Ucraina. Non basta essere dalla parte giusta per diventare “buoni”
Cos’altro è, se non un crimine di guerra, l’attacco missilistico russo sulla stazione di Kramatorsk, città ucraina situata nella regione di Donetsk, dov’erano radunati migliaia di civili nel tentativo di fuggire dalla guerra? Un crimine al quale si aggiunge lo sfregio della scritta “per i bambini” sopra il missile. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato di «malvagità senza limiti», l’ennesimo carico di orrore e dolore che si aggiunge a quelli dei giorni precedenti.
I crimini di guerra nascosti dai media
I crimini commessi dai russi dall’inizio di questa guerra sono tanti e tali che non c’è possibilità di negarli. Proprio per questo non c’è alcuna ragione di nascondere l’altra faccia della medaglia della guerra: cioè i crimini compiuti dagli ucraini, per quanto essi siano in numero e proporzione decisamente minore.
Citarli e documentarli non intacca in alcun modo la legittimità della resistenza ucraina davanti all’aggressione russa, semmai fornisce una ragione in più per porre fine al conflitto il prima possibile.
L’uccisione dei prigionieri russi
Per questo i giornali esteri, dal New York Times alla Bbc, non hanno paura né remore a parlare del brutale omicidio di un soldato russo, ormai prigioniero e innocuo, da parte dell’esercito ucraino a ovest della capitale Kiev. Nel video si vedono quattro soldati russi a terra: tre sembrano già morti e uno di loro ha le mani legate dietro la schiena. I soldati ucraini discutono se risparmiare la vita all’ultimo russo, poi lo ammazzano con ripetuti colpi di arma da fuoco e gridano: «Gloria all’Ucraina».
È solo uno dei tanti video che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che la guerra non fa che risvegliare il lato più oscuro e bestiale dell’uomo. E lo fa da una parte e dall’altra, senza distinguere tra chi ha al braccio il fazzoletto bianco (russi) e quello blu (ucraini).
La lettura “morale” della guerra in Ucraina
Eppure i quotidiani più importanti di casa nostra, dal Corriere a Repubblica, tendono a ignorare queste notizie (il giornale di via Solferino ha impiegato due giorni prima di riportare la notizia), temendo di danneggiare la causa ucraina o l’idilliaca rappresentazione di una forza del bene contrapposta a una del male.
Non c’è niente di peggio che offrire una lettura morale del conflitto: l’Ucraina va sostenuta perché è un paese aggredito senza giustificazione, non perché il suo esercito sia “meno cattivo” di quello russo. La storia non dovrebbe essere scritta dai vincitori, ma neanche dai buoni.
Lo ha scritto perfettamente l’inviato di guerra del Giornale, Gian Micalessin: «La brutale eliminazione di quei quattro prigionieri dovrebbe insegnarci un paio di cose. La prima è che in guerra non basta stare dalla parte giusta per comportarsi da “buoni”. La seconda è che la guerra è sempre abietta, crudele e feroce. E l’unico modo per sconfiggerne mostri e perversioni è uscirne in fretta».
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