Spending review. Se il privato fa meglio dello Stato, perché non si ha il coraggio di cambiare l’Italia?

Di Matteo Rigamonti
12 Settembre 2014
Non basta un piano di risparmio sulle spese, ma c'è bisogno di una visione strategica. Il governo quando comunicherà la sua al Paese? Intervista all'economista Nicola Rossi (Istituto Bruno Leoni)

Cresce l’attesa per conoscere le misure di spending review al vaglio del governo Renzi. Il presidente del Consiglio, ospite da Bruno Vespa a Porta a porta, ha dichiarato che l’obiettivo di un piano da 20 miliardi di euro è quello di avere «non solo la manovra di tagli più grande mai fatta, ma anche denari da riutilizzare che possono essere messi, per esempio, per un miliardo nella scuola». Ma quanto saranno lontane le misure che adotterà l’esecutivo dal piano presentato dal commissario Cottarelli? E da dove deve partire una seria revisione della spesa? A rispondere alle domande di tempi.it è il professore di economia politica Nicola Rossi, anima dell’Istituto Bruno Leoni.

Rossi, secondo l’ex ministro Piero Giarda, incaricato della revisione della spesa durante l’esecutivo Monti, la spending review di Renzi «è solo un piano di risparmio sulle spese». È così?
È una descrizione corretta, se è vero tutto ciò di cui sentiamo il governo discutere in questi giorni, ovvero di una serie di tagli lineari imposti ai ministeri, ma senza volontà alcuna di decidere davvero come e dove risparmiare sulla spesa pubblica. A conferma del fatto che rottamare le persone è facile, un po’ meno le idee. Perché di tagli di questo tipo, purtroppo, se ne sono già visti fin troppi in passato.

Renzi, però, ha dichiarato che il governo «non sta facendo tagli lineari», come quelli che temono le Regioni sulla sanità pubblica. Di cosa necessita una seria spending review?
Una spending review autentica si connota per il suo carattere strategico. Non è soltanto un insieme di tagli, ma il ripensamento del complesso di attività, beni e servizi di cui uno Stato può farsi carico o meno. Per esempio, io credo che ci siano troppe università statali, forse sarebbe meglio lasciare spazio ai privati. Oppure, se il privato ha più successo nel collocamento, perché tenere in vita vecchie agenzie pubbliche? È di questo che si tratta, non di altro. È il ripensamento del ruolo dello Stato nell’economia.

È di questo che parla il piano Cottarelli?
Stando a quanto abbiamo letto finora sui giornali direi di sì e sembrerebbe trattarsi di una proposta molto ben fatta, professionalmente parlando. Riduzione delle municipalizzate e revisione della spesa sociale sono, ormai, aspetti imprescindibili. Certo, se il governo avesse messo online quel testo, come aveva lasciato intendere promettendo più trasparenza in materia di spending review, sarebbe stato molto meglio. Forse è un segno che anche la maggioranza di governo ancora non è pronta per fare una vera revisione della spesa.

Bisogna fare prima le riforme strutturali o la spending review?
La spending review, in termini strategici, è una riforma strutturale imprescindibile. Abbiamo disperatamente bisogno dell’una e dell’altra cosa.

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2 commenti

  1. Clo

    Concordo

  2. Filippo81

    Le aziende strategiche ,però,è meglio restino ,parzialmente, in mano allo Stato, La sovranità monetaria deve invece ritornare ai vari Stati dell’eurozona,Assurdo e tirannico che sia in mano ad una Spa come la bce, situazione che ci sta portando verso il baratro.

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