
Tutti al Pride, non manca più nessuno. Solo non si vedono i due liocorni

Tutti al Pride, anzi al #Pride con le letterine arcobaleno, come lo scrivono i social media manager che la sanno originalissima. La Mercedes fa sapere che la “Pride Star” apparirà sul muso delle vetture di Lewis Hamilton e di George Russell nei Gran Premi di Baku, Canada e Silverstone: di più, i due se la porteranno bella stampata anche sul casco «per aumentare la consapevolezza del mese del Pride».
Perché, nel caso vi foste già ripresi dalla sbronza arcobaleno di un anno fa, giugno è il mese del Pride, quindi tutti al Pride con l’hashtag, l’arcobaleno, in Mercedes, oppure se non siete ancora un sette volte campione del mondo, in motorino elettrico: Cooltra regala il 15 per cento di sconto sul noleggio nella capitale.
Vestiti o svestiti ma firmati
Che fate ancora lì? Tutti al #Pride in Mercedes, motorino elettrico e indossando qualcosa di genderless di una capsule collection a caso di qualsiasi brand: tutti ne hanno fatta una per l’occasione. Tipo un bel felpone Pride Together Forever di Puma disegnato dall’artista queer Carra Sykes, un panama o un baseball-cap Borsalino Pride 2022 con cinturini o inserti arcobaleno, ai piedi una apposita rivisitazione delle Superga per Baja East, o le scarpe Vans stampate a rossetto e la scritta “Love can save us”, la t-shirt di MySecretCase con quello slogan discreto “The world has bigger problems than people LIKING, KISSING, TOUCHING, LOVING, FUCKING, MARRYING people”.
O una Chersace firmata da Cher e Donatella Versace per la Gender Spectrum, qualcosa della Diesel con le “esplorazioni e immagini” della collezione di arte erotica e Lgbtq+ della Tom of Finland Foundation, una tote bag col logo di Michael Kors tutto rainbow, il maglione realizzato da Tom Daley (ve loro ricordate fare i ferri a bordo vasca alle Olimpiadi?) coi colori arcobaleno e il logo Ami de Cœur ricamato a mano, in misto alpaca e lana merino. Ma guai a coprirsi troppo perché, come dice Domani, i Pride sono i «luoghi itineranti protetti in cui l’immobilismo della “decenza” può essere scosso».
Tutti al Pride, con gli scout, i giornalisti, i vip
Tutti al #Pride, vestiti, svestiti, tenda in spalla per andare a fare trekking con North Face e Arcigay, lasciate il pupo davanti alla programmazione tutta arcobaleno e fatone transgender di Disney+ e godetevi la vostra “Home Pride Home” di Ikea guardando i video con le testimonianze di «decine di persone e coppie LGBTQIAP+» raccolte da Converse, Ugg, Ralph Lauren. Magari masticando un Pride Whopper di Burger King e bevendo vodka svedese antiomofoba e antiputiniana dalla bottiglia Absolut Rainbow Limited Edition 2022, omaggio all’artista e attivista per i diritti gay Gilbert Bake: “Sway It with Pride”, “agitala con orgoglio” sul carro dedicato durante la manifestazione o all’Absolut temporary Rainbow Bar di Porta Venezia a Milano.
Tutti al Pride, controllate l’ora sull’Apple Watch con cinturino Sport Loop Pride Edition: quest’anno ci vanno pure gli scout di Lecco e i giornalisti di Repubblica e La Stampa, c’è pure L’Academy of Motion Picture Arts and Sciences: ebbene sì, non bastasse aver sbranato il cinema con un regolamento assurdo pro diversità, quest’anno personale e famiglie sfileranno dietro a una gigantesca statuetta dorata dell’Oscar per il Pride di Los Angeles.
Nemmeno i fatti sono separati dalle idee
Ditelo a quell’oscurantista del governatore delle Marche Francesco Acquaroli che non ha concesso il patrocinio della Regione al Marche Pride: anche il collega Alberto Cirio non ha dato quello della Regione Piemonte ma al Torino Pride non c’è solo Giannini, c’è Luxuria, il sindaco, i rettori, 22 associazioni, un sacco di gente “queer e ora”. Ci sono sono davvero tutti, settimana scorsa a Cremona, c’era anche la statua della Madonna blasfema.
Tutti al Pride, dove nemmeno i fatti sono più separati dalle idee, non esistono muri e confini, nemmeno tra cause e denaro, diritti e rainbow-washing, decenza e indecenza, la Fifa sventola la bandiera arcobaleno annunciando che «Qatar 2022 sarà celebrazione di unità e diversità». Non manca più nessuno, solo non si vedono i due liocorni.
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