
Tav, caos nel governo sulle compensazioni

Le “compensazioni territoriali” collegate alla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione rischiano di finire sotto la mannaia dei tagli del Governo, anche se dall’esecutivo (a voce) provengono rassicurazioni. Stante a quanto stabilito dal Cipe, infatti, si passerebbe da 112,5 milioni previsti dagli accordi a 42 (ovvero 32 più i 10 già versati come anticipazioni). Una decisione quella dei “burocrati ministeriali”, con tanto di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, che nasce dall’attribuzione di un’aliquota al 2% sull’importo complessivo dell’opera, come prevede la normativa vigente. Imputazione che non tiene conto degli accordi previsti dalla Legge Obiettivo, quando la legge prevedeva il 5% e sulla base di quella cifra si trovò l’accordo complessivo.
Dopotutto anche il progetto definitivo di Ltf (ora Telt), ovvero la società italo-francese che ha l’appalto della tratta, aveva previsto l’importo di 112,5 milioni per le opere dal lato Italia. La decisione, anche se da Luca Lotti e Graziano Delrio giungono rassicurazioni sul ristabilimento della cifra originaria (“i fondi mancanti verranno attribuiti con le future approvazioni progettuali”), incontra la netta contrarietà del presidente dell’Osservatorio Paolo Foietta, che rivendica “il necessario rispetto dei patti”, ricordando che “abbiamo 31 luglio approvato all’unanimità il programma dei lavori per il prossimo anno e mezzo, sulla scorta dell’originario impegno”. Contro quello che definisce “un vero e proprio blitz estivo” interviene il senatore Stefano Esposito, da sempre fautore dell’opera e neoassessore ai Trasporti a Roma, che chiede che il Governo sia conseguente alla priorità attributi all’opera.
Mentre il movimento dei contrari perde peso e mordente, il taglio potrebbe creare difficoltà nel fronte dei sindaci favorevoli al progetto o, almeno, al dialogo. Che la Tav si faccia sembra un fatto acclarato, anche per questo la certezza sulle compensazioni è decisiva.
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