Contenuto riservato agli abbonati
Nemmeno i sostenitori più leali e convinti di Kamala Harris mostrano entusiasmo per le sue credenziali in materia di politica estera. Il Financial Times ha scritto che in caso di vittoria alle elezioni del 5 novembre costei «entrerebbe nello Studio Ovale con una delle visioni del mondo e del posto dell’America nello stesso meno articolate rispetto a qualsiasi presidente entrante nella storia moderna». E Slate, che pure mette in evidenza che da vicepresidente l’ex procuratrice ha visitato 21 paesi nel corso di 17 missioni all’estero e incontrato più di 150 leader internazionali (grosso modo la stessa performance di un Roberto Formigoni da governatore di Regione Lombardia), subito dopo aggiunge: «Alcuni di questi viaggi equivalevano a meccanici frammenti di protocollo».
Dunque la politica estera di una Kamala Harris presidente degli Stati Uniti sarà sfocata o – echeggiando l’accusa rivolta ai quattro anni di presidenza Trump – imprevedibile? Assolutamente no. Da presidente la ex proc...
Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno