagonista dell’ultimo film di David Fincher, The Killer, passato direttamente da Venezia ai piccoli schermi di Netflix il mese scorso. Precisione, attenzione ai dettagli, scrupolo fino all’ossessione sono tutte costanti del cinema di Fincher, forse il più talentuoso della generazione dei registi impostisi tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila.
Fincher ha due riferimenti fissi, onnipresenti nel suo cinema ed evidenti anche in The Killer, peraltro proprio nelle sequenze iniziali. Il primo è Hitchcock, ripreso in lungo e in largo: nella sequenza iniziale, la macchina da presa indugia tra i pensieri ossessivi di Fassbender, assassino con molteplici nomi e identità, e le diverse finestre che punteggiano il palazzo dove la futura vittima finisce nel centro dell’obiettivo. È un...
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