Trump ritira i soldati Usa dalla Siria. «Cosa accadrà ora ai curdi?»

Di Redazione
20 Dicembre 2018
Il vescovo di Aleppo, Georges Abou Khazen, reagisce all'annuncio del presidente americano, secondo cui «l'Isis è sconfitto»: «Siamo sempre contenti quando forze straniere si ritirano. Ci sono però incognite»
epa07224609 US President Donald J. Trump signs H.R. 390, the 'Iraq and Syria Genocide Relief and Accountability Act of 2018', in the Oval Office of the White House in Washington, DC, USA, 11 December 2018. The law will provide emergency humanitarian and recovery assistance to victims of crimes against humanity, war crimes and genocide in Iraq and Syria. The legislation also directs the US State Department to preserve evidence of genocide in those regions. EPA/MICHAEL REYNOLDS

Donald Trump ha annunciato via twitter «la sconfitta dell’Isis in Siria» e che di conseguenza ritirerà in modo «rapido e totale», entro 30 giorni, i duemila effettivi americani che operano nel paese in guerra dal 2011. Il ritiro dei soldati dai teatri di conflitto era tra le promesse elettorali del presidente statunitense.

Il vescovo di Aleppo, Georges Abou Khazen, ha reagito così all’annuncio, parlando a Fides:

«Siamo sempre contenti quando forze e gruppi armati stranieri si ritirano, liberano il campo e lasciano ai siriani la responsabilità e la libertà di affrontare e risolvere i propri problemi. Ci sono però delle incognite. Cosa accadrà ora ai curdi? Quale pretese avanzerà la Turchia nei loro confronti? Gli Usa stanno abbandonando i curdi, dopo averli usati. Non sappiamo cosa potrà comportare per loro questa scelta».

COSA ACCADRÀ AI CURDI?

Gli Stati Uniti, infatti, dopo anni di inutili campagne di bombardamenti sotto la presidenza di Barack Obama, hanno deciso di fare sul serio con lo Stato islamico, appoggiando dal punto di vista economico e militare gli alleati curdi dell’Ypg, che sono riusciti a strappare ai terroristi la maggior parte dei loro territori in Siria. Il ritiro dei soldati americani, però, lascerà pericolosamente i curdi nelle mani della Turchia, che venerdì ha annunciato per bocca del presidente Recep Tayyip Erdogan l’intenzione di invadere il nord-est della Siria per eliminare la presenza curda, considerata alleata dei terroristi del Pkk.

Commenta sul Giornale l’inviato di guerra Gian Micalessin:

«Un ritiro americano lascerebbe campo libero all’offensiva dell’esercito turco. Ma a preoccupare molto di più il segretario alla Difesa, Jim Mattis, e i vertici del Pentagono è l’inevitabile perdita di credibilità che si abbatterebbe sull’America se la Casa Bianca abbandonasse al proprio destino i curdi dopo averli armati e addestrati, utilizzandoli come carne da cannone per più di 4 anni. A quel punto sarebbe molto difficile trovare qualcuno pronto a combattere al fianco degli Usa e questo avrebbe serie conseguenze in Afghanistan, Iraq e gli altri fronti in cui sono impegnate le truppe americane».

La mossa di Trump non piacerebbe in fondo neanche alla Russia, continua Micalessin:

«Abbandonare la Siria significherebbe anche rinunciare definitivamente a qualsiasi ruolo nella pacificazione del paese accettando di fatto l’egemonia russa. Anche per Vladimir Putin, principale alleato del presidente siriano Bashar Assad, il ritiro americano seguito da un’immediata offensiva turca rappresenta comunque un problema non da poco. Anche perché per sloggiare i curdi dal nord Erdogan userebbe le milizie, composte da ex ribelli siriani d’ispirazione jihadista».

Foto Ansa

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