Ucraina, l’assalto a Mariupol in una guerra sempre più sporca
Nella notte è iniziata l’offensiva su larga scala dell’esercito russo contro l’est dell’Ucraina. L’obiettivo di Vladimir Putin resta sempre la conquista del Donbass e gli attacchi nelle ultime ore sono concentrati a Mariupol, in particolare nei pressi dell’acciaieria dove sono asserragliate truppe ucraine e, pare, anche centinaia di civili. Arrivata al cinquantacinquesimo giorno, la guerra non accenna a fermarsi e diventa ogni giorno più crudele e sporca: ieri dei missili hanno colpito la città di Leopoli, uccidendo sette persone, mentre il New York Times ha svelato che anche l’esercito di Volodymyr Zelensky ha utilizzato le terribili bombe a grappolo, bandite a livello internazionale.
Il nuovo ultimatum della Russia all’Ucraina
Come riportato dal ministero della Difesa russo, è stato lanciato dal Cremlino un nuovo ultimatum ai soldati del battaglione Azov e a ciò che resta del 36esimo battaglione dei marines ucraini, asserragliati nell’acciaieria Azovstal di Mariupol: arrendersi entro mezzogiorno per «avere salva la vita». Non è chiaro, anche se sembra improbabile, se l’ultimatum sia stato accettato. I membri del battaglione Azov hanno infatti dichiarato ieri: «Non ci arrendiamo, combatteremo sino all’ultimo uomo».
Secondo quanto riportato dal Corriere, «le forze russe hanno sganciato bombe anti-bunker sull’acciaieria» e potrebbero anche colpire «con bombe ad alto potenziale esplosivo come le FAB-3000» nonostante siano probabilmente presenti anche civili nei tunnel del grande impianto.
La conquista di Mariupol è fondamentale per Mosca, dal momento che conquistandola Putin si garantirebbe il controllo della fondamentale lingua di terra che porta dalla Russia alla Crimea. Mariupol è anche un hub strategico affacciato sul Mar d’Azov, sezione del Mar Nero, e se Mosca ne entrasse in possesso potrebbe vantare il controllo dell’80 per cento della costa, trasformando l’Ucraina in una sorta di Repubblica Ceca, senza quasi sbocchi sul mare. È sul porto commerciale della città meridionale, inoltre, che fanno rotta 10 milioni di tonnellate di cargo ogni anno.
Kiev utilizza bombe a grappolo
Mentre Kiev indaga su settemila crimini di guerra che i russi avrebbero commesso dall’inizio del conflitto, il Nyt ha raccolto prove dell’utilizzo di bombe a grappolo anche da parte dell’esercito ucraino. A inizio marzo, l’esercito di Zelensky avrebbe bombardato la città di Husarivka, nell’est del paese, nel tentativo di riconquistarla dopo l’invasione russa:
«Entrambe le parti in guerra hanno fatto grande affidamento sull’artiglieria e i missili per contrastarsi. Ma la decisione degli ucraini di bersagliare un loro stesso villaggio con bombe a grappolo, in grado di uccidere senza riguardo persone innocenti, sottolinea il loro calcolo strategico: è ciò che serve per riprendere il paese, a prescindere dal costo».
L’orrore della guerra
L’utilizzo di bombe a grappolo, bandito nel 2010, costituisce un crimine di guerra, anche se Ucraina e Russia non hanno mai firmato il patto per eliminarle dai propri armamenti. Come scrive il Nyt, «molto è stato detto sui bombardamenti russi dei villaggi ucraini. Ma l’artiglieria ucraina non rappresenta un pericolo minore per i civili, quando l’esercito la utilizza nel tentativo disperato di riconquistare parti del paese finite sotto il controllo russo».
Come scriveva Gian Micalessin sul Giornale, «in guerra non basta stare dalla parte giusta per comportarsi da “buoni”. La guerra è sempre abietta, crudele e feroce. E l’unico modo per sconfiggerne mostri e perversioni è uscirne in fretta».
Foto Ansa
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