“Tutto spera”. La vita di Hannah Coulter

Di Carlo Marsonet
06 Novembre 2024
L'ultimo romanzo di Wendell Berry racconta una storia di amore e speranza, nonostante le prove che l'esistenza riserva
campagna
Foto di Ryan Spencer su Unsplash

Pochi autori sono capaci di lasciare nel lettore, alla fine di un libro, sia una sensazione di tormento e persino scoramento, sia un seme di speranza e magari anche di gioia destinata, col tempo, a germogliare. Capita spesso leggendo Wendell Berry, e a maggior ragione succede con Hannah Coulter, romanzo da poco ripubblicato dall’editore Lindau, che ha preso (giustamente) a cuore l’opera del poeta, scrittore e agricoltore quest’anno novantenne del Kentucky.

Tutta la narrativa tradotta dall’editore torinese merita di essere letta: La memoria di Old Jack, Jayber Crow, I primi viaggi di Andy Catlett, Un posto al mondo, Un mondo perduto. E dopo tutto, per chi non lo sa, tutti i volumi detti sono uniti da un fil rouge, che non è nient’altro che un villaggio immaginario, Port William, e le storie vissute dai suoi abitanti in carne e ossa. Questa storia è tuttavia forse la più bella, significativa e struggente: un piccolo capolavoro da tenere in casa per trovare conforto, ma senza illudersi. Hannah Coulter tiene insieme con grande maestria tutti i temi cari a Berry: la critica all’industrialismo e al modernismo, l’importanza del radicamento e del senso di comunità, l’ecologismo e l’agrarianismo, il pacifismo e la critica alla politica che conduce alla guerra e alla miseria umana. E su tutti, l’amore che tiene unite le persone, nonostante il tempo che passa e le dolorose separazioni fisiche.

Ho forse cercato la morte?

La storia è quella di un’ormai anziana Hannah, la quale narra in prima persona, a mo’ di analessi, la sua vita. Una storia fatta di amore e speranza, ma anche, certamente, di dolore e morte. Provenendo da un’assai modesta famiglia del Sud degli Stati Uniti, e rimasta orfana di madre molto presto, Hannah deve fare fin da giovanissima i conti con l’amarezza che può provocare la vita. La sua fortuna, però, è avere una nonna che le vuole davvero bene e che, proprio per questo, la spinge ad allontanarsi da casa.

Quando le cose sembrano mettersi per il verso giusto, giunge purtroppo a vanificare i piani personali forse il peggior disastro che l’uomo, per mezzo del dispositivo statale, può creare: la guerra. Sarà proprio la guerra a portargli via l’amato marito, Virgil. E Hannah rimarrà sempre infuriata con chi glielo ha portato via, coprendo la meschinità ferina della guerra con proclami e giustificazioni reboanti: «Detesto tutti i potenti che cercano di far schierare i morti dalla loro parte. Virgil è stato un eroe? Ha forse cercato la morte di proposito o sacrificato volentieri la vita? Per coloro che muoiono in guerra, la vita e la libertà dei vivi rappresentano forse una ricompensa sufficiente?». Per fortuna sua, la primogenita, «la piccola Margaret mi chiamava la vita».

Ecco che dunque, il dolore, la morte e l’oscurità fanno parte della vita di ciascuno, ma è l’amore e il bene che le persone si vogliono e si fanno reciprocamente che rendono la vita degna davvero di essere vissuta: «il dolore – ammetterà Hannah – non è una forza, e non può durare a lungo. Lo si può soltanto sopportare. Ciò che ti sorregge è l’amore, perché l’amore è presente sempre, anche nell’oscurità, o soprattutto nell’oscurità».

Leggi anche

Saggezza di madre

La vita di Hannah è proseguita, e, nonostante le asprezze costanti, è rinata grazie all’unione con Nathan, tornato vivo dal fronte. Dal loro matrimonio, sono nati due figli, Mattie e Caleb. Non hanno seguito le orme del padre, agricoltore, ma hanno studiato, allontanandosi così da casa. Ma Hannah, da madre che ne ha passate molte, sa in cuor suo che non si può frenare il soffio vitale e la vocazione di ciascuno, perché ciò significherebbe tarpare le ali a qualcosa di nuovo che può essere: «Quando partono, mi dispiace vederli andare via, e mi dispiace anche dover pensare che fanno bene ad andarsene».

Nonostante tutta la durezza che la vita sa far provare, o forse proprio per questo, Hannah ha però maturato quella saggezza che solo l’esperienza vissuta delle difficoltà sa fornire. Ha trovato ciò che le persone normali desiderano, cioè una vita da vivere con i propri cari sotto lo stesso tetto, per mezzo del proprio lavoro e con l’obiettivo di creare una famiglia allevando i figli al meglio che si può, ben sapendo della difficile missione a cui sono chiamati i genitori. Una vita certamente non semplice, come dimostrano i rapporti famigliari che il tempo, le diverse attitudini e i differenti piani di vita hanno sfilacciato, ma altrettanto sicuramente vissuta appieno, provando gratitudine per i generosi doni che questa ha saputo dispensare: amore, amicizia, speranza.

L’amore non nasce dal nulla

L’amore, afferma Hannah, non è qualcosa che si impone o si trapianta: «Non nasce dal nulla. Non è qualcosa che s’inventa». Piuttosto, «è qualcosa che cresce a partire dalla terra, come noi. Che possiede un corpo e un’anima». E se a volte sembra non bastare è perché si è messa troppa aspettativa nelle cose e nelle persone, quando, forse e con molta più umile saggezza, bastava conservare e nutrire un po’ di speranza: «Vivere senza aspettative è difficile, ma se ci riesci è un bene. Vivere senza speranza è più difficile, e non è mai un bene. La speranza è necessaria, e a lei non ci si deve sottrarre. In fin dei conti l’amore “tutto spera”».

Proprio questa speranza Hannah la trova, alla morte di Nathan, nel nipote Virgie: dopo essersi perduto nella tumultuosa giovinezza, torna dalla nonna per provare a fare l’agricoltore. Pur nell’incertezza del progetto, Hannah sa che deve prendersi cura del nipote, mettendolo alla prova per il suo bene: dovrà presto capire che la vita non regala nulla, e la felicità va conquistata giorno per giorno con fatica e sacrificio.

Disclaimer: grazie al programma di affiliazione Amazon, Tempi ottiene una piccola percentuale dei ricavi da acquisti idonei effettuati su amazon.it attraverso i link pubblicati in questa pagina, senza alcun sovrapprezzo per i lettori.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.