La rivincita di Trump
«Questa è una magnifica vittoria che ci consentirà di rendere l’America di nuovo grande. Questo è un movimento mai visto prima, questo è il più grande movimento della storia». Lo ha detto Donald Trump festeggiando la vittoria al Convention Center di Palm Beach, Florida. «Abbiamo fatto la storia, metteremo a posto gli Stati Uniti», ha aggiunto il candidato repubblicano, facendo poi riferimento agli attentati subiti in campagna elettorale: «Qualcuno mi ha detto che Dio mi ha risparmiato per un motivo. E ora completeremo la mission: manterrò le promesse. Voglio ringraziarvi. Non inizierò guerre ma le fermerò», ha detto ancora davanti ai suoi sostenitori mentre ancora tace la sua avversaria Kamala Harris.
L’ufficialità è arrivata verso la metà della mattina di oggi, mercoledì 6 novembre 2024: Trump ha vinto praticamente in tutti gli Stati chiave considerati indecisi fino a ieri e determinanti per la vittoria. Quando restano ancora da assegnare i collegi di 4 stati, si prospetta addirittura un possibile 312 a 226 a suo favore. “Trump storms back”, titola il New York Times, quotidiano da sempre ostile al candidato repubblicano, parlando del suo «sorprendente ritorno al potere» sancito dalle urne e “benedetto” questa volta con ogni probabilità anche dalla maggioranza del voto popolare.
Il partito repubblicano ha anche ottenuto la maggioranza dei seggi in Senato.
Donald Trump won an election that will return him to the White House by securing Wisconsin, the same state that put him over the top when he won in 2016. https://t.co/vNyURdNHtn pic.twitter.com/rSduCZYieL
— The Associated Press (@AP) November 6, 2024
Trump si aggiudica stati in bilico e voto popolare
Trump ha conquistato Georgia, Carolina del Nord, Pennsylvania e Wisconsin. Anche Michigan e Nevada sono a un passo dall’essere vinti dal repubblicano e l’Arizona sembra avviata allo stesso destino, comunque già la vittoria in quattro nei quattro cosiddetti “swing states” appena citati è sufficiente per stabilire la sua elezione. E secondo la Cnn, il tycoon sarebbe molto avanti anche nel voto popolare: 51 per cento contro il 47,4 per cento della sfidante, il che equivale a un divario di circa 5 milioni di preferenze.
Kamala Harris è indietro in tutti gli stati in bilico ancora non assegnati, ma nonostante lo spoglio sia ancora in corso, con la sconfitta in Pennsylvania le sue possibilità di vittoria si sono ridotte al lumicino. Lumicino che il dato del Wisconsin ha provveduto a spegnere.
Sette stati in bilico negli Usa
Se le elezioni andranno come ampiamente previsto dalla maggior parte dei sondaggisti, Trump può contare su 219 grandi elettori “sicuri”, mentre la Harris su 226. Per conquistare la Casa Bianca ne servono almeno 270 e tutto dipenderà da come repubblicani e democratici si divideranno i sette stati in bilico: Pennsylvania (che garantisce 19 grandi elettori), Georgia (16), Carolina del nord (16), Michigan (15), Arizona (11), Wisconsin (10) e Nevada (6).
Secondo il New York Times, «la via migliore verso la presidenza per Trump è la vittoria in Pennsylvania, Georgia e Carolina del Nord. Per la Harris, invece, in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin».
Le differenze rispetto a quattro anni fa
Quattro anni fa, anche a causa del testa a testa serrato tra Joe Biden e Trump, ci sono voluti quattro giorni prima di avere certezze sul vincitore delle elezioni. Inizialmente, Trump sembrava in vantaggio, poi il calcolo del voto anticipato e delle schede arrivate (in ritardo) per posta hanno ribaltato il risultato, alimentando accuse infondate di brogli elettorali.
Quest’anno lo spoglio dovrebbe procedere più velocemente grazie alle riforme approvate da molti stati, che hanno consentito agli scrutatori di elaborare in anticipo le schede arrivate prima dell’election day (quasi 79 milioni quest’anno).
Soprattutto, molti più repubblicani si sono affidati al voto anticipato rispetto a quattro anni fa. I primi risultati ufficiali a essere pubblicati, dunque, per quanto parziali, dovrebbero essere più attendibili.
Le priorità degli americani
Secondo i sondaggi, per gli americani il tema decisivo è quello economico, più di aborto e immigrazione. Ma gli elettori sceglieranno tra Trump e Harris non tanto in base ai dati e ai risultati, bensì secondo la percezione della propria condizione, che non sempre combacia con i freddi numeri.
Altro tema cruciale su cui dovrebbero giocarsi le elezioni presidenziali è quello dell’immigrazione. Joe Biden è stato fortemente criticato in modo bipartisan per la sua gestione del confine con il Messico: dopo aver tentato un approccio “più umano” rispetto a Trump, davanti al fallimento dei provvedimenti adottati, ha dovuto copiare il tycoon. Kamala Harris ha cercato di discostarsi dall’amministrazione in cui ha servito come vicepresidente per quattro anni, presto sapremo se in modo efficace oppure no.
La politica estera di Trump e Harris
Se Trump dovesse vincere le elezioni, come scritto in un’analisi su Tempi da Rodolfo Casadei, cercherà di “sistemare” il mondo. In primo luogo, «mettendo il sigillo a una seconda Yalta, che restauri e ridefinisca le rispettive sfere d’influenza degli Stati Uniti e dei loro alleati europei e asiatici da una parte, della Russia e dei suoi alleati bielorussi e nordcoreani dall’altra». In secondo luogo, impostando «una terza Yalta, stavolta con la Cina, però alle condizioni di Washington, da imporre non con l’uso delle armi, ma con le pressioni commerciali e finanziarie». L’obiettivo è sempre lo stesso: evitare nuove guerre.
Se vincerà la Harris, invece, non si discosterà molto dalla linea di Biden e seguirà la cosiddetta hegemonic stability theory, la teoria secondo la quale, perché il mondo sia un posto dove è bello vivere, è necessario preservare e ampliare l’egemonia degli Stati Uniti sul piano internazionale.
Le elezioni Usa più tese di sempre
A giudicare dai sondaggi, Trump sembra più in linea con le priorità degli americani rispetto a Kamala Harris. In tanti, però, non sopportano (per non dire detestano) i modi aggressivi e il disprezzo per le istituzioni che il tycoon dimostra a ogni comizio.
Gli americani voteranno dunque Trump nonostante Trump? Lo spoglio elettorale è appena iniziato. Solo i risultati ufficiali e definitivi forniranno risposte ai tanti interrogativi sollevati dalle elezioni più tese e combattute degli ultimi decenni.
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