L’imbattibile convenienza del “woke capitalism”, la nuova gallina dalle uova d’oro (o meglio arcobaleno) delle multinazionali. Così qualunque campagna progressista può diventare occasione per fare profitti. Naturalmente nel nome dei diritti delle minoranze
Analisi di una ossessione così «totalizzante» da spingere le aziende a discriminare perfino i clienti in base all’appartenenza ideologica. Intervista al politologo Luigi Curini