Lo Stato di Washington ha presentato un rapporto ufficiale sulle cifre del suicidio assistito nel 2012. La pratica, legalizzata il 5 maggio del 2009, permette ai medici di fornire un farmaco letale alle persone affette da gravi malattie con meno di sei mesi di aspettativa di vita che ne facciano richiesta.
AUMENTANO LE RICHIESTE. I risultati del rapporto non sono incoraggianti e mostrano un incremento di decessi e di richieste. Nel 2012, 83 persone sono morte con il suicidio assistito, rispetto alle 70 del 2011 e alle 51 del 2010. Rispetto al 2010, c’è stato un incremento di decessi del 63 per cento. Anche il numero di prescrizioni è salito (non tutti quelli che richiedono il farmaco poi lo ingeriscono effettivamente): sono state 121 l’anno scorso, contro le 103 del 2011 e le 87 del 2010. Un incremento del 39 per cento rispetto al 2010.
IRREGOLARITÀ. Come rivela il rapporto, solo in tre casi su 121 ai pazienti che hanno richiesto il farmaco letale i medici hanno prescritto una valutazione psichiatrica. Una persona ha aspettato 150 settimane prima di assumere il farmaco, altre 17 hanno atteso oltre sei mesi. Il medico che ha prescritto il farmaco è stato presente al momento dell’ingestione solo 5 volte e una persona è morta non subito dopo l’assunzione ma 16 ore dopo. Il rapporto mostra anche delle irregolarità avvenute: su 121 casi di prescrizione, in 10 non è stata presentata la richiesta scritta obbligatoria per legge, mancano 13 certificati di morte, in quattro casi la farmacia non è stata in grado di rilasciare la prova della consegna del farmaco e in 11 non c’è la relazione del medico consultato. Le irregolarità potrebbero essere molte di più ma dal momento che i dati non sono verificati da terzi, ma devono essere forniti dal medico che prescrive il farmaco è difficile venire a conoscenza di ulteriori eventuali abusi. È molto difficile, infatti, che un medico denunci se stesso.
CONTROLLARE LA MORTE. Secondo uno studio condotto dal Seattle Cancer Care Alliance (Scca), la maggior parte delle persone che fa richiesta del suicidio assistito non adduce come motivazione il «dolore insopportabile», ma «la volontà di essere indipendenti e avere il controllo sulle condizioni e il momento della loro morte».