Progresso è conservazione. Parola di Wendell Berry

Di Carlo Marsonet
12 Giugno 2024
Purificare a livello individuale la propria condotta così che che sia più rispettosa della natura e della responsabilità con cui si è chiamati a tutelarla, come dono di Dio. L'ecologismo non mainstream dello studioso americano
Wendell Berry (Flikr)
Wendell Berry (Flikr)

Il nome di Wendell Berry risulterà sconosciuto ai più. Chi scrive, per dire, lo ha incontrato casualmente durante la ricerca dottorale incentrata sulla figura di Christopher Lasch (1932-1994), pensatore americano (anch’esso tutto sommato poco noto da noi) molto legato a diverse idee che si ritrovano in Berry.

Quest’ultimo è una figura che definire eccentrica è poco. Di più: non si potrebbe comprendere non conoscendone la storia e il retroterra culturale. Per metterne a fuoco vita e pensiero, è utile munirsi di un testo curato da Jason Peters, e pubblicato dalla Kentucky University Press, Wendell Berry. Life and Work, in cui una ventina di voci ne esaminano appunto i contorni biografici e intellettuali.

Nato nel 1934 in Kentucky, dove ha poi studiato, Berry si sposta per insegnare inglese, letteratura e scrittura a Stanford e New York. Nei primi anni Sessanta, in realtà, viaggia anche in Europa, e in Italia, grazie a una borsa della Fondazione Guggenheim. Ma rimane sempre attaccato alla terra natia, dove ritorna per stabilirsi definitivamente a scrivere e a coltivare la terra. Sì, perché Berry è allo stesso tempo uno scrittore e un agricoltore. I suoi scritti, siano essi poesia o romanzi, sono di fatto un inno struggente alla propria terra, con chiari riferimenti, in parte pure critici, ai “Southern Agrarians” (un gruppo di letterati sudisti che elaborarono una poderosa critica alla modernità industrialista: I’ll Take My Stand, 1930).

Pensare in piccolo

L’editore Lindau si è mostrato particolarmente attento alla sua opera, traducendone diversi libri. Sia quelli di narrativa, ambientati nell’immaginifico, ma realistico piccolo centro di Port Royal, sia alcuni articoli di saggistica politica (La strada dell’ignoranza e altri saggi). Proprio su questo secondo versante, ha appena pubblicato un volumetto dal titolo che è già un piccolo manifesto del pensiero dell’agrarian: Pensare in piccolo. Si tratta di una raccolta di due scritti, il primo dei quali dà il titolo al volume. Mentre il secondo, Una collina nativa, vuol essere una riflessione personale sull’attaccamento alla terra di origine, ma che è poi anche un condensato delle sue riflessioni politiche: radicamento, senso del limite, rispetto per la natura.

Nel primo scritto possiamo trovare espressi contenuti tipici del suo anti-industrialismo che vanno a configurare una prospettiva ecologista. Quello di Berry, però, non è un ecologismo mainstream, che vede nel governo e nella burocrazia, nella legislazione e nei grandi piani lontani dall’ordinary people le leve attraverso cui promuovere un cambiamento. Per lui, ciascuno deve fare la propria parte: solo riscoprendo la propria dimensione locale, la radici, la vita famigliare autentica si possono produrre buoni cambiamenti.

Vale la pena riportare questo passo, bellissimo: «Mentre il governo “studia”, finanzia e organizza il Grande Pensiero, nulla viene fatto. Ma il cittadino che è disposto a pensare in piccolo e, accettando la disciplina che comporta, ad andare avanti da solo, sta già risolvendo il problema. Un uomo che cerca di vivere da buon vicino coi suoi vicini – prosegue Berry – avrà una comprensione immediata e pratica di cosa sia lavorare per la pace e la fratellanza. E, senza dubbio, sta lavorando in quel senso».

Un solido matrimonio sostiene il mondo

Per Berry, il miglior modo per salvaguardare il creato non consiste nello sposare il pensiero razionalista “centrista” (l’espressione è di Wilhelm Röpke). Ovvero, stabilire dall’alto, in modo astratto e ideologico, cosa è bene e cosa no, cosa va fatto e cosa no. «Una coppia che dà vita a un solido legame matrimoniale e cresce figli sani e moralmente formati sostiene il futuro del mondo in modo più diretto e sicuro di qualsiasi leader politico», scrive burkeanamente e con chiari echi sussidiari Berry.

La sua è una prospettiva “conservazionista”, come la definisce lui stesso. Si tratta, in altre parole, di purificare a livello individuale la propria condotta in modo tale che sia più rispettosa della natura e della responsabilità con cui si è chiamati a tutelarla, come dono di Dio. Al di là di della praticabilità della sua proposta, Wendell Berry scrive cose che invitano a riflettere con spirito critico. E di questi tempi non è assolutamente poco.

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