La sinistra litiga a Bologna sui soldi alle paritarie. «Pubblico non significa statale»

Di Emanuele Boffi
14 Dicembre 2022
Il contributo viene approvato con il voto della destra, ma divide il Pd e l'estrema sinistra, arroccata su posizioni ideologiche. Parla il consigliere Stanzani (Fi)

A Bologna la sinistra si spacca sui contributi alle scuole paritarie dell’infanzia. È accaduto in consiglio comunale dove la nuova convenzione del Comune con gli istituti non statali è passata a larga maggioranza (34 “sì” su 37), ma con 3 “no” da parte di Coalizione Civica, la lista di sinistra che esprime la vicesindaca Emily Clancy. A favore ha votato anche la minoranza di centrodestra, compatta nel difendere il principio della libertà di educazione.

Ciò che ha fatto imbizzarrire i tre consiglieri di sinistra è stato il fatto che la nuova convenzione prevede un aumento del contributo da 970 mila euro a 1,1 milioni di euro per il periodo 2022-2027. A loro dire, le paritarie in questi anni non avrebbero garantito l’accoglienza di bambini disabili, di origine straniera e a basso reddito.

Il referendum del 2013

Lo scontro sulle scuole non statali non è un fatto nuovo a Bologna. Come si ricorderà – Tempi ne parlò approfonditamente – nel 2013 si tenne in città un referendum per togliere i finanziamenti alle paritarie. Anche allora gli argomenti per azzopparli erano del tutto ideologici: grillini, sinistra radicale, Micromega e Fatto quotidiano fecero una violenta campagna contro le scuole “confessionali” e dei “ricchi”. Anche allora la sinistra si spaccò in due perché il sindaco, Virginio Merola, e il Pd si schierarono a favore degli istituti non statali.

L’esito scontato fu la vittoria del “sì” con il 58 per cento delle preferenze, ma con un’affluenza bassa: votò solo il 28 per cento degli aventi diritto. Trattandosi di referendum consultivo, il Comune, due mesi dopo, ribadì la bontà del contributo per le paritarie. Una scelta assennata: avesse deciso altrimenti, si sarebbe trovato, da un giorno all’altro, a dover far fronte alle richieste di duemila bambini, impossibilitati ad essere accolti a scuola.

Le paritarie fanno risparmiare

Ora la storia si ripete, ma «con un’importante novità – dice a Tempi Nicola Stanzani, capogruppo di Forza Italia – perché questa volta il mondo della sinistra estrema non è “fuori” dal Consiglio, ma fa parte della maggioranza del sindaco Matteo Lepore».

È quel mondo che a Bologna fa riferimento ai centri sociali ed è spalleggiato dalla Cgil che, infatti, ieri con un comunicato ha censurato la scelta di Palazzo D’Accursio. «Che, però, – prosegue Stanzani – non ha fatto altro che rispondere alle esigenze di tante famiglie bolognesi. Lo ha fatto anche per una ragione prettamente economica: un iscritto alle scuole comunali costa all’anno alle casse del Comune 6.027 euro, uno delle paritarie 644 euro. Il rapporto è uno a dieci: se il Comune dà 1 euro alle paritarie ne risparmia 9».

Persino un esponente della maggioranza come Marco Piazza (ex M5s, oggi Articolo 1), che nel 2013 votò a favore del referendum per abolire i finanziamenti, oggi si è ricreduto. Anche lui, pur tra mille distinguo, ha dovuto riconoscere la bontà del contributo.

Senza oneri per lo Stato

«Oltre a queste ragioni di buon senso – dice ancora Stanzani – ve ne sono altre che la sinistra dovrebbe imparare a riconoscere. La prima è che “pubblico” non significa statale e che «senza oneri per lo Stato» non significa “senza soldi”, ma “senza vincoli”. Durante la discussione in aula ho citato le parole del liberale Epicarmo Corbino, padre di quell’emendamento, che chiarì senza ombra di dubbio cosa significasse quell’espressione».

A questa, va poi aggiunta la banale constatazione che «stiamo parlando di scuole nate da onlus, senza scopo di lucro, non certo con l’intento di fare business».

Socialisti per la scuola libera

«Tra l’altro, la nuova delibera – dice ancora il capogruppo di Fi -, oltre ad adeguare il contributo ai nuovi indici di inflazione, va a risolvere la situazione denunciata dai tre consiglieri di Coalizione Civica perché dà una mano alle famiglie meno abbienti e con figli disabili». Per questo, conclude, «la verità è che il contributo andrebbe ulteriormente aumentato».

Ai colleghi di sinistra, Stanzani si permette solo di ricordare una citazione poco conosciuta: «”Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, della scuola lasciata all’iniziativa privata e ai Comuni. La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola è indipendente del controllo dello Stato”. Lo disse un certo Antonio Gramsci».

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