
«Avere il controllo sulla propria morte»: perché gli abitanti di Washington scelgono il suicidio assistito
Non è il “dolore insopportabile” a portare gli abitanti dello Stato di Washington a richiedere il suicidio assistito, secondo uno studio pubblicato l’11 aprile sul New England Journal of Medicine da Elizabeth Trice Loggers, responsabile delle cure palliative al Seattle Cancer Care Alliance (Scca). Nello Stato di Washington il suicidio assistito è legale dal 5 maggio 2009, grazie ad un referendum che ha approvato la legge sulla “Morte dignitosa”. Da allora alla fine del 2011, 255 persone hanno ottenuto dai medici una prescrizione per avere la dose letale con cui suicidarsi. Di questi, 40 sono stati trattati al Scca, che ha stilato un rapporto pubblicato appunto sul New England Journal of Medicine.
CONTROLLARE LA MORTE. Secondo lo studio, a fare richiesta del suicidio assistito sono «persone che vogliono essere indipendenti e vogliono avere il controllo sulle condizioni e il momento della loro morte». Delle 40 persone che hanno ottenuto il farmaco letale, 23 l’hanno assunto morendo in media dopo 35 minuti, 16 hanno deciso di non usarlo e sono morti per il decorso della malattia, mentre una persona ha assunto la dose letale ma ha impiegato più di un giorno a morire. La famiglia si è lamentata per il disagio e l’enorme stress causato da questa situazione.
SUICIDARSI IN PRIVATO. Come riporta lo studio, i pazienti hanno richiesto di morire con il suicidio assistito a causa della «mancanza di autonomia» (97%), della «incapacità a partecipare a attività piacevoli» (89%) e della «perdita di dignità» (75%). Solo il 22 per cento ha affermato di avere dolori insopportabili o di temere di averli in futuro. Secondo la legge, la medicina letale può essere consegnata solo a chi ha aspettative di vita inferiori o pari a sei mesi e deve essere assunta dal paziente senza l’assistenza del medico. Il paziente, inoltre, non può suicidarsi in un luogo pubblico.
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