Strage in Bulgaria, Meotti: «È un attacco agli ebrei in quanto tali»
A Burgas, in Bulgaria, alle ore 17:30 locali di ieri un pullmancon a bordo 44 turisti provenienti da Tel Aviv è esploso davanti all’aeroporto di Sarafovo, uccidendo 8 israeliani e provocando una trentina di feriti. Dura la reazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che punta il dito contro il regime iraniano. «Direi che è un attacco agli ebrei in quanto tali» dichiara a tempi.it Giulio Meotti, giornalista del Foglio.
L’esplosione del pullman in Bulgaria quindi ha a che vedere con l’antisemitismo?
Certo. Direi che è un attacco agli ebrei in quanto tali, in un periodo di vacanza, in un paese in cui i semiti sono pochissimi perché emigrati negli anni ’50. Resta ancora da vedere se sia stato un attacco degli iraniani o un atto di matrice religiosa islamica. È una tragedia simile a quella che avvenne a Bali nel 2002. Anche in quel caso si trattava di civili in vacanza.
Perché Netanyahu ha incolpato Ahmadinejad e l’Iran?
Perché nell’ultimo mese ci sono stati sette tentativi di attacchi a obiettivi israeliani, tra cui uno in Thailandia e un altro in Kenya. Qui, la scorsa settimana, sono stati arrestati due membri iraniani pronti a colpire obiettivi israeliani. In questi paesi è facile muoversi grazie a Hezbollah. Il Mossad, i servizi segreti israeliani, si è mosso in tempo e ha già un quadro preciso. Nei prossimi giorni bisognerà vedere se a Burgas l’attentato è stato suicida o di altro tipo. La pista più probabile è che i colpevoli appartengano all’asse libanese-iraniano. Ieri, inoltre, ricorreva il diciottesimo anniversario della strage di Buenos Aires, dove gli iraniani uccisero 85 ebrei. Un anniversario simbolico per una vendetta, dovuta alle continue uccisioni di scienziati iraniani per mano del Mossad.
Perché i servizi non sono riusciti a fermare questo attacco come in Kenya e Thailandia?
La Bulgaria è un paese in cui operano i movimenti islamici ed è stato un fallimento dell’intelligence israeliana. Non c’era nessun tipo di avviso che indicava come pericoloso viaggiare in quello Stato. Soltanto ora è stato sospeso ogni tipo di volo in Turchia, Bulgaria e Grecia.
Questo attentato potrebbe aver convinto Tel Aviv ad attaccare Teheran?
È molto plausibile. Bisogna vedere cosa farà Israele di fronte al collasso del regime siriano di Assad, che è il vero architrave della stabilità mediorientale. Sicuramente, si aprirà uno scenario di conflitto diretto, ma ci sono delle opzioni: la vendetta può essere subitanea o a lungo termine. Ma otto civili israeliani inermi uccisi dal regime di Teheran non lascerà Israele con le mani in mano.
Il regime iraniano è più debole da quando sono entrate in vigore le sanzioni dell’Ue a luglio?
Sì, l’embargo sta penalizzando l’economia. Lo speaker del Parlamento iraniano ha detto che la ricchezza interna del paese è diminuita del 20 per cento. Naturalmente, si parla di un impoverimento della popolazione, non dell’élite militare. Dubito che il regime collasserà per queste sanzioni e non credo neanche che sarà spinto a ritrattare il proprio programma atomico.
Un attacco militare potrebbe mettere l’Iran con le spalle al muro?
Soltanto se parliamo di un’iniziativa esterna, perché le opposizioni interne hanno sempre fallito come l’Onda verde del 2009. Se ci fosse un attacco congiunto di Israele e Usa contro le istallazioni atomiche del regime iraniano, il regime molto probabilmente cadrebbe. È un’operazione sicuramente faticosa, ma possibile.
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Prima di colpire l’Iran, Israele e gli USA dovranno mettere in sicurezza l’intero arsenale chimico siriano prima che cada nelle mani di Hezbollah (e ringraziamo il Cielo che Israele ha già distrutto i reattori nucleari siriani), per il resto aspettiamoci che qualche caserma dei pasdaran magari collegata ai progetti missilistici salti per aria come è successo alcuni mesi fa.