La Camera ha respinto la mozione di sfiducia sul ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. La mozione che è stata respinta con 405 no e che ha incassato 154 sì. Per il no hanno votato Pdl, alfaniani e Pd, che però si è spaccato.
Caso Cancellieri, ministro per il quale il neo-segretario in pectore del Pd ha chiesto le dimissioni. E anche se non le otterrà, siamo sempre all’uso politicante della giustizia. Con un’aggravante: l’indifferenza davanti alla strumentalizzazione di intercettazioni neppure carpite dalle carte di un indagato, ma da conversazioni senza alcun rilievo penale, fuori da ogni processo penale (il ministro non è sotto inchiesta e se lo sarà è inconcepibile che lo sia per Renzi e Repubblica invece che per iniziativa di un pm e della Procura della Repubblica), in violazione delle libertà e dei diritti garantiti a ogni cittadino (anche a un ministro) dalla Costituzione.
Siamo ancora al killeraggio per rovinare un governo e per andare alle elezioni anticipate (che vogliono Renzi e Repubblica; le vuole anche Berlusconi? Sì, ma ha almeno la dignità di non cercarle sul cadavere della Cancellieri). Siamo ancora al massacro di un ministro della Giustizia (al lavoro sulla riforma della custodia cautelare), dopo che già due ministri della Giustizia (Mancuso e Mastella) vennero abbattuti, con i loro rispettivi governi, proprio allorché annunciarono di voler mettere mano a una riforma.
Siamo ancora qui, scrisse Pasolini sul Corriere della Sera del 28 settembre 1975, a registrare che «mentre contro gli uomini politici, tutti noi, cari colleghi della stampa, abbiamo il coraggio di parlare, perché in fondo gli uomini politici sono cinici, disponibili, pazienti, furbi, grandi incassatori, e conoscono un sia pur provinciale e grossolano “fair play”, a proposito dei Magistrati tutti stiamo zitti, civicamente e seriamente zitti. Perché? Ecco l’ultima atrocità da dire: perché abbiamo paura» (il corsivo è dell’autore).
Aggiornamento delle 13.45. Molto deludente e sfiduciabile, invece, è stata la censura che, questa mattina, nel corso del dibattito parlamentare dedicato alla mozione di sfiducia alla sua persona, il ministro Cancellieri si è autoafflitta dicendosi “dispiaciuta” e “rammaricata” per aver provato ed espresso sentimenti di umana comprensione nei riguardi di un’amica sofferente. Bé, piuttosto che restare a fare il ministro di gesso, forse sarà meglio che la signora Cancellieri – sfiduciata o no – si restituisca liberamente a una vita serena, ricca di affetti famigliari, umana, piuttosto che ministrogessata.