
«Se possiamo ancora sperare in un futuro di pace è solo grazie al Natale»

Pubblichiamo l’omelia che il cardinale Louis Raphael I Sako, patriarca di Baghdad dei caldei, pronuncerà alla messa di mezzanotte di Natale in Iraq secondo la traduzione realizzata da AsiaNews.
Il Natale è un progetto teologico sul piano della fede, dell’essere umano e della vita, che aiuta una persona a recuperare i valori spirituali e morali per vivere nell’amore e nella pace con gli altri.
Il Natale non è solo una celebrazione di un anniversario di duemila anni fa o un evento folcloristico con un fascino esteriore, come le decorazioni, i regali, le visite. Il Natale ci insegna – attraverso la ragione e la fede – la continua presenza di Dio fra noi, una presenza eterna con il suo amore e la sua misericordia. Un inno natalizio dice: «Quando la mia anima si dissolve nell’essere di Dio, io sono nel Natale». Cristo è venuto per riunirci e avvicinarci, per sviluppare le nostre relazioni in uno spirito di fraternità e tranquillità, quindi accogliamolo con spirito nuovo per raggiungere la pienezza dei valori umani e spirituali che ci ha insegnato. Non lasciamo che la festa passi come i giorni del calendario, come ha detto papa Francesco tre settimane fa nell’Angelus.
Il Natale non finirà e la speranza di una nuova umanità capace di vivere nella pace, nell’amore e nel perdono rimane un desiderio vivo nel cuore di ogni essere umano: «La notte di Natale viene cancellato l’odio, la terra fiorisce, la guerra è abolita, l’amore germoglia». Questa speranza deve continuare. È un peccato che questo Natale giunga in un momento in cui il mondo soffre per crisi sempre più gravi come la guerra micidiale fra Ucraina e Russia, e divisioni, conflitti e ingiustizie in Iraq, Palestina, Siria, Libano, Yemen dove i cittadini, e in particolare le minoranze, sono diventati oppressi, oggetto di violenza e rapina, poveri e sfollati, a causa del conflitto e per posizioni e interessi diversi.
Il mondo intero deve rendersi conto che le guerre sono fallimenti e i conflitti sono in perdita; questo metodo dovrebbe finire e si deve intraprendere il dialogo attraverso la diplomazia per risolvere i problemi. Inoltre, le persone perverse devono rendersi conto che il male non durerà, e Dio li riterrà responsabili. Solo il bene rimane e, anche se di poca entità, è una benedizione.
Gesù ha vissuto quello che viviamo oggi: personalità religiose ebraiche come Anna e Caifa lo hanno attaccato; i politici, come il re Erode e il governatore romano Pilato, lo hanno temuto e hanno agito per liquidarlo e metterlo in croce. Tuttavia Dio lo ha risuscitato dai morti, motivo per cui i nostri fratelli musulmani lo chiamano “Gesù il vivente”.
Le nostre paure e i nostri desideri trovano nella nascita e nella risurrezione di Cristo la speranza di un lieto fine: «Quando riempiamo i cuori di speranza, siamo nel Natale». Questa speranza dovrebbe dare energia ai cuori dei buoni e unire i loro sforzi, per porre fine alla sofferenza delle persone costruendo un ambiente migliore, in cui ogni cittadino, indipendentemente dal colore, dal sesso o dalla religione, viva con dignità, libertà e fierezza.
Il Natale ci insegna ad essere operatori di pace, di carità, di difesa degli oppressi, di sollievo per gli orfani, le vedove e i poveri, e non possiamo crescere e svilupparci senza una vita spirituale, valori morali e la cooperazione per ristabilire l’armonia in questo mondo. Creato da Dio che ce lo ha affidato per organizzarlo, conservarlo e farlo prosperare.
L’Iraq è un Paese di civiltà, di culture e di glorie, con grandi personalità di tutte le religioni. È tempo di tornare alla nostra origine e ai nostri valori, costruire fiducia nel tessuto sociale ed educarci ad accettare la diversità, consolidare la convivenza e la lealtà verso la patria che abbraccia tutti sotto la regola della cittadinanza paritaria. Questo progetto non è compito del solo primo ministro; i cittadini hanno una grande responsabilità con il loro sostegno, la cooperazione e la cura per proteggere l’unità e la sovranità della nazione e il suo progresso in modo che tutti possano vivere in pace e felicità. In tutta onestà, non vi è altro modo. Preghiamo e diciamo: o Signore della pace, dona pace e stabilità al nostro Paese e al mondo.
Buona Festa e Buon Anno. Viva l’Iraq!
Foto Ansa
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