
Svezia, ritirate le liquirizie “nere”. Più che razzismo, è tafazzismo

Svezia, attenti alla caramella razzista. L’ultima balordaggine politically correct affonda le mani nelle tasche dei bambini, là dove si nascondono le pericolose liquirizie della linea “Skipper Mix”, che la società tedesca Haribo non distribuirà più nei negozi dei paesi scandinavi. Il motivo? Le caramelle gommose sono finite nel mirino di diversi consumatori, considerate discriminatorie nei confronti delle persone di colore, poiché rappresentano alcune maschere di arte primitiva africana e centro-americana. Sono stereotipi datati, perché diffondere ancora queste immagini e darle pure in pasto ai più piccoli? Non potendo così rimuovere dalle confezioni una ad una le caramelle, la Haribo ha preferito ritirare dal mercato l’intera linea “Skipper Mix”. «L’idea iniziale della confezione era mostrare ciò che un marinaio poteva portare a casa se avesse fatto il giro del mondo. Tuttavia capisco le critiche e ritengo giusto ascoltare i consumatori», ha detto Ola Dagliden, direttore di Haribo Svezia.
LE MASCHERE. Il paradosso è che si bolla come razzista ciò che gli africani stessi dicono di sé: quelle maschere, infatti, sono la più tradizionale rappresentazione artistica coniata da diversi popoli del Continente Nero, souvenir ormai frequenti anche in Europa, tanto sulle bancarelle di qualche negozio equo-solidale quanto sui lenzuoli di commercianti abusivi nelle grandi metropoli. Chissà se anche loro dovranno stare attenti a denunce o segnalazioni. Ma al di là di ciò, quello che colpisce è l’assurdità della polemica, che è soltanto l’ultima di un Paese, la Svezia, che ha fatto del politically correct il mantra cui ispirare ogni sua politica, al cui centro ci sono spesso, guarda caso, i bambini.
LE ALTRE FOLLIE SVEDESI. A Stoccolma, ad esempio, c’è Egalia, l’asilo che lascia liberi i bimbi di scegliere il proprio sesso. Perché continuare ad alimentare differenze culturali dove i maschi giocano con le pistole e le femmine invece con le bambole? Via ogni tipo di distinzione, largo allo scambio di ruoli, con giocattoli misti e bambole asessuate. Un invito colto al balzo dalla Toytop, azienda che dei balocchi è tra le più grandi produttrici: per Natale 2012 fu distribuito il suo catalogo che pubblicizzava prodotti per bambini neutri. Lo scorso marzo fu pure presentata una legge per proporre di non usare più la formula “donna incinta” ma di passare a “persona incinta”, allargando il significato anche ai transessuali. Ma non ci sono soltanto le differenze di genere: quanto al razzismo, le caramelle Haribo si trovano al banco degli imputati assieme all’omino di pan di zenzero. Clamoroso fu il divieto che si sentì dare un bambino di 10 anni per una recita natalizia: voleva vestirsi proprio come il famoso biscotto, troppo marrone per le maestre del piccolo. Che hanno ragguagliato la madre del ragazzo di non insistere, e di evitare di essere doppiamente irrispettosa: nell’impasto del biscotto ci sono un’infinità di sostanze potenzialmente allergeniche. E mica si possono discriminare anche gli allergici.
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5 commenti
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Stefano,
La storia della donna incinta è presto spiegata: le donne registrate all’anagrafe come uomini non avevano diritto all’assistenza sanitaria specifica se incinte; questo perché la legge parlava di donne incinte. tutto qui.
Stanno messi peggio di noi , sti svedesi !
la teppa antirazzista, responsabile dell’invasione di tutta la straccioname ignorante del mondo, si rende sempre più ridicola.
Come? Vietato dire donna incinta? Perchè? Incinta può restare solo la donna. Ma cos’è il politically correct? Una deviazione del pensiero?!
e parlare qualche volta dei grandi proclami della nostra ministra alla liquirizia? dopo la contestata visita a brescia ecco due fatti: aumentato il personale presso l’ufficio rilascio permessi di soggiorno per diminuire i tempi di attesa. quindi un favore ai nostri ospiti ( ma padre toffari ha detto che non sono ospiti, ma CITTADINI. e il vescovo che ”bisogna accogliere tutti, TUTTI”.) SECONDO FATTO: grande festa dei PAKISTANI : 1800 presenze, NESSUNA DONNA. le pakiSTANNO A CASA! ha sfilato anche l’associazione che ha promosso il ricorso al tar lombardia contro il piano regolatore di brescia che non prevedeva costruzione di nuove moschee . la CGIL e il sindaco per ora tacciono. di solito quando si tratta di difendere gli extracomunitari e attaccare i leghisti o il centrodestra sono dei lampi. le femministe stanno a fa’ la calza.