Trovare lavoro in Italia negli anni della crisi più nera? Succede solo da McDonald’s: «Mille nuovi posti nel 2014»

Di Matteo Rigamonti
29 Gennaio 2014
Intervista all'ad Roberto Masi: «I giovani che abbiamo incontrato hanno voglia di lavorare e non hanno paura di partire dal basso. Il 94 per cento dei nostri contratti è a tempo indeterminato»

frame spot McDonald'sTornare a crescere si può. Ma per uscire dalla crisi in cui è impanato il Paese è necessario ritrovare il coraggio di «investire», «rimboccarsi le maniche» e «lavorare». Senza avere paura di «partire dal basso» se davvero si vuole fare carriera. Così legge il difficile momento che l’Italia sta attraversando Roberto Masi, amministratore delegato di McDonald’s Italia. La multinazionale celebre in tutto il mondo per i suoi hamburger, infatti, ha appena «annunciato un piano di investimento sicuramente ambizioso, ma sul successo del quale non abbiamo dubbi, e stiamo parlando per il 2014 di mille nuovi posti di lavoro in 35 nuovi ristoranti», spiega Masi a tempi.it. «È sicuramente un piano che nasce a partire da una grande fiducia nei confronti dell’Italia, e anche dalla voglia di dimostrare che un modo per guardare avanti e superare questo momento esiste». L’Italia, infatti, prosegue Masi, «è sempre stato e continua a essere un mercato chiave all’interno del sistema McDonald’s, ed è proprio da questa centralità che nasce il nostro piano di sviluppo triennale».

Masi, ormai si ripete dappertutto che il problema in Italia è che manca il lavoro. Voi da quale cilindro lo tirate fuori?
McDonald’s a fine 2012 ha fatto un annuncio importante: 3 mila nuovi posti di lavoro in 3 anni. Per andare a cercare queste persone, per raccontare loro cos’è McDonald’s, per dare concretezza alla nostra promessa l’azienda ha deciso di organizzare il McItalia Job Tour, l’evento itinerante di selezione del personale impiegato per le nuove aperture in tutto il Paese. Nel nostro caso è l’azienda che va incontro al candidato, per conoscerlo nel suo territorio e per farsi conoscere da lui nella sua realtà territoriale. Nel 2013 abbiamo fatto 15 tappe, ricevuto oltre 20 mila candidature e incontrato circa 1.500 persone. E da questi incontri è emersa un’immagine dell’Italia che cerca lavoro molto diversa da quella che a volte ci viene raccontata. I giovani che abbiamo incontrato hanno davvero voglia di lavorare, non hanno paura di rimboccarsi le maniche né di partire dal basso. Forse risiede proprio in queste caratteristiche la ricetta per trovare un lavoro in questo periodo nel nostro Paese.

McDonald's  Servizio fotografico Dirigenti Foto: Simone ComiMcDonald’s, però, talvolta viene criticata sui media per la precarietà dei contratti che offre ai suoi dipendenti. È così?
Il 94 per cento dei dipendenti che lavorano da McDonald’s è assunto con una forma contrattuale a tempo indeterminato, contro una media nazionale del settore del 72 per cento. La modalità di ingresso che privilegiamo è quella dell’apprendistato, che nel 99 per cento dei casi viene confermata alla scadenza. In più, in McDonald’s tutti possono crescere e fare carriera, basti pensare che oltre il 90 per cento dei direttori dei ristoranti ha iniziato dal gradino più basso e il 40 per cento degli impiegati della sede centrale proviene dai ristoranti.

Il mercato del lavoro italiano è da migliorare?
È fondamentale che il lavoro diventi il primo tema dell’agenda di governo. Per questo abbiamo accolto positivamente il Jobs Act di Renzi: una proposta che mira a sostenere le aziende che in Italia creano occupazione non può che vederci favorevoli. Ci permettiamo di dare il nostro contributo sottolineando la necessità di sostenere anche le aziende che investono in formazione, un volano importante per la “impiegabilità” dei giovani sul mercato del lavoro. Noi ogni anno investiamo circa 800 mila ore di formazione dedicate ai nostri dipendenti. In Francia questo equivale a un titolo di studio professionale e riconosciuto a livello nazionale.

La vostra ricetta vale solo per un grande gruppo come McDonald’s oppure anche per i più piccoli?
Sicuramente in questo momento le piccole imprese faticano a superare alcune rigidità del sistema, come per esempio l’accesso al credito o la scarsa flessibilità del mercato del lavoro. Ecco perché per loro può essere più difficile impegnarsi in un progetto di lungo periodo come il nostro.

@rigaz1

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3 commenti

  1. Luca

    E poi non vendono nemmeno i donuts.Bah!

  2. Livio

    Se ti azzardi a inventare un’ insegna che vagamente possa ricordare Mc Donald, ti levano la pelle questi.

  3. Esaki

    “Sicuramente in questo momento le piccole imprese faticano a superare alcune rigidità del sistema”

    E faticano pure a vendere panini quando un nuovo McDonald viene costruito.

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