La Sicilia rischia di restituire all’Ue 600 milioni di fondi. «Mancano progetti e funzionari capaci»

Di Chiara Rizzo
09 Luglio 2013
Intervista a Nicola Bono, ex presidente della provincia di Siracusa: «Dobbiamo iniziare a prendere a calci nel sedere un po' di gente incompetente»

La Sicilia guidata da Rosario Crocetta rischia di perdere almeno 600 milioni di euro di fondi Ue se non riuscirà a programmarne la spesa, indicendo gare e bandi su precisi progetti entro dicembre 2013. Servono dunque progetti per 100 milioni di euro al mese. Nicola Bono, ex presidente della provincia di Siracusa e presidente dell’Associazione province Unesco del sud Italia, racconta a tempi.it della denuncia che ha presentato alla magistratura e alla Corte dei conti perché si indaghi su almeno 270 milioni di euro di fondi europei destinati alla cultura e al turismo che al momento sembrano essere spariti.

Lei ha presentato un esposto alla Corte dei conti. Cosa è successo?
Conosco molto bene per esperienza sul campo lo sfruttamento dei fondi strutturali europei e posso dire che l’Italia li utilizza peggio di tutti. Sia perché ogni anno non li spende tutti e ne restituisce una parte, sia perché mancando progetti seri, la qualità della spesa è pessima. Tutte le Regioni, non solo la Sicilia, per non perdere i fondi europei, all’ultimo momento ricorrono a “progetti di sponda”, cioè opere già avviate e che non c’entrano con lo sviluppo. Il risultato è che si va avanti di maquillage in maquillage, senza fare alcun intervento mirato. Per questa assenza totale di progettualità ho presentato una denuncia alla procura generale della Corte dei conti e alle procure della Repubblica del Tribunale e della Corte d’appello di Roma.

Quali fatti specifici ha denunciato?
Nell’esposto ho scritto tutto ciò che in questi vent’anni è accaduto e non ha funzionato riguardo all’utilizzo dei fondi Ue. Ho citato ad esempio l’uso improprio di parte dei fondi europei Poin (Progetti operativi interregionali) per la cultura.

Che cosa sono?
Il Poin è partito per la prima volta nel 2007 e prevedeva 1 miliardo e 31 milioni per 4 regioni: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Di questi fondi per il turismo e cultura in tutte e quattro queste regioni non è stato speso un euro. Circa 20 milioni sono stati restituiti a Bruxelles per mancata spesa, altri 200 sono stati invece ridestinati a sostegno delle politiche per anziani non autosufficienti e per i giovani. È una follia, perché sono state destinate risorse pensate a potenziare un settore strategico per un banale assistenzialismo. Tra l’altro per le politiche sociali ci sarebbero i soldi dell’apposito fondo sociale europeo (Fse), ma anche quelli non sono utilizzati, perché a livello amministrativo non si progetta come spenderli.

Altri esempi?
Ho anche denunciato il 21 febbraio scorso allo stesso governatore Crocetta le difficoltà a usare i fondi europei Por (Progetti operativi regionali): al 31 dicembre 2012 risultavano impegnati solo il 18,7 per cento dell’ammontare totale. Per questo motivo alla Sicilia era già stato decurtato 1 miliardo e 679 milioni, circa il 30 per cento sui 6 miliardi di euro stanziati. Secondo la giunta di Crocetta ciò è accaduto per “criticità attuative”. Un modo aulico con cui lo stesso governatore della Sicilia ha ammesso l’incapacità di spesa dei dirigenti. Per cui ora mi chiedo, e domando anche a Crocetta: come si pensa di poter documentare la spesa corretta e certificarla in sei mesi se in cinque anni non si è riusciti a farlo?

Di chi è la responsabilità?
La responsabilità è di una classe di “burosauri”, funzionari senza idee per il rilancio del territorio, con un gap incolmabile a livello progettuale. Altro che crisi economica: quello che in Italia non si dice è che ci sono milioni e milioni di euro di fondi europei che non vengono usati ma il dramma è che i burosauri restano inamovibili perché la classe politica li vuole lasciare ai loro posti. Con l’associazione province Unesco ne abbiamo avuto una prova.

In che modo?
Con l’associazione province Unesco abbiamo proposto di realizzare una rete tra le eccellenze culturali, i siti Unesco del Sud, da rendere più facilmente fruibili ai turisti, per esempio con una Unesco card, l’offerta di viaggi “multipli” con visite a più siti, facilitazioni nel noleggio delle auto, sconti nei vari esercizi. L’Autorità di gestione non solo ha respinto le nostre idee ma non ha attuato alcuna politica alternativa. In Irlanda, nel Galles, in alcune regioni della Spagna, grazie ai fondi strutturali e ad una intelligente politica sono state ribaltate situazioni critiche e quelle aree sono state effettivamente rilanciate. Da noi per ottenere questo risultato dobbiamo iniziare a prendere a calci nel sedere un po’ di gente incompetente.

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1 commento

  1. francesco taddei

    si dovrebbero fare cartelloni pubblicitari di questo articolo ed esporli in tutta italia.

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