Ucraina. Kissinger: «La demonizzazione di Putin non è una politica, ma l’alibi per l’assenza di una politica»

Di Redazione
10 Marzo 2014
Per l'ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, se l'Ucraina vuole «sopravvivere e prosperare, non può essere l'avamposto di due fazioni in lotta l'una contro l'altra, ma dovrebbe fare da ponte»

L’Ucraina è spaccata in due. Cercare di promuovere la causa della parte occidentale filo-europea o della parte orientale filo-russa, come è stata fatto sinora, porterebbe il paese «alla guerra civile o alla separazione». Lo ha scritto in un editoriale apparso sabato sul Washington Post l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger.
L’ex braccio destro del presidente Richard Nixon non ha usato mezzi termini per descrivere gli effetti nefasti della politica estera dell’Unione Europea, accusandola di aver «trasformato una trattativa in una crisi». «La demonizzazione di Vladimir Putin – ha rincarato, riferendosi alla propaganda occidentale – non è una politica, ma l’alibi per l’assenza di una politica».

UCRAINA: PONTE FRA OCCIDENTE E ORIENTE. «Troppo spesso la questione ucraina si pone come una resa dei conti: se l’Ucraina sceglie di unirsi all’Oriente o all’Occidente. Ma se l’obiettivo dell’Ucraina è quello di sopravvivere e prosperare, non può essere l’avamposto di due fazioni in lotta l’una contro l’altra – dovrebbe fare da ponte». Per questo, spiega Kissinger, «la Russia deve accettare che cercare di trasformare l’Ucraina in uno stato satellite, e quindi spostare di nuovo i confini della Russia, condannerebbe Mosca a ripetere la sua storia» creando continue tensioni reciproche «con l’Europa e gli Stati Uniti». Dall’altra parte, osserva l’ex segretario di Stato, «l’Occidente deve capire che, per la Russia, l’Ucraina non potrà mai essere soltanto una nazione straniera». L’Ucraina, ha proseguito, «ha fatto parte della Russia per secoli, e le storie dei due paesi si sono intrecciate molto prima». Kissinger ha ricordato che proprio in Ucraina sono state combattute alcune delle più importanti battaglie per la libertà russa e che anche i dissidenti Aleksandr Solzenicyn e Joseph Brodsky hanno sempre sostenuto che l’Ucraina faccia parte integrante della storia russa e della Russia.

PAESE DIVISO IN DUE. Il problema della spaccatura in Ucraina non riguarda soltanto la Crimea, «territorio ucraino solo dal 1954, e dove il 60 per cento della popolazione è russa». È tutto il paese a essere diviso: «L’ovest è in gran parte cattolico, l’est è in gran parte ortodosso. Nell’Ucraina occidentale si parla in ucraino, in quella orientale si parla prevalentemente il russo». A causa dell’incapacità dei leader ucraini, «che non hanno imparato l’arte del compromesso, ancor meno avere una prospettiva storica», ha affermato l’ex capo della diplomazia Usa, lo scontro  fra le due parti del paese si è accentuato. «Gli sforzi dei politici ucraini, di una fazione o dell’altra, sono quelli di imporre la loro volontà alla parte avversaria e recalcitrante del paese». Questa è, secondo Kissinger, «l’essenza del conflitto tra Viktor Yanukovich e il suo principale rivale politico, Yulia Tymoshenko. Essi rappresentano le due ali di Ucraina e non sono stati disposti a condividere il potere». In uno scenario di questo tipo, ha proseguito Kissinger, «una saggia politica statunitense verso l’Ucraina avrebbe cercato un modo per le due parti del paese a cooperare con l’altro». La Russia e l’Occidente «non hanno agito sulla base di questo principio e non hanno fatto altro che peggiorare la situazione».

L’INSODDISFAZIONE EQUILIBRATA. «Dobbiamo cercare la riconciliazione, non il dominio di una fazione», ha continuato Kissinger, perché «trattare l’Ucraina come parte di uno scontro Est-Ovest affosserebbe per decenni ogni prospettiva di portare la Russia e l’Occidente – in particolare la Russia e l’Europa – in un sistema internazionale cooperativo».
Kissinger, da ultimo, ha proposto alcuni punti base per un possibile accordo fra Occidente e Stati Uniti. Secondo l’ex segretario di Stato «l’Ucraina dovrebbe avere il diritto di scegliere liberamente a quali associazioni economiche e politiche aderire», compresa l’Unione Europea, ma «non dovrebbe entrare nella Nato». Inoltre, ha proseguito Kissinger, i leader ucraini dovrebbero optare non per lo scontro politico ma per una «politica di riconciliazione tra le varie parti del loro paese». L’Ucraina dovrebbe rafforzare l’autonomia della Crimea e riconoscere senza ambiguità la base della Flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli. L’obiettivo di un accordo, ha concluso Kissinger, «non è la soddisfazione assoluta, ma l’insoddisfazione equilibrata», e se non la si ottiene «la deriva verso il conflitto accelererà, e di questo passo accadrà abbastanza presto».

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3 commenti

  1. francesco taddei

    kissinger non difendeva libertà e democrazia ma gli interessi nazionalisti del suo governo, usando la mano pesante con gli stati europei. e poi la demonizzazione della russia oggi non viene solo da bruxelles ma pure da londra e new york

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