«Una complessa partita a scacchi»: ecco come Lillo Miceli, cronista politico de La Sicilia si può sintetizzare quello che sta accadendo negli ultimi giorni in Sicilia, dove si è registrata una crisi a livelli altissimi tra il governatore Rosario Crocetta e il suo partito, il Pd (almeno il suo partito d’origine, perché Crocetta ha fondato anche una sua lista personale, il Megafono). Lo scontro ha visto dall’altra parte della barricata soprattutto il segretario regionale Giuseppe Lupo, che ha detto «basta al governo del presidente», minacciando, alla vigilia del voto in aula su importanti decreti, di togliere il sostegno a Crocetta. I motivi stanno forse in un progetto diverso per far uscire la Sicilia dalla crisi, o in un disaccordo sulle politiche del governatore? «Nient’affatto – risponde Miceli –: qui è in corso semplicemente una guerra alla poltrona».
Che cosa sta succedendo?
Da tempo il Pd insiste per avere un rimpasto politico perché ritiene ormai insufficiente una giunta composta esclusivamente da tecnici com’è quella attuale. Si tenga presente che per il governatore l’appoggio del Pd in aula è importantissimo, dato che il partito di maggioranza uscito dalle urne è il Movimento 5 stelle, e quindi Crocetta ha dovuto costruire un’alleanza trasversale che comprende anche l’Udc. Ieri sera, in una riunione di emergenza, da parte del governatore si è registrata un’apertura all’ingresso del segretario regionale Lupo, e di Antonello Cracolici, altro maggiorente del Pd locale. Così però stamattina si è subito aperta una discussione più ampia, perché anche l’Udc adesso vorrebbe entrare in giunta. Inoltre ci sono dei gruppi che si sono formati con alcuni fuoriusciti dai principali partiti, che stanno sostenendo Crocetta, e che ora chiedono anche loro un posto. Va considerato che il tutto sta avvenendo con l’assemblea regionale che deve approvare il bilancio, la riforma delle province e della formazione professionale, tutta una serie di provvedimenti cioè che richiedono una maggioranza solida. Crocetta a mio avviso ha aperto uno spiraglio per il Pd, solo con la speranza che ora per la poltrona si scannino tra loro Pd, Udc, e gruppi misti. Lunedì è convocata la direzione regionale del Partito democratico, in questi giorni è in corso a Chianciano la festa popolare dell’Udc, e sicuramente i leader siciliani cercheranno di organizzare nuove mosse. Dalla settimana prossima vedremo come prosegue questa partita a scacchi.
Quanto pesa in questa partita a scacchi il fatto che Crocetta tempo fa aveva annunciato l’intenzione di candidarsi alla segreteria?
Escludo che la cosa abbia alcuna valenza, perché è stata solo una provocazione di Crocetta che è rimasta lì, per aria, e non ha avuto seguito. Certamente nella richiesta insistente del Pd di entrare in giunta, piuttosto c’è il desiderio di “collocarsi” per Lupo e Cracolici. All’orizzonte infatti entrambi guardano ai nuovi equilibri che usciranno dal congresso nazionale del Pd, preoccupati per il proprio futuro. Cracolici oggi non ha la forza di fare il segretario regionale del partito, mentre Lupo lo è in modo scadente: se entrassero in giunta, avrebbero una scusante d’immagine per non occupare più i loro ruoli nel partito e allo stesso tempo si sarebbero “ricollocati”. Crocetta sta a guardare in silenzio e lascia che si scannino anche all’interno del Pd: d’altra parte anche nel partito siciliano si stanno riproponendo gli schieramenti nazionali, e si guarda molto a Renzi, Crocetta sa bene di non avere un “suo” peso sufficiente a contrapporsi.
C’è il rischio che il governo Crocetta cada?
No, affatto. con l’elezione diretta del presidente e all’orizzonte la riduzione dei deputati da 90 a 60, Crocetta sa benissimo che non cadrà, perché nessun parlamentare è così kamikaze da far cadere il suo governo per andare a nuove elezioni dopo nemmeno un anno.