«Non proverò mai la gioia di vedere i figli dei miei figli», così Trudy Perry, 49 anni, imprenditrice inglese, ha raccontato all’inglese Mirror il dramma di una storia da lei voluta e disegnata alla perfezione. Un disegno che, programmato nei suoi particolari (il quando, il dove, il partner ideale), ha avuto un solo effetto: lasciarle dei grandi rimorsi.
UNA VITA DI CALCOLI. A 16 anni Trudy rimase incinta per la prima volta e decise di abortire. «L’unica lezione che ci veniva impartita al liceo – ha raccontato – era che non dovevamo neppure considerare di rimanere incinte». Un medico, senza il consenso dei genitori, le firmò le carte. Quando il padre e la madre, a causa di un disguido, vennero a conoscenza dell’aborto non furono in grado di affrontare con lei il tema e tutto si risolse in un abbraccio di compatimento, poi il silenzio. L’anno successivo, a 17 anni, Trudy rimase di nuovo incinta. Non era sicura della paternità, eppure il suo ragazzo di allora, Dave, di 19 anni, le promise che «sarebbe rimasto al mio fianco». Niente. Abortì due gemelli al quinto mese di gravidanza. «Io e mia madre – ha spiegato – uscimmo dalla clinica in lacrime. Il senso di colpa era enorme. Avevo abortito due volte, ma i figli scomparsi erano tre».
«MI MANCAVA MA NON ERA CHI VOLEVO». A 22 anni il primo matrimonio, ma «la nostra relazione era troppo turbolenta». Quindi, dopo 12 mesi, il trasferimento in un’altra città. L’anno successivo, 24enne, la ragazza passò la notte con un collega. Esito del test di gravidanza: positivo. Ma, poiché «ancora non erano il momento né l’uomo giusto» il nuovo aborto alla decima settimana di gestazione, senza dire nulla al padre del piccolo.
Trudy cambiò lavoro e divenne assistente del personale in un salone di bellezza. Qui, a 28 anni, incontrò Charles, un uomo di 33, divorziato e con un figlio. L’innamoramento tra i due finì quando lei rimase incinta per la quarta volta. Quella volta, ha raccontato al Mirror, si sentiva felice e pronta per diventare madre. Ma non aveva fatto i conti con i desideri del fidanzato. Ennesimo aborto, quello di cui la donna si dice oggi più pentita.
A Boston il nuovo matrimonio con un compagno che, però, «non voleva figli». Non servirono nemmeno i sotterfugi: Trudy smise di prendere la pillola, inutilmente. «Ogni mese ero in lacrime, mi odiavo».
Quindi la ricerca di un terzo marito, Giuseppe, di 46 anni. Una nuova fuga e il ritorno in Inghilterra. Qui la decisione di vivere per la carriera e rimanere da sola. Infine, nel 2004, la storia con l’attuale compagno: Graham che «amo, ma che purtroppo si era già fatto sterilizzare». Una conclusione amara: oggi che ha trovato il suo uomo ideale «sono triste perché i miei figli non sono mai nati». Quando ci pensa, è «sopraffatta dalla tristezza».