Se la Cina dovesse invadere Taiwan, che cosa farebbero gli Stati Uniti? Negli ultimi 40 anni Washington ha evitato di rispondere in modo conclusivo a questa domanda, per ragioni diplomatiche e strategiche, e Taipei ha sempre fatto buon viso a cattivo gioco sapendo di poter contare in linea di massima sull’appoggio (anche militare) americano. Ma in un momento in cui aumentano le tensioni lungo lo stretto di Taiwan, il paese sente il bisogno di avere certezze.
SIETE PRONTI A DIFENDERCI?
«Taiwan ha bisogno di un certo grado di chiarezza», ha dichiarato giovedì Hsiao Bi-khim, a capo dell’ufficio di rappresentanza di Taipei a Washington, che fa le veci di fatto di un’ambasciata. Hsiao non pensa che la Cina «stia preparando un attacco militare su larga scala», ma c’è sempre «il rischio di un incidente», riporta il Washington Post. Di qui la necessità che venga affermato in modo chiaro che «la forza militare non è tollerata e che ci sono molti attori nella regione interessati a garantire la stabilità e la pace». Il linguaggio è volutamente vago, ma il senso non lo è: gli Usa dicano se sono pronti a venire in nostro soccorso.
L’allarme intorno a una possibile invasione di Taiwan è aumentato non solo per la dura presa di posizione di Pechino su Hong Kong, ma anche per alcune recenti mosse e dichiarazioni della gerarchia comunista. Durante un’ispezione ai corpi dei marine nella città di Chaozhou, racconta la Cnn, il presidente Xi Jinping ha ordinato alle truppe di «prepararsi con tutte le energie mentali e fisiche alla guerra»: «Restate in allerta, siate assolutamente fedeli, assolutamente puri e assolutamente affidabili», ha aggiunto.
LA CINA SIMULA L’INVASIONE DI TAIWAN
Poco prima del 10 ottobre, giorno in cui Taiwan celebra la propria festa nazionale, l’esercito cinese ha simulato un’invasione anfibia in grande stile dell’Isola, diffondendo sull’emittente televisiva statale dedicata alle forze armate un video dell’esercitazione decisamente minaccioso (vedi sopra). Taiwan ha risposto riproponendo il video di un’esercitazione nella quale le sue truppe respingono un tentativo di invasione.
Davanti a questa situazione di crescente tensione, gli Usa non hanno ancora risposto alla richiesta della rappresentante taiwanese Hsiao. Un mese fa, però, il diplomatico americano Richard Haass, presidente dal 2003 del Council on Foreign Relations, insieme a David Sacks ha scritto su Foreign Affairs che «gli Stati Uniti dovrebbero adottare una politica di chiarezza strategica, affermando in modo esplicito che risponderanno a ogni tentativo cinese di usare la forza contro Taiwan». Gli Usa dovrebbero cambiare politica proprio perché la crescente assertività cinese e il silenzio americano stanno rendendo inefficace la classica strategia della deterrenza. L’obiettivo è sempre lo stesso: «Evitare un conflitto nello Stretto di Taiwan».
Foto Ansa