Perché la sinistra non dovrebbe festeggiare troppo l’incriminazione di Trump

Di Redazione
31 Marzo 2023
Per l'Economist è «un errore», un caso «incerto e tecnico» che potrebbe addirittura favorire l'ex presidente. La scelta di procedere lo stesso e le incognite giuridiche
Donald Trump
Donald Trump parla ai suoi sostenitori a Wako, in Texas, lo scorso 25 marzo (foto Ansa)

«Perseguire Donald Trump per Stormy Daniels sembra un errore», commenta laconico il settimanale liberal inglese Economist, spiegando che «Il caso è troppo incerto e tecnico per fornire la chiarezza di cui l’America ha bisogno». Se bisogna provare a fare fuori l’ex presidente per via giudiziaria va fatto bene, insomma. Ieri il gran jury convocato dalla procura distrettuale di Manhattan ha votato per incriminare di Donald Trump. È la prima volta che succede a un ex presidente degli Stati Uniti.

I pagamenti di Trump alla pornostar Daniels

La sua apparizione in tribunale è prevista per martedì, quando saranno resi noti i 34 i capi di imputazione per falsificazione di documenti aziendali di cui Trump è accusato. L’incriminazione – scrive il Corriere – «sarebbe legata ai pagamenti alla pornostar Stormy Daniels per farla tacere su un presunto rapporto sessuale risalente al 2006. L’ex avvocato di Trump, Michael Cohen, dice di aver versato quei soldi di tasca sua durante la campagna elettorale del 2016, poi rimborsato dalla Trump Organization sotto forma di “spese legali”. Pagare Stormy Daniels in sé non è illegale; è possibile che la procura voglia dimostrare che Trump abbia falsificato la natura delle spese, violando la legge di New York, e che avesse l’obiettivo di “influenzare le elezioni” del 2016 (come sostiene Cohen) e abbia violato le leggi sui finanziamenti elettorali ricavando quei fondi dai fondi per la sua campagna».

Esulta la sinistra, ma con moderazione. Scrive ancora l’Economist che una vicenda del genere «per un altro politico segnerebbe la fine di una carriera politica. Nel caso di Trump, la domanda è fino a che punto un’accusa agirà da carburante per un movimento che sembrava essere in calo. Trump ha raccolto fondi per settimane sulla scia del suo imminente atto d’accusa».

Puritanesimo e nuove frontiere del diritto

A scrivere che i Democratici non dovrebbero festeggiare è lo Spectator, che in un’analisi di Ben Domenech spiega: «Le accuse – che Trump ha negato e che secondo lui equivalgono a una “persecuzione politica” – sono discutibili. Nessun serio studioso di diritto crede che siano sostenibili». E poi ci sono le reazioni opposte di Democratici – stranamente pacati per un caso che un tempo li avrebbe fatti ballare per strada – e Repubblicani, che pensano addirittura che questa incriminazione aiuterà Trump. È difficile usare come arma questo caso per i Dem, e non solo per la sua scarsa fondatezza: per un elettore americano «nell’era post-Bill Clinton, i pagamenti segreti sono addirittura un crimine?», si chiede lo Spectator.

Non solo: il procuratore distrettuale di Manhattan che guida il caso, Alvin Bragg, è un democratico che si è vantato durante la sua campagna elettorale di aver fatto causa a Trump e alla sua amministrazione più di 100 volte. Difficile non politicizzare il caso, dunque. «Il punto è che per quanto sconvenienti siano queste cose, non sono nuove – conclude l’editorialista dello Spectator – e gli americani, con rare eccezioni puritane, non ne sono interessati. Impegnarsi in un simile attacco legale storicamente senza precedenti a un ex presidente stabilisce un nuovo standard per quanto lontano sono disposti a spingersi i partigiani del diritto – e non farà che aumentare, almeno a breve termine, i livelli di sfiducia tra gli elettori per tutti i sistemi in cui noi dovremmo avere fiducia in quanto cittadini di questo paese».

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