Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Esteri

Morirà prima il socialismo o il Venezuela? Viaggio in un paese ridotto in ginocchio da Chávez e dal suo (mezzo) successore

L'economia a rotoli, la corruzione dilagante, la criminalità fuori controllo, la miseria della gente e la repressione del tiranno Maduro. Così il rovinoso declino della "rivoluzione bolivariana" sta trascinando con sé tutto il paese

Alessio Falsavilla
21/06/2014 - 4:00
Esteri
CondividiTwittaChattaInvia

Occhi azzurri violentemente bistrati di nero. Un ovale da madonna fiorentina. La bocca piccola ma le labbra tumide da vera miss. Unica concessione all’informalità: i lunghi capelli castani chiari portati lisci e poco curati. Che ci fa una foto come questa fra i 44 ritratti di giovani sorridenti, mestamente allineati nelle loro lapidi di cartone ricoperte di cellophane, nel simbolico cimitero di Plaza Altamira dedicato ai caduti delle manifestazioni che dal febbraio scorso chiedono le dimissioni del presidente chavista Nicolas Maduro?

Prima di Hugo Chávez (salito al potere nel 1999 e passato a miglior vita, ancora presidente, nel marzo 2013) il Venezuela era il paese del petrolio scialacquato, delle donne più belle del pianeta (è il paese col maggior numero di Miss Mondo e il secondo dietro agli Stati Uniti per Miss Universo), delle masse diseredate (è venezuelana la più grande agglomerazione urbana informale di tutta l’America latina, Petare, alle porte di Caracas, che ha più di un milione di abitanti), della corruzione endemica. Dopo Chávez e con l’eredità del suo operettistico “socialismo bolivariano” il Venezuela è il paese in cui la gestione politicizzata, assistenzialistica e incompetente della rendita petrolifera farà letteratura per secoli a venire; dove i poveri sono poveri come prima ma più fanatizzati, manipolati e moralmente corrotti di prima; dove la corruzione si è ingrassata in parallelo all’aumento del prezzo del barile di petrolio (il paese è classificato al 160esimo posto su 177 stati da Transparency International); dove la criminalità è triplicata in 15 anni e le donne più belle del mondo muoiono assassinate: è successo a Monica Spear Moots, Miss Venezuela nel 2004, uccisa a gennaio da rapinatori durante una vacanza. E alla donna della foto in piazza Altamira: Génesis Carmona, Miss Turismo Carabobo 2013, ferita a morte in febbraio da un pistolero filogovernativo mentre partecipava a una manifestazione per le dimissioni di Maduro nella città di Valencia.

Così un volto che doveva stare sui megacartelloni della pubblicità o nelle pagine delle riviste glamour, emblema seriale della perfezione effimera e disimpegnata, è diventato un vero viso di persona, consegnato alla memoria come tutti i volti di coloro che si sacrificano per una causa: come quelli di Bassil, di Delia, di Wilmer, di Giselle e di tutti gli altri qui ricordati. «Cristo ha dato la vita per noi, noi abbiamo dato la vita per il Venezuela», sta scritto su un cartello che sovrasta le lapidi cartonate. Poco più in là una Vergine Maria a grandezza naturale, protetta da una copertura in plexiglass, guarda afflitta una croce formata con le foto dei caduti posta ai suoi piedi.

LEGGI ANCHE:

La corsa dei rivali di Maduro nel Venezuela ridotto alla fame

8 Marzo 2023

Nicaragua, la persecuzione anticattolica continua. Altri cinque preti in carcere

10 Febbraio 2023

venezuela-proteste-mortiLe manifestazioni sono cominciate il 4 febbraio nelle università per protestare contro episodi di criminalità nei campus, hanno coinvolto in breve tempo i partiti di opposizione e spesso sono diventate “guarimbas”, episodi insurrezionali a base di barricate di legname vario e pneumatici incendiati, talvolta con lancio di oggetti contundenti o incendiari contro la guardia nazionale. A parte gli scontri di piazza e gli arresti di manifestanti, il governo ha reagito accusando di cospirazione volta ad assassinare il presidente i leader dell’opposizione, che vengono arrestati di settimana in settimana. In Venezuela funziona così: Maduro va in tivù e accusa di “magnicidio”, cioè attentato mortale al capo dello Stato, qualche avversario politico; nel giro di 48 ore al massimo il Procuratore generale della Repubblica, l’ineffabile signora Luisa Ortega, emette un mandato di arresto contro le persone menzionate che ricalca esattamente le accuse del presidente. Una volta, al tempo di Chávez, ci fu una donna giudice che non si sottomise all’uso politico della giustizia: la signora Maria Luisa Afiuni liberò un accusato che era in carcerazione preventiva da tre anni, in violazione della legge. Fu fatta arrestare e incarcerata in una prigione comune, dove venne violentata.

Dopo l’esproprio dei negozi
La subordinazione della magistratura all’esecutivo, così come la museruola messa alla libertà di informazione con la chiusura di radio e tv vicine all’opposizione e una legge sulla “responsabilità sociale” dell’informazione fatta per intimidire i giornalisti, erano pratica corrente già al tempo di Chávez. Cos’ha fatto in più Maduro, eletto fra contestazioni e ricorsi nel marzo 2013, per meritarsi la richiesta di dimissioni? In un anno di presidenza la situazione economica è peggiorata drammaticamente. L’inflazione ha toccato il 56,7 per cento, la più alta del mondo, e quest’anno andrà ancora peggio. L’indice di penuria di molti beni di prima necessità è arrivato al 30 per cento: latte, pane, zucchero, caffè, farina di mais, carne bovina, carta igienica, tovaglioli di carta, mancano spessissimo. Anche in centro città molti hotel non includono più la prima colazione fra i servizi offerti, perché non hanno la certezza di disporre quotidianamente del necessario. Lunghe file si formano davanti ai supermercati, per lo più gestiti dallo Stato dopo gli espropri degli anni scorsi, quando arriva la notizia che un prodotto è apparso sui banconi. Poi c’è il tasso di povertà, che dopo essere diminuito negli anni passati l’anno scorso ha ripreso a salire: l’Istituto nazionale di statistica ha reso noto che la povertà relativa è passata dal 21,2 per cento del 2012 al 27,3 e quella assoluta dal 7,1 al 9,8 per cento. In un paese dove il salario minimo è fissato in 4.200 bolivares mensili, il costo del paniere dei prodotti alimentari di base ammonta a 10.444 bolivares.

Sulle responsabilità delle due dilaganti crisi, quella economica e quella della sicurezza, non tutti a Caracas la pensano allo stesso modo. Nei pressi di piazza Venezuela, nel centro della capitale, alle 10 di mattina di un sabato si snoda una coda di 200 metri di aspiranti acquirenti di generi di prima necessità. L’entrata al cortile che porta al grande magazzino è sorvegliata da militari che imbracciano armi automatiche.

Paulo viene da La Dolorita, una frazione dell’immenso barrio di Petare. Nel suo borgo il consenso al chavismo si aggira sul 70 per cento: «La colpa è dell’opposizione, che incoraggia gli studenti universitari a fare queste proteste violente per screditare il presidente. Poi c’è la guerra economica degli imprenditori contro il governo che li obbliga a servire il popolo: investono nella finanza i dollari anziché usarli per produrre le merci o per importare, accaparrano i prodotti in attesa che il prezzo aumenti o li vendono di contrabbando e al mercato parallelo». È esattamente, parola per parola, quello che la propaganda governativa ripete tutti i giorni.

Ma basta spostarsi un po’ più in giù nella fila e si incontra Marta, un’impiegata di Chacao, la municipalità storicamente antichavista dove si trova anche piazza Altamira (il nome con cui è conosciuta quella che ufficialmente si chiamerebbe piazza Francia), per ascoltare un discorso diametralmente opposto al primo: «Questa penuria è tutta colpa del governo, della sua politica di controllo dei prezzi e dei cambi. Non concedono alle imprese abbastanza dollari per importare le merci, perché se li sono rubati tutti loro, e coi prezzi troppo bassi i produttori hanno smesso di produrre, perché non hanno più margini di profitto. Oppure producono per il mercato parallelo o per il contrabbando. In questo paese stiamo imparando tutti a vivere così».

Ha ragione Marta e ha torto Paulo. Spiega Ignacio Gutierrez, economista del Centro Politica Publica: «In Venezuela il mercato dei cambi non è libero, un’impresa che ha bisogno di importare deve fare richiesta dei dollari necessari a un ente governativo che prima si chiamava Cadivi e adesso si chiama Cencoex. Esso alle imprese pratica un tasso di 50 bolivares per un dollaro, molto lontano dal tasso di cambio ufficiale, che è di 6,3 bolivares per un dollaro, ma migliore del cambio sul mercato parallelo, che è di 87 bolivares per un dollaro. Però le imprese che fanno richiesta sono tante, e l’ente approva solo alcune transazioni e spesso per quantità inferiori a quelle richieste dalle imprese. Il risultato è che sul mercato arriva una quantità ridotta di prodotti, che vengono subito accaparrati: la gente teme che per molto tempo non li rivedrà. Le imprese non accaparrano nulla, i controlli statali sono asfissianti. Il problema che si è aggiunto dall’ottobre scorso è che i dollari veri arrivano sempre più raramente: anche quando la transazione è approvata e l’impresa opera a partire dall’“assegno” che si ritrova in mano, lo Stato tarda a versare la cifra approvata».

Per questa ragione molte compagnie aeree straniere hanno sospeso i voli nelle ultime settimane: sono creditrici di una cifra che sta fra i 2 e i 3 miliardi di dollari. E come mai lo Stato non paga? Il Venezuela non è forse un grande produttore di petrolio, che costituisce il 96 per cento del suo export? Il problema sta proprio lì. Quando Chávez salì al potere nel 1999 il barile di petrolio si pagava 9 dollari, oggi il suo epigono Maduro beneficia di un barile a 107 dollari, eppure le finanze pubbliche sono in rovina. Il fatto è che il numero dei dipendenti della Pdvsa, la società di Stato per gli idrocarburi, è passato dai 45 mila di allora ai 115 mila di oggi, ma nello stesso periodo la produzione è scesa da 3,4 milioni di barili al giorno a 2,5. Inoltre alcune centinaia di migliaia di barili di petrolio venezuelano vengono ceduti a prezzi di favore a Cuba e a paesi dei Caraibi e dell’America centrale per ragioni politiche. Pdvsa ha accumulato debiti per 48,3 miliardi di dollari e ha costi di produzione fra i più alti della regione.

Poi c’è il buco nero rappresentato dai sussidi al prezzo della benzina: in Venezuela costa circa 0,1 bolivar al litro, cioè 1,1 centesimi di euro al cambio ufficiale, 0,11 centesimi al cambio parallelo. Lo Stato finanzia il consumatore, e questo lo ricambia col contrabbando con gli stati confinanti, Colombia e Brasile. Si va dai “bachaqueros”, i piccoli contrabbandieri che di notte varcano il confine con la Colombia con una tanica a testa, ai grandi traffici organizzati dagli alti gradi dell’esercito e dalla guardia di frontiera.

Infine, il grande sifone rappresentato dalle frodi nell’ambito del Cadivi: un’inchiesta parlamentare ha appurato che nel solo triennio 2011-2013 la bellezza di 20 miliardi di dollari sono stati sottratti da false imprese che con false richieste per importazioni (per quelle di medicinali salvavita si poteva scroccare il favoloso cambio di 1 dollaro ogni 6,3 bolivares) hanno ottenuto l’accesso alla valuta. La Procura generale della Repubblica, sempre molto sollecita quando si tratta di mandati di arresto contro gli oppositori, per questa gigantesca truffa non ha finora incriminato nessuno. Il che lascia capire molte cose.

A un anno dalle elezioni
Non tutti sono d’accordo che questi fatti dimostrino semplicemente l’incompetenza e la corruzione dominanti nel sistema del socialismo bolivariano. C’è chi afferma che questa sia una strategia deliberata per sottomettere la società e realizzare il totalitarismo. Fra loro un coraggioso presule come l’arcivescovo emerito di Los Teques e di Maracaibo Ovidio Perez Morales: «Io non ho mai creduto alla tesi dell’incapacità del governo», dichiara. «Quella che sembra inefficienza è la messa in pratica di un progetto che mira a distruggere l’impresa privata e ad assorbirla nello Stato. L’alta inflazione, la penuria, tutto è funzionale alla conquista del controllo dell’economia. Le code davanti ai supermercati non tolgono il sonno al governo: abituano il popolo a stare sottomesso e a dipendere completamente dal governo. Adesso introdurranno le tessere del razionamento, e tanta gente le accoglierà con sollievo. Diranno: “Ora non dobbiamo più fare la coda”».

I chavisti, però, secondo i sondaggi non rappresentano più la maggioranza dei venezuelani. L’Instituto Venezolano de Analisis de Datos (Ivad) afferma che alla fine del marzo scorso solo il 36,7 per cento dei cittadini si dichiarava allineato col Partito socialista unito, che egemonizza il governo, mentre il 47,3 per cento appoggiava l’opposizione unita. Un anno prima, all’indomani della morte di Hugo Chávez i suoi eredi potevano contare sul 55,9 per cento del consenso, e l’opposizione solo sul 31,6. Le elezioni politiche sono previste per la fine dell’anno prossimo. Ma il Venezuela reggerà fino alla scadenza elettorale? Nessuno lo sa, nessuno osa fare previsioni.

Tags: bolivarchavezGénesis Carmonahugo chavezmaduronicolas maduropetrolioscontri venezuelasocialismostatalismostatalizzazionevenezuelavenezuela crisivenezuela opposizionevenezuela proteste
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

La corsa dei rivali di Maduro nel Venezuela ridotto alla fame

8 Marzo 2023

Nicaragua, la persecuzione anticattolica continua. Altri cinque preti in carcere

10 Febbraio 2023
La Consegna delle chiavi, Pietro Perugino, 1481-1482, Cappella Sistina, Vaticano

Pedagogia della libertà

22 Gennaio 2023
La statua di San Benedetto davanti alla Basilica a Norcia (Ansa)

Sinodalità e comunione nella regola di san Benedetto

21 Gennaio 2023

Venezuela. Per Natale Maduro regala se stesso in versione “Super Baffo”

27 Dicembre 2022
Mohammed bin Salman saluta Xi Jinping al suo arrivo al palazzo reale di Riad (foto Ansa)

In Arabia Saudita Xi Jinping fa la prima mossa della nuova Guerra Fredda

12 Dicembre 2022
Per commentare questo contenuto occorre effettuare l'accesso con le proprie credenziali.

Video

Caorle 2023
Video

Chiamare le cose con il loro nome. Tutti a Caorle a giugno

Redazione
6 Marzo 2023

Altri video

Lettere al direttore

Un fermo immagine tratto dalla trasmissione Rai mostra Lucia Annunziata e Eugenia Roccella durante Mezz'Ora in Più su Rai3, 19 marzo 2023 (Ansa)

Utero in affitto. La fiera dei corpi e dei sentimenti è più volgare di una parolaccia

Emanuele Boffi
21 Marzo 2023

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Non esiste un’Unione Europea unita contro un’Italia isolata
    Lodovico Festa
  • Memoria popolare
    Memoria popolare
    Arringa cristiana e popolare per il «diritto dei turchi a restare turchi»
    A cura di Fondazione Europa Civiltà
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Ribadiamo: l’inchiesta di Bergamo sulla pandemia ha solo «valore catartico»
    Emanuele Boffi
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Caso Cospito. Ritorneranno gli anni di piombo?
    Rodolfo Casadei
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    La vita «ordinaria, tragica e bella» di Elena Bonner
    Angelo Bonaguro

Foto

Foto

Cura: quale integrazione tra territorio e domicilio?

22 Marzo 2023
Foto

“Bisogna pur aver fiducia di qualcuno”. Il concorso dei Nonni 2.0

13 Marzo 2023
Foto

Cosa c’è di allegro in questo maledetto paese?

10 Febbraio 2023
8/2/2014 Milano Giornata Banco Farmaceutico
punto raccolta farmaci presso Farmacia Foglia C.so di Porta Romana 56
Iconphotos/Paolo Bonfanti
Foto

Inizia oggi la Giornata di raccolta del farmaco: ecco come e perché aderire

7 Febbraio 2023
Benedetto Antelami, Deposizione dalla croce, Duomo di Parma
Foto

Davanti alla Deposizione di Antelami. Quello che non avevo mai “visto”

3 Febbraio 2023

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2022: euro 211.883,40. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Società
    • Obiettivi di sviluppo sostenibile
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist