«Se non vi fusse amicitia, non ci sarebbe allegrezza»

Di Gianni Criveller
06 Settembre 2024
Così secoli fa Matteo Ricci aveva già perfettamente sintetizzato la missione dei sacerdoti della Fraternità San Carlo a Taiwan. Non solo giusta dottrina e grazie ricevute: a muovere il cuore delle persone in fondo è sempre un incontro. Come nel Vangelo
Foto di gruppo agli Esercizi spirituali 2024 di Comunione e Liberazione Taiwan predicati dai sacerdoti della Fraternità San Carlo
Foto di gruppo agli Esercizi spirituali 2024 di Comunione e Liberazione Taiwan predicati dai sacerdoti della Fraternità San Carlo (foto da Flickr)

Foto di gruppo agli Esercizi spirituali 2024 di Comunione e Liberazione Taiwan predicati dai sacerdoti della Fraternità San Carlo
Foto di gruppo agli Esercizi spirituali 2024 di Comunione e Liberazione Taiwan predicati dai sacerdoti della Fraternità San Carlo (foto da Flickr)

È uscito il 30 agosto nelle librerie “La croce e il dragone”, il volume di Leone Grotti che ricostruisce la storia della presenza dei missionari della Fraternità San Carlo a Taiwan. Per gentile concessione dell’editore Cantagalli, pubblichiamo di seguito la prefazione di Gianni Criveller. Il libro si può acquistare online qui.

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Taiwan è davvero un luogo molto bello: lo dice anche l’antico nome – Formosa – con il quale è stato conosciuto in Occidente fino a pochi decenni fa. Per l’opinione pubblica rimane un luogo misterioso: molti ne conoscono il nome, ma non saprebbero dove collocarlo, o dire qualcosa di più. Alcuni sanno dei prodotti di alta tecnologia – in particolare i microchip – che hanno invaso i mercati internazionali.

Vale la pena conoscere Taiwan uscendo dagli stereotipi: è il posto migliore per chi è interessato alla cultura tradizionale, alle religioni e al folklore del popolo cinese. L’estensione dell’isola è una volta e mezzo la Sicilia, gli abitanti 24 milioni. La città principale, Taipei, è scherzosamente definita la capitale mondiale dell’ombrello: vi piove più di un terzo dei giorni all’anno. Vi ho vissuto dal 1992 al 1994: la città era in profonda trasformazione, inquinata e trafficata all’inverosimile. Oggi è una vera metropoli moderna, che non sfigura nei confronti delle altre metropoli dell’Asia orientale: Hong Kong, Shanghai, Seoul e Tokyo.

Copertina di “La croce e il dragone”, libro di Leone GrottiTaipei non ha solo altissimi grattacieli, linee metropolitane e centri commerciali. Ci sono ancora le piccole vie dei quartieri popolari, dove ad ogni piè sospinto c’è un piccolo tempio e altari devozionali. La modernità non ha abolito la religione tradizionale, anzi l’arricchimento della gente ha permesso di restaurare antichi templi e moltiplicare le occasioni di culto.

Nello spettacolare Museo nazionale di Taipei sono raccolte numerose opere d’arte portate qui dalla Cina continentale dopo la conquista comunista del 1949. Opere che, con ogni probabilità, sarebbero state distrutte nella Rivoluzione culturale. Tra esse i meravigliosi dipinti del missionario gesuita Giuseppe Castiglione, pittore di corte a servizio di tre imperatori della dinastia Qing (XVIII secolo). I suoi rotoli e ritratti valgono una fortuna: notissimo in Cina, l’artista è ancora un perfetto sconosciuto nella sua nativa Milano e in Italia.

La catena montuosa che percorre centralmente Taiwan, dove abitano gruppi etnici originari dell’isola, offre paesaggi suggestivi, in particolare le gole di Taroko (Hualien). I ragazzi di Taiwan amano andare a vedere il sorgere del sole dalle cime di Lishan e di Alishan.

La città principale del Sud è l’importante porto commerciale di Kaohsiung dove, nel lontano 1991, ho iniziato la mia avventura missionaria tra il popolo cinese. Vi incontri gente semplice e buona, che parla la lingua taiwanese e vive secondo la tradizione cinese. Nei dintorni della città ci sono belle spiagge e suggestivi villaggi tra montagne e foreste tropicali. L’immenso monastero buddhista di Fo Guang Shan è un importante centro di dialogo interreligioso, anche con credenti e leader cattolici.

La vicenda cattolica di Taiwan è piuttosto singolare e semisconosciuta ed è ben sintetizzata in questo libro. Già dal XVII secolo Taiwan era una tappa verso la missione in Cina. Missionari francescani e domenicani avevano a Taiwan un pied-à-terre. Negli anni Cinquanta del secolo scorso centinaia di missionari e migliaia di fedeli cattolici, costretti ad abbandonare la Cina, si erano stabiliti nell’isola dando un forte sviluppo all’evangelizzazione. A partire dagli anni Settanta, Taiwan ebbe il primato del più alto numero di clero in rapporto ai fedeli. Se la Chiesa fu inizialmente sentita come estranea o persino avversata dalla gran parte dei taiwanesi, progressivamente l’isola divenne un intenso campo di azione missionaria e luogo di incontro tra cristianesimo e culture cinesi. Le popolazioni etniche delle montagne hanno, nella loro totalità, aderito al cristianesimo. A partire dagli anni Ottanta, la Chiesa di Taiwan ha assunto un ruolo ponte verso la Chiesa in Cina, compito che le fu affidato da Giovanni Paolo II.

Una speranza per la nazione cinese

I cattolici a Taiwan sono liberi e in dialogo con credenti di altre religioni. La Chiesa ha svolto il ruolo di ponte verso la Cina, missione che ora risulta molto difficile a causa degli sviluppi politici nel continente. Multiculturalità, multireligiosità, la secolarizzazione e l’irrisolto rapporto con Pechino costituiscono importanti sfide che i credenti affrontano con le loro deboli forze e una certa apprensione per il futuro.

Il riconoscimento diplomatico da parte della Santa Sede della Repubblica di Cina, il nome formale dell’isola, è un’altra delle singolarità di Taiwan. La nunziatura di Taipei è affidata ad un semplice chargé d’affaire perché il Vaticano, come risaputo, cerca un dialogo con la Cina popolare. Nel 2018 c’è stata la firma di un accordo pastorale circa la nomina dei vescovi tra Pechino e Santa Sede, i cui dettagli sono ancora segreti. Molti si chiedono se il Vaticano aprirà una nunziatura a Pechino, togliendo il riconoscimento diplomatico a Taiwan.

Una Via Crucis a Taipei guidata dai missionari della San Carlo
Una Via Crucis a Taipei guidata dai missionari della San Carlo (foto da Flickr)

Il lettore di questo libro potrà, credo, acconsentire che Taiwan non può essere considerata solo come un problema – quasi fastidioso – da risolvere nel complicato scacchiere cinese. Taiwan è molto di più: con le pratiche della libertà e della democrazia, ha aperto una strada e una speranza per la nazione cinese e anche per la Chiesa cinese.

Taiwan è un caso politico unico al mondo: pur essendo un’isola di grande interesse naturalistico, culturale, antropologico e religioso – lo abbiamo mostrato sopra –, le sue bellezze e caratteristiche sono escluse dal circuito turistico e delle relazioni internazionali. Una esclusione causata dalla politica di Pechino che la considera una “provincia ribelle”, che dovrà presto tornare nel grembo della “Grande Cina”, in quanto «esiste una sola Cina, e Taiwan è parte di essa». Taiwan è la prima e l’unica democrazia della Grande Cina: una democrazia matura, vivace, dove vige l’alternanza dei due principali partiti, il Partito nazionalista (che aveva governato l’isola dal 1949) e il Partito democratico del progresso. Lo stretto di Taiwan è un punto di tensione per la pace nell’Asia pacifica e per tutto il mondo. Esiste tra le due parti un «accordo del 1992», secondo cui la Cina e Taiwan sostengono entrambi che esiste «una sola Cina», ma che possono differire nel dire cosa significhi «una sola Cina».

Il mistero della conversione

Nel frattempo, siamo nel 2005, Pechino si è dotata di una legge antisecessionista piuttosto dura: essa autorizza a usare «mezzi non pacifici» contro Taiwan in caso l’isola proclami l’indipendenza e la riunificazione pacifica appaia impossibile. Il presidente cinese Xi Jinping ha indicato il 2049 (il primo centenario della fondazione della nuova Cina, ovvero la Repubblica Popolare Cinese) come il termine ultimo imprescindibile dell’unità, anche se risulta evidente che vorrebbe essere lui stesso l’artefice dell’unificazione.

Le tensioni politiche di questi anni e le sempre più frequenti e minacciose esercitazioni militari riportano frequentemente l’attenzione su Taiwan, di cui si sente parlare solo in relazione alla possibile azione di riunificazione da parte della Cina e come oggetto di tensione per il controllo dell’oceano Pacifico. Ma Taiwan merita invece di essere conosciuta e apprezzata per quello che è. E la gente di Taiwan meriterebbe di essere ascoltata.

Anche per questo la lettura di questo libro è assai importante: ci fa conoscere dall’interno un pezzo molto particolare, prezioso, sorprendente di Taiwan. In queste pagine i taiwanesi hanno un volto, un nome, una storia da raccontare. Leggere il libro che avete fra le mani è stata, anche per me, un’esperienza rincuorante. Vi ho riconosciuto luoghi, persone, vicende, stati d’animo, aspirazioni e difficoltà che io stesso, nel mio piccolo, ho vissuto nei quattro anni trascorsi nell’isola (1991-1994). Ero all’inizio della mia vita missionaria tra il popolo cinese: i sentimenti, le sfide e le speranze dei missionari della Fraternità San Carlo sono state anche le mie.

Nel libro ho ritrovato anche una comunione di visione missionaria. Da anni insegno, a Hong Kong e in Italia, Teologia della missione, e continuo a riflettere sul mistero della missione. A Taipei avevo conosciuto dei giovani che, frequentando l’Università cattolica Fujen, avevano aderito al vangelo di Gesù. Li ho intervistati per comprendere quell’evento misterioso e affascinante che va sotto il nome di conversione, ovvero l’accoglienza di Gesù come cuore della vita.

Riso, farina e martirio

Nelle mie letture della storia missionaria a Taiwan e in Cina ho trovato che frequentemente l’inizio della conversione delle persone è “per grazia ricevuta”: una guarigione, la soluzione di difficoltà familiari o altri utili benefici. I convertiti con motivazioni meno che spirituali, sono chiamati a Taiwan “cristiani della farina”; a Hong Kong e in Cina “cristiani del riso”. Gli avversari del cristianesimo li accusano di essersi convertiti per ottenere aiuto materiale dai missionari. Eppure i missionari devono sempre esercitare la carità a imitazione di Gesù buon pastore. La conversione non è l’obiettivo dell’aiuto, ma la generosa disponibilità a soccorrere le fragilità umane può generare, in chi accoglie il dono, il desiderio di conoscere Cristo, la causa che spinge i missionari a donare la loro vita. E noi sappiamo che da figli e nipoti di cristiani del riso e della farina sono sorte vocazioni e testimonianze di fede fino al martirio. La dinamica della conversione, spesso descritta in questo libro, è sempre segnata dalla grazia e merita rispetto, anche quando apparentemente le motivazioni non sono solo spirituali.

A Taiwan si sperimentano tante cose che ci sembrano pagine di Vangelo. L’esito della missione non è misurato dal successo mondano e dai numeri, ma piuttosto dalla qualità della testimonianza evangelica di chi accoglie Cristo. Trovo molto bello quanto don Silanos ha sperimentato: «Uno dei doni più grandi che mi è stato fatto a Taipei è di poter partecipare allo sguardo con cui Cristo guarda a questa gente e del metodo che usa: la pazienza». Una frase che mi fa pensare al testamento di Christian De Chergé, il priore di Tibhirine. Il martirio gli permetterà finalmente di «immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i Suoi figli dell’Islam così come li vede Lui, tutti illuminati dalla gloria del Cristo».

Una vacanza della comunità di Cl a Taiwan
Una vacanza della comunità di Cl a Taiwan (foto da Flickr)

Taiwan ci fa vedere in modo molto eloquente quello che è vero ovunque: Gesù non si incontra in massa. Egli sta alla porta e bussa. Nella dinamica missionaria, la relazione è fondamentale e ogni persona è da accogliere e accompagnare come dono prezioso. Da questo rapporto personale nasce l’amicizia. Un tema secondo me fondamentale per la nostra esistenza di uomini e donne discepoli di Gesù.

Il tema dell’amicizia, uno dei modi migliori per descrivere la missione, emerge quasi ad ogni pagina in questo libro. Benedetto XVI ha avuto parole meravigliose per descrivere il fatto cristiano come amicizia con Gesù, e la missione come la condivisione, il dono di questa amicizia con altri. La comunità dei discepoli di Gesù è costruita su trame di amicizia.

Opera di Dio

Matteo Ricci, il grande missionario in Cina, ha intitolato il suo primo libro in cinese Dell’amicizia: un tema che univa il Vangelo, la cultura cinese e l’umanesimo cristiano. Non c’è amore più grande di chi dona la vita agli amici: l’ha fatto Gesù; lo fanno i missionari. L’opera di Cristo, nostra pace, è abbattere il muro divisivo dell’inimicizia. L’esperienza dell’amicizia crea quel movimento che muove i cuori e che attira a Gesù. Anche le dottrine e i ragionamenti sono passaggi importanti per l’adesione alla fede, ma le persone sono toccate nel loro cuore quando incontrano un’amicizia. Nelle cinque relazioni sociali confuciane, che sono la base etica cinese, l’amicizia è la quinta virtù, ma l’unica elettiva, basata cioè sulla scelta libera. E dunque è la più importante, la più umana, quella che più corrisponde alla dignità di persone create a immagine di Dio. Amicizia vuol dire libertà e gratuità, ovvero dono di sé.

Dall’amicizia nasce la felicità: «Se nel mondo non vi fusse amicitia», scrisse Matteo Ricci, «non ci sarebbe allegrezza». Mi è piaciuto molto il riferimento alla felicità nella lettura del libro. Il cristianesimo nasce il mattino di Pasqua da un annuncio di gioia. Se i cristiani e i missionari non portano gioia nella vita delle persone, allora non sono evangelici: «Siamo tutti destinati alla felicità».

Il libro è una testimonianza preziosa che la missione è missio Dei, opera di Dio, prima ancora che dei missionari. La missione cambia, certo, ma non muore mai perché viene da Dio. E i missionari sono discepoli che cercano di assumere lo stesso sguardo di Dio. Taiwan è oggi l’isola bella perché Dio vi è all’opera. Questo racconto, molto ben scritto e pieno di genuinità evangelica, ne è una preziosa evidenza.

Una versione di questo articolo è pubblicata nel numero di agosto 2024 di Tempi. I contenuti del mensile di norma sono riservati agli abbonati: abbonati subito e potrai ricevere la rivista a casa tua, sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

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