Togliere l’Imu sulla prima casa. Ma i Comuni alzeranno le aliquote sulle seconde abitazioni?
Due miliardi di euro o poco più. Tanto costerà alle finanze pubbliche, come mancato introito, la sospensione del pagamento a giugno della prima rata dell’Imu sulla prima casa, appena annunciata dal neo premier Enrico Letta e da adottarsi come uno dei primissimi provvedimenti del nuovo governo. Una cifra che lieviterebbe, poi, a quattro miliardi di euro nell’ipotesi di abolizione totale, sempre sulla prima casa, s’intende, e che sarà interamente scontata dai Comuni. Quale che sarà la decisione dell’esecutivo Letta, però, una cosa è certa fin da ora e cioè che «l’effetto negativo e non desiderato di questa misura sarà quello di incentivare i Comuni, fin da subito, ad innalzare al massimo consentito dalla legge le aliquote dell’Imu sulla seconda casa», come spiega a tempi.it Massimiliano Casto, tributarista e consulente del lavoro.
FINO AL 16 NOVEMBRE. «I Comuni avranno tempo fino al 16 novembre per deliberare su quali aliquote intendono adottare», precisa Casto, «e, visto che i Comuni da qualche parte devono pur attingere per assicurarsi risorse, è facile prevedere che le aliquote sulle seconde case schizzeranno al massimo». Del resto, sull’entità delle loro finanze, «grava già una notevole incognita, che è quella della Tares, la tassa che sostituisce la Tarsu, maggiorandola di 0,40 centesimi di euro in più per le spese sui servizi indivisibili, vale a dire sicurezza, illuminazione e manutenzione delle strade: teoricamente, infatti, già a giugno dovrebbe iniziare la riscossione, ma ancora, non c’è nulla di certo».
PIU’ EQUITA’. E mentre si avviano le discussioni se abolire l’Imu sulla prima casa oppure renderla semplicemente più progressiva ed equa («si è parlato di portare la franchigia per le detrazioni dagli attuali 200 a 500 euro», puntualizza Casto), non bisogna dimenticare, però, che «il governo Monti ha persino rivisto aumentandole le rendite catastali con il decreto cosiddetto “Salva Italia”», il decreto 201 del 2011. Mentre, come ricorda Casto, ciò che è da rivedere, in Italia, sono proprio le categorie catastali e la loro tassazione, diversificando da caso a caso, e ispirandola a criteri di maggiore progressività ed equità, alla luce anche dei diversi redditi dei contribuenti.
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