Trattativa Stato-Mafia, consegnati al gup un milione di pagine di atti

Di Chiara Rizzo
30 Ottobre 2012
Si è tenuta ieri la prima udienza preliminare per il processo sui presunti accordi: la difesa di uno degli ufficiali dei carabinieri ha richiesto la ricusazione del gup Morosini

Ieri si è tenuta a Palermo la prima udienza preliminare del processo per la trattativa Stato-Mafia, davanti al Gup Piergiorgio Morosini. L’udienza si è conclusa con un rinvio ad una nuova udienza il 15 novembre prossimo. Ieri erano presenti solo due dei dodici imputati: l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino e Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito. Erano collegati in video conferenza, invece, i boss imputati Totò Riina, il “capo dei capi”, il suo successore nella “cupola” Leoluca Bagarella, e il “medico della mafia” Nino Cinà. Il legale di uno degli ufficiali dei carabinieri imputati, il capitano Giuseppe De Donno (indagato insieme al suo superiore, Mario Mori) ha presentato una richiesta di ricusazione del processo perché il Gup avrebbe appunto già espresso le proprie convinzioni personali sulla trattativa in un suo libro (Attentato alla giustizia, uscito nel 2011 per i tipi dell’editore Rubbettino). La prossima udienza potrebbe slittare in attesa che la corte di appello di Palermo si pronunci sulla ricusazione e l’eventuale invio del processo ad altro Gup.

UN MILIONE DI PAGINE. I pm (tra cui vi è ancora il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, oltre al segretario palermitano dell’Anm, il pm Nino Di Matteo) hanno depositato in quest’udienza anche il voluminoso fascicolo con i loro atti, comprendente oltre un milione di pagine di documenti, tra interrogatori, intercettazioni e atti di indagine. Per questo, è possibile che ai pm venga chiesto di sintetizzare gli atti in una memoria da consegnare al Gup.

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«FORTE EMOZIONE». All’uscita dall’aula bunker dove si è tenuta l’udienza, il pm Antonio Ingroia, superando la folla di “agende rosse” che ha manifestato con uno striscione fuori dall’aula (il gruppo era guidato da Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso dalla mafia) ha dichiarato: «Provo una grande emozione perché è l’inizio di un processo importante, ma anche perché sono i miei ultimi giorni a Palermo e questa potrebbe essere la mia ultima udienza da procuratore aggiunto qui». Ingroia, infatti, già dallo scorso settembre, sarebbe in procinto di partire per il Guatemala, dove andrà a svolgere un incarico per conto dell’Onu. La partenza tuttavia è stata costantemente rinviata dal pm, che comunque oggi assicura di proseguire il suo impegno: «Non come pm o investigatore perché dal Guatemala è un po’ difficile, ma senza fare passi indietro, anzi facendo passi avanti potrò contribuire affinché cresca un movimento per la verità e la giustizia sulla stagione più buia della nostra storia».

PARTI CIVILI. Sono state presentate nove richieste di costituzioni di parte civile al processo: il Governo, il comune di Palermo, il centro Pio La Torre, il Prc (Rifondazione comunista), i familiari dell’eurodeputato Salvo Lima (ucciso dalla mafia nel marzo ’92) e anche l’ex capo della polizia ed ex capo del Dis (dipartimento informazioni per la sicurezza) Gianni De Gennaro, calunniato da Massimo Ciancimino, che lo avrebbe indicato come coinvolto nella trattativa, e Salvatore Borsellino: il gup Morosini si è riservato di decidere su queste richieste. Il Governo non si costituirà parte civile, in ogni caso, contro l’ex ministro Mancino, accusato di falsa testimonianza.

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