Rinnoviamo l’invito a firmare l’appello contro l’intervento armato in Siria.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha deciso di «condurre un’azione militare contro il regime siriano, punirlo per l’uso dei gas che hanno ucciso oltre mille persone» ma poiché è anche «il presidente della più antica democrazia parlamentare», chiederà prima il permesso al Congresso. Al Senato la risoluzione sull’uso della forza sarà votata entro il 15 settembre e il risultato è tutt’altro che scontato se è vero che molti deputati democratici, come la californiana Janice Hann, sono scettici e «preoccupati a riguardo di una guerra contro un paese che non ci ha attaccato».
BENE PER LA POLITICA. Secondo un’analisi del Washington Post, la decisione di Obama di far decidere sulla guerra il Congresso è ottima dal punto di vista politico perché permette al Presidente di non assumersi tutta la responsabilità di una scelta spinosa: «I legislatori ora non potranno più semplicemente criticare Obama dall’esterno e dovranno giocare un ruolo decisivo nel processo decisionale, che è tremendamente complesso».
IMPERIALISMO PRESIDENZIALE. Inoltre, continua il quotidiano americano, fa anche un piacere alla Costituzione americana, dando un taglio «all’imperialismo presidenziale» usato anche dallo stesso Obama, quando aveva deciso senza il Congresso di attaccare la Libia e di impegnarsi nella guerra dei droni contro l’Afghanistan.
MALE PER LA SIRIA. Però, è la nota conclusiva del Washington Post, «cambiando idea sull’attacco all’ultimo momento e chiedendo l’approvazione del Congresso», Obama si dimostra debole e rafforza la Siria: «Il Congresso non è rinomato per la sua sveltezza nel prendere le decisioni (…) e l’incertezza non fa bene alla Siria, qualunque cosa si pensi sull’attacco». Non a caso il vicepremier siriano Qadri Jamil ha dichiarato che è stata la determinazione della Siria a rispondere prontamente all’America a «sventare l’aggressione» e che gli Usa «sono ormai diventati oggetto di sarcasmo da parte di tutti». Commentando il «dietrofront» di Obama, il presidente siriano Assad ha detto che «la minaccia americana non scoraggerà la Siria dal perseguire i suoi principi o la sua lotta contro quel terrorismo sostenuto da numerosi paesi occidentali». I ribelli, dal canto loro, si sono detti «delusi da Obama» mentre la Lega Araba, dopo essersi riunita, è ancora divisa sull’opportunità dell’intervento armato.