L’Unione Europea si sta liberando dei siriani approdati in Grecia, ma presto potrebbe essere invasa dai turchi. Nonostante le dichiarazioni di facciata, infatti, l’Ue è intenzionata a liberalizzare i visti per i cittadini turchi anche se Ankara non ha soddisfatto i 72 criteri previsti dall’accordo sui migranti di metà marzo.
L’ACCORDO. All’interno dell’intesa raggiunta tra Ue e Turchia, i Ventotto hanno promesso al presidente Recep Tayyip Erdogan che a partire dal 30 giugno la popolazione turca di 79 milioni di persone avrebbe potuto avere accesso all’Europa senza bisogno di visto. Come se fosse un paese dell’Unione. I turchi avrebbero così diritto ad entrare in Europa in ogni momento e a restarvi per 90 giorni senza bisogno di permessi. Bruxelles ha però chiesto ad Ankara di soddisfare 72 criteri entro il 4 maggio per aprire le frontiere.
«IMPOSSIBILE SODDISFI I CRITERI». A due giorni dalla scadenza, la Turchia ne ha soddisfatti un numero imprecisato tra 50 e 60. Ma secondo le indiscrezioni raccolte da Der Spiegel l’Unione Europea chiuderà un occhio. «È impossibile che la Turchia soddisfi i criteri al 100 per cento», ha dichiarato un funzionario tedesco del governo che preferisce restare anonimo. «Noi questo lo sappiamo. Ma è come quando dici ai tuoi figli che li porterai in vacanza se prendono 10», spiega un funzionario dell’Ue. «Se poi prendono 8, ti rimangi tutto?».
EUROPA RICATTABILE. Uno dei problemi che rimane, e rimarrà, è ad esempio la legge anti-terrorismo della Turchia, che è così ampia e vaga da permettere l’arresto di chiunque critichi il presidente Erdogan. Tutto porta a pensare che non sarà mai riformata. Ankara, del resto, non ne ha bisogno perché sembra essere ben conscia che la gestione dei migranti ha reso ricattabile l’Unione Europea. Il premier turco Ahmet Davutoglu ha già dichiarato il 28 aprile che se l’accesso all’Europa non verrà garantito ai turchi, salterà l’accordo sui profughi.
ERDOGAN SBRUFFONE. Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha assicurato che «la liberalizzazione dei visti ci sarà solo quando Ankara soddisferà tutti i criteri». Il vicepresidente della Commissione Europea, Frans Timmermans, riecheggiando le promesse di Angela Merkel a marzo, ha assicurato il 28 aprile che non verranno fatte «eccezioni» per nessuno. Ma tutti sembrano sapere che non è così, tanto che Erdogan si permette di fare lo sbruffone minacciando di far saltare il banco: «L’Ue ha bisogno della Turchia più di quanto la Turchia abbia bisogno dell’Ue».
PIÙ IMMIGRAZIONE IRREGOLARE. La liberalizzazione dei visti è un tema molto caldo soprattutto in Germania, dove la comunità turcofona conta già 11 mila unità, ma anche in Olanda. A Berlino molti temono che l’immigrazione irregolare aumenterà, soprattutto perché in Turchia vivono già più di 400 mila sfollati a causa della guerra tra turchi e curdi. Molti dei turchi che entreranno in Europa ci resteranno anche dopo i 90 giorni, facendo perdere le proprie tracce. Secondo fonti del governo tedesco, il timore è «fondato», così come quello che aumenti il rischio attentati nei paesi europei.
DECISIONE POLITICA. L’ultima parola, in ogni caso, spetta al Consiglio Europeo, che riunisce i leader di tutti i 28 membri dell’Unione. La sua decisione dovrà poi essere ratificata dal Parlamento Europeo. Poiché la Turchia non è in grado di rispettare i patti, la scelta sarà tutta politica. L’Ue, e soprattutto la Germania, sta per permettere a Erdogan di riportare una vittoria storica, una delle più grandi della sua carriera.
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