Scuola, paritarie. Renzi rimanda in nome del «dialogo». Ma noi teniamo il cronometro in mano

Di Anna Monia Alfieri
04 Marzo 2015
Chi è attento al destino della scuola italiana sa che è cosa buona il dialogo, ma non all’infinito indeterminato futuro. In una democrazia non possono esistere cittadini di serie A e di serie B.

scuola-cattolica-shutterstock_529646Il decreto più atteso degli ultimi cinquant’anni non è arrivato. Non poteva. D’ora in poi, su questioni scottanti che coinvolgono non solo milioni di cittadini (le famiglie dei centocinquantamila precari e quelle del milione abbondante di studenti delle scuole pubbliche paritarie) il governo saprà che non gli conviene rischiare la faccia con un decreto legge (dl), ma tentare la sorte con un disegno di legge (ddl). I tempi sono cambiati: le opposizioni si oppongono, ma con riserva. Sulle questioni di principio le screpolature sono preziose, le fratturine indicano vita nuova. Qui si inserisce il presidente della Repubblica: esige dialogo, coinvolgimento di maggioranza e opposizioni. Ebbene sia, purché esso avvenga nella gestione ragionevole di tempi parlamentari che non uccidano le buone intenzioni, di chi governa e di chi è all’opposizione. Mattarella vuole serietà: ben venga il ddl (scarica qui il testo integrale), il non mostrare i muscoli, il dialogo parlamentare. Ma i cittadini mettono a punto il cronometro. Non c’è bisogno che lo dica il capo del governo: chi è attento al destino della scuola italiana sa che è cosa buona il dialogo, ma non all’infinito indeterminato futuro. Sul tappeto istituzionale c’è la carica dei centocinquantamila, ma anche la detrazione per le rette versate dal milione abbondante di famiglie italiane che esercitano la propria libertà di scelta educativa scegliendo la scuola pubblica paritaria. Un passaggio di diritto: solo per metterlo all’OdG l’Italia ha impiegato ben 66 anni dal 1948 ad oggi. Chi va piano…

La strada è tutta in salita ma è quella giusta: le detrazioni sono uno strumento di breve periodo, utili – più che a risolvere il problema – a sancire un passaggio culturale dal quale non si torna indietro.

I genitori di un milione e 200 mila studenti italiani, forse, da questo dibattito parlamentare potranno sentirsi figli di uno Stato di diritto che saprà garantire finalmente, dopo ben 66 anni, il più naturale dei diritti, riconosciuto dallo stesso Stato italiano ancor prima dell’Europa, la quale tuttavia ha dovuto richiamare l’Italia per oltre 30 anni – dal 1984 ad oggi – alle sue responsabilità.

Un bilancio delle certezze conquistate:

  • Dal 1948 ad oggi si è assistito alla discriminazione degli allievi, figli di famiglie che, volendo caparbiamente esercitare il diritto alla libertà di scelta educativa, hanno affermato questa libertà indirizzandosi verso la scuola pubblica paritaria. Discriminazione che appare feroce verso i figli dei poveri, che non possono scegliere.
  • È proprio la nostra Repubblica che ha riconosciuto loro questo diritto all’Art. 3 della Cost., in un pluralismo educativo all’art. 33; l’Europa, con le Risoluzioni del 1984 e del 2012 lo ha espressamente richiesto; la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo rivendica la libertà di scelta educativa sia per l’individuo che per la famiglia.
  • La famiglia, svuotata del proprio diritto, veniva trattata come incapace di esercitare la propria responsabilità educativa dell’art. 33, 2^ comma “Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti”. Ad una famiglia che si vede costretta a pagare due volte per esercitare il proprio diritto, risponde un sistema scolastico statalista, considerando le famiglie tutte incapaci.
  • L’art. 3 della Costituzione “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” per tanti anni è apparso più che mai lettera morta, grazie ad una serie di discriminazioni sempre più intollerabili e all’ideologia coltivata nel terreno fertile della non conoscenza.
  • La libertà di scelta educativa può esercitarsi solo ed unicamente in un pluralismo educativo come sancito dalla Costituzione italiana all’art. 33 e all’art. 118 “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.

Dunque, mentre è stato chiarito che publicum est pro populo, si è evidenziato che pubblico è ciò che è fatto per l’interesse pubblico, quindi non implica necessariamente e solo la gestione statale.

– Al di là dell’ideologia, cancro dell’intelligenza non del tutto estirpato, il cittadino italiano deve e può chiedere ad un Governo – che a) ha dichiarato che la scuola è il punto di partenza, b) ha affermato che la scuola pubblica è paritaria e statale con tutto ciò che implica – questo cittadino è obbligato a esigere che l’Italia, in quanto Stato di diritto, recuperi la propria responsabilità di attore capace di “garantire” i diritti che riconosce. Pena la contraddizione, che equivale a dire e disdire, cioè ad essere come un tronco (Aristotele).

Conseguenza per non essere “tronchi”: parlamentari di maggioranza e di opposizione schierati tutti a favore della libertà di scelta educativa della famiglia.

Quarantaquattro parlamentari del PD dichiarano senza mezzi termini, in una lettera aperta al Premier il 01.03.2015: “Come parlamentari della maggioranza che sostiene il governo, siamo convinti che lo slancio riformatore che esso sta portando avanti in molti campi debba tradursi in opere concrete anche a favore del pluralismo e della libertà di scelta educativa per le famiglie, senza ulteriori inaccettabili discriminazioni per quelle che intendono avvalersi delle scuole pubbliche paritarie. Si tratta semplicemente di ottemperare a quanto previsto già dalla Risoluzione del Parlamento Europeo approvata a Bruxelles il 14.3.84 e ribadito di recente nella Risoluzione del 4.10.12.”

Contro ogni logica politica della contrapposizione a priori, ecco il gesto responsabile dell’opposizione, anche questa con una lettera indirizzata al premier: “Caro presidente, ci uniamo alla lettera inviata dai 44 colleghi onorevoli esprimendo la più assoluta condivisione nelle richieste rivolte. Chiediamo che nel decreto per la «buona scuola» trovi piena realizzazione la “garanzia” del diritto alla libertà di scelta educativa della famiglia ampiamente riconosciuto dalle nostre Madri e dai nostri Padri Costituenti. troppi anni, infatti, esiste un gap tra il riconoscimento di questo diritto e la sua effettiva tutela”.

La scuola pubblica paritaria al pari della scuola pubblica statale fa pienamente parte di diritto e di fatto del sistema nazionale di istruzione ai sensi dell’art. 33 della Cost. e della L. 62/00. La scuola paritaria è scuola pubblica, sic et simpliciter. E l’offerta formativa pubblica deve essere fondata su una pluralità di scelta educativa, pena la dittatura e l’indottrinamento delle coscienze.

Chi non intende le ragioni del diritto, intenderà quelle dell’economia: le famiglie che scelgono la scuola pubblica paritaria pagano e le tasse per la pubblica statale e le rette per formare i loro figli. Dunque, triplo vantaggio: 1) offrono un gettito di imposta per la scuola statale a fondo perduto; 2) fanno risparmiare ben sei miliardi di euro allo Stato, costituenti un’entrata a fronte della mancata spesa, e 3) formano per la collettività cittadini in grado di produrre ricchezza con il loro lavoro. Attualmente, i cittadini lavoratori formati dalle scuole pubbliche paritarie non sono costati una lira allo Stato: semplicemente lo arricchiscono. Dunque gli convengono.

Ma in una democrazia non possono esistere cittadini di serie A e di serie B.

Pertanto ben venga la detrazione fiscale nel breve periodo, che si perfezioni speditamente verso il costo standard per allievo, fattore di efficienza e di sostenibilità nel buco nero della pubblica istruzione.

L’homo ideologicus dichiari apertamente che l’individuo, la famiglia non ha il diritto di scegliere l’educazione per il figlio e pertanto nonne ha la responsabilità; si dichiari inoltre schiavo della non conoscenza e schiavo di tutti come diceva il grande Luigi Sturzo: «Finché gli italiani non vinceranno la battaglia delle libertà scolastiche in tutti i gradi e in tutte le forme, resteranno sempre servi (…) di tutti perché non avranno respirato la vera libertà che fa padroni di se stessi e rispettosi e tolleranti degli altri, fin dai banchi della scuola, di una scuola veramente libera».

Foto scuola da Shutterstock

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59 commenti

  1. Sudokuuu

    Ma chi vuole impedire la libertà a qualcuno. Liberissimi tutti di scegliere private cattoliche per i figli, ma non con soldi statali. Ma come la cattolica privata, qualsiasi privata: americana, privata laica, anglicana e quant’altre ce ne sono.

    Non è che non esiste la scuola in Italia e i bambini restano per strada. Mandarli ad una scuola cattolica è una scelta in più, particolare, per certe convinzioni/credenze/preferenze. Benvenuti a farlo, ma non con le tasse dei cittadini.

    1. Controcorrente

      In quasi tutta l’Europa c’è libertà di scelta e di educazione e dove esiste è perchè questa scelta di libertà fa risparmiare lo stato.
      In un mio post precedente ho fatto l’esempio della Svezia ma questa scelta di libertà esiste anche nella laica Francia, in Germania, in Gran Bretagna , in Olanda ,in Belgio, in Danimarca,,,
      Io non so che scuola hai frequentato, ma i miei figli che come te hanno frequentato una scuola paritaria fino alla terza media e ora frequentano un Liceo Statale la differenza l’hanno vista in negativo però, sopratutto nel menefreghismo di chi lavora nella scuola.

      1. Sudokuu

        Ma io non capisco il tuo commento, perché ho detto che ognuno è liberissimo di scegliere la scuola che vuole, dico solo che Nn va sovvenzionata statalmente. La scuola privata in cui sono stata non era né buona né cattiva, normalissima come preparazione. Non ho ricordi di professori più appassionati che alla pubblica, sicuramente c’erano più mezzi: un bel campo da calcio, uno da tennis e un giardino enorme. Banchi nuovi più spesso. La pubblica mi è piaciuta di più come ambiente: molti più ragazzi e molta più multiculturalità. La religione non era più una cosa così importante come nell’altra scuola. I professori erano bravi, alcuni più, altri meno, e mi ha dato un’ottima preparazione per l’università. L’ho vissuto come un ambiente più libero. Ma di certo non ho mai detto di togliere la Libertà. Ma chi la vuole levare???

        1. Controcorrente

          Libertà significa che i i figli di una famiglia che guadagna 1000 euro al mese deve avere la stessa possibilità dei figli di Santoro o di Nanni Moretti dei nipoti della Finocchiaro dei nipoti di Cossutta dei nipoti di Bertinotti o di te che hanno la possibilità con quello che guadagnano di mandare i propri figli nelle migliori scuole private gestite da laici, preti o suore.

        2. Controcorrente

          La libertà è poter scegliere anche non essendo nella stessa condizione economica chi guadagna 1000 euro deve avere la stessa possibilità di chi ne guadagna 1.000.000 euro.
          Ti faccio un esempio mia figlia deve avere la stessa possibilità di frequentare le stesse scuole che hanno i figli di Santoro o i nipoti di Berlusconi.

  2. Sudoku

    etto in chiaro: qui non si parla di libertà. Siete tutti liberi di mandare i figli a scuola dove vi pare.
    Non disprezzo nessun ricco, e nessun povero. Ognuno spenda i suoi soldi come crede, infatti anche io lo faccio. Ho soltanto detto che non trovo giusto che si finanzino con soldi pubblici scuole private. Queste vengono scelte proprio per l’impostazione religiosa, e non è affare dello stato. Anche le altre scuole private: scuola americana, scuola francese, scuola privata e basta, che è garantito.
    Che i soldi per ammettere i più poveri vengano dall’interno dell’istituzione.
    Se uno volesse mandare i figli a una scuola musulmana con le vostre tasse vi andrebbe bene?

    Basta con il vittimismo. Tutti sono liberi di mandare i figli nella scuola che preferiscono.

    1. yoyo

      Sudoku, se sei l ex studentevti abbiamo già risposto.

  3. Sudoku

    Non sono questo shiva.

    Metto in chiaro: qui non si parla di libertà. Siete tutti liberi di mandare i figli a scuola dove vi pare.
    Non disprezzo nessun ricco, e nessun povero. Ognuno spenda i suoi soldi come crede, infatti anche io lo faccio.
    Ho soltanto detto che non trovo giusto che si finanzino con soldi pubblici scuole private. Queste vengono scelte proprio per l’impostazione religiosa, e non è affare dello stato. Anche le altre scuole private: scuola americana, scuola francese, scuola privata e basta, non chiedono il supporto di soldi statali, ma il pari riconoscimento dell’istruzione, che è garantito.
    In queste private non religiose ci sono metodi per garantire l’istruzione anche alle famiglie meno ricche.
    Quindi io penso che la scuola privata cattolica dovrebbe finanziare con i propri soldi l’ammissione di uno studente meno abbiente. Fine.
    vi andrebbe bene se uno volesse mandare i figli a una scuola musulmana con i vostri soldi?

    Sono tutti liberi di scegliere qualsiasi scuola.

  4. Sudoku

    Non sono questo shiva.

    Metto in chiaro: qui non si parla di libertà. Siete tutti liberi di mandare i figli a scuola dove vi pare.
    Non odio nessun ricco, e nessun povero. Ognuno spenda i suoi soldi come crede, infatti anche io lo faccio.
    Ho soltanto detto che non trovo giusto che si finanzino con soldi pubblici scuole private. Queste vengono scelte proprio per l’impostazione religiosa, e non è affare dello stato. Anche le altre scuole private: scuola americana, scuola francese, scuola privata e basta, non chiedono il supporto di soldi statali, ma il pari riconoscimento dell’istruzione, che è garantito.
    In queste private non religiose ci sono metodi per garantire l’istruzione anche alle famiglie meno ricche.
    Quindi io penso che la scuola privata cattolica dovrebbe finanziare con i propri soldi l’ammissione di uno studente meno abbiente. Fine.
    vi andrebbe bene se uno volesse mandare i figli a una scuola musulmana con i vostri soldi?

    Sono tutti liberi di scegliere qualsiasi scuola.

  5. Paolo Venisi

    La scuola paritaria NON rispetta nessuna prerogativa della scuola pubblica pertanto non sara mai una scuola pubblica.

    È sufficiente vedere la puntata di PresaDiretta sulla scuola per capire quali enormi flussi di denaro siano gestiti dalla chiesa con le loro scuole private.

    Gesu non ha mai detto di insegnare geografia o altre materie scolastiche, alla chiesa interessa solo mantenere e rafforzare con il proselitismo la propria posizione.

    Solo con un governo realmente democratico questo scempio può finire.

    Grazie a Shiva101 non passerete!

    1. yoyo

      Perché non ti fai un giro in una scuola paritaria e verifichi di persona?

      1. ex studente di paritaria

        Ciao, io sono andato a una scuola cattolica poiché scelta dai miei genitori (dato che ero una bimba). Proselitismo religioso ce n’è e come. Preghiere ogni mattina. Prima di ogni pasto e prima delle lezioni del pomeriggio. Conferenze con parrocchie varie. Suore attentissime ai contatti affettivi dei ragazzi. Comunque senza impedirli.
        Una scuola cattolica è ovviamente una scuola con una chiara posizione religiosa e quindi anche politica. I genitori che mandano i figli in queste scuole lo fanno proprio perché pensano che li aiuti a trasmettere ai ragazzi il tipo di impostazione che loro ritengono giusto. Quindi è inutile dire che sono neurali. Nessuno ti vieta di educare i figli come preferisci, ma dato che si sceglie una posizione non assolutamente neutrale nel volerli mandare in questo tipo di istituzione, le sovvenzioni dovrebbero venire dalla caritatevole associazione scuola cattolica, per esempio dalle salate rette pagate dagli altri o dai miliardi che la chiesa ha. Non di certo dai contributi versati dai cittadini allo stato. Proprio no. La possibilità di studiare c’è per tutti. Ed anche di buon livello. Quando cambiai alla pubblica per le superiori il mio livello di istruzione non era migliore, rientrava nella media, e nemmeno quella alta della classe. Con la differenza che alla pubblica mi dovevo preoccupare davvero di passare…

        1. yoyo

          Nessuno ha mai detto che le scuole provate siano neutrali. Sempre sostenuto il contrario, ed è questo che fonda la libertà di espressione. Di scuole paritarie ne ho girate anche io per curriculum e sono solo contento che esistano e, almeno loro, vigilino su quello che viene detto agli studenti.

          1. Gianni

            Riprendo quello che dice giustamente Giava. Ieri ho visto un servizio in cui si diceva che a Milano –non nello Zimbabwe– una bambina è morta di freddo. Ovviamente, i cattolici di Tempi non scrivono queste cose, perchè il padre della bambina non si chiama nè Dolce né Gabbana nè Monti. Loro parlano sempre di soldi, infatti oggi citano pure Gramsci: una fissa di CL è per le paritarie, scuole che promuovono tutti (“libertà di educazione”) dietro lauti pagamenti elargiti da plenipotenziari, affaristi e burini, per sovvenzionare la chiesa povera di papa Francesco anche attraverso il sovvenzionamento pubblico (“senza onere per lo stato”), mentre Bertone vive(va) in un appartamento di centinaia di metri quadri e Mons. Ricca è rimasto, nonostante abbia ammesso di essere gay e pedofilo, a capo dello IOR.

          2. To_Ni

            Io onestamente non capisco cosa vuoi dire. La bambina è morta in una scuola pubblica di freddo (non sto scherzando su questa cosa)? Pensi che se chiudono le scuole paritarie migliorano i sistemi di riscaldamenti nelle scuole pubbliche? Se pensi questo sbagli, vuol dire che non ti sai fare conti, perché il rischio è proprio l’opposto che nelle scuole pubbliche aumenti il freddo.
            L’unica cosa importante del tuo post, l’accenno messo tra parentesi a “libertà d’educazione” la trovi una fesseria? pensi che sul piano educativo ci dobbiamo, per forza , abbeverare allo Stato? E per quale motivo se l’insegnamento nel paritario è improntato ai principi di libertà stabiliti dalla Costituzione repubblicana lo Stato, ad una scuola che persegue fini pubblici, non “deve assicurare alle scuole non statali “piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali” (art.33 Cost)?

          3. To_Ni

            E a me sembra che sei entrato in un brutto circolo vizioso. Odio per i ricchi (io non lo sono) , l’insulto alle persone (D&G ???) ed incapacità di ragionare. Cerca di farti del bene … smettila

          4. daniele

            Io sono stato alla scuola paritaria sia come docente che come alunno. Sono centri di indottrinamento e conformismo nè più ne meno della statale. Dove però almeno la promozione, in genere, te la devi guadagnare. Comunque, a me la campagna di un giornaletto che difende due checche straricche e la Roccella, che poi alla fine ha firmato una legge che introduce la pillola abortiva, fa ridere e fa rabbia. In senso assoluto, perchè la costituzione recita “senza onere per lo stato”; in senso logico, perché non capisco perché si debba aiutare gente ricca che non dovrebbe avere bisogno di detrazioni (oltre che le stesse scuole, che chiedono rette da capogiro e battono cassa, con un corpo docente e strutture spesso ridicole); in senso relativo, perché con tutti i problemi che abbiamo, anche se questa fosse una battaglia giusta, dovrebbe venire dopo, ad es., il sostegno a chi i soldi non ce li ha: pensionati con la minima, disoccupati, etc. Non a caso, Tempi non parla mai di queste categorie, che ovviamente non servono alla Compagnia delle Opere, a Formigonia, ed all’allenza con Introvigne e con le checche straricche e parassitarie.

          5. To_Ni

            Per le scuole paritarie vale il “deve assicurare alle scuole non statali “piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali” (art.33 Cost) in quanto svolgono un servizio pubblico.

            Il “senza onere dello stato” si riferisce al caso che intenda aprire una “scuola di uncinetto”, o una “scuola per comunicare con gli extraterrestri” .

            Girarla sui ricchi che hanno la scuola a pagamento per sentirsi Robin Hood è un tentativo di spostare il problema che rimane il diritto di godere della “libertà di educazione”. Diritto che deve essere dato come possibilità a TUTTI (ricchi e poveri).

          6. giovanna

            Ammappette che moltiplicazione di troll in questi commenti !
            La necessità assoluta di falsificare il confronto, dicendo le stesse stupidaggini insipide, nel migliore dei casi, e spesso infondate, con nick diversi è un segnale preciso della infondatezza di tali opinioni.
            Alla fine, con questi problemi di pubblicazione che ha il sito, i troll vengono giù come pere !

            Il fatto è che se uno non sa cosa sia la libertà, vuole impedire anche ad altri di essere liberi.
            Quindi , cari multipli, voi fatevi una scuola a vostra immagine e somiglianza, con tutta la solita fuffa che producete a raffica, se ne avete il coraggio e la volontà, ma lasciate alle famiglie che non vogliono iscriverci i loro figli, la libertà di scegliere una scuola che loro ritengono migliore.
            Un consiglio amichevole : curatevi l’acidità di stomaco, alla lunga può essere molto pericolosa per la salute.

          7. Gianni

            Complimenti, Giovanna, per le sue profonde argomentazioni, forse sviluppate dopo lungo e sofferto travaglio ad una delle scuole di uncinetto di cui ciarla il suo amico To_ni, atteggiandosi a infallibile interprete della Costituzione. Garantire la libertà non significa certo foraggiare. Sarebbe come dire che, per garantire la libertà dei musulmani, bisogna per forza finanziarne le moschee. Io non sono contrario a che essi esercitino il loro diritto al culto, nei limiti stabiliti dalla legge, ma sono contrario ai finanziamenti per la costruzione di moschee. Tra l’altro, e scuole cattoliche dovrebbero essere finanziate dalla Chiesa cattolica, che tanto povera non è. Io, che invece ricco non sono, non vedo perché dovrei pagare altre tasse.
            1) Io non voglio negare a nessuno di buttare i propri soldi per parcheggiare i figli nelle scuole dove la promozione e favori di altro genere sono assicurati. Anche se, come forse capirà anche lei, Giovanna, tutto ciò non mi pare molto “educativo”. Tra l’altro, anche volendo io non conto nulla, quindi come potrei impedire alcunché?
            2) Vorrei sapere come fa a dire che la stessa persona posta con diversi nicknames i commenti contro la “libertà di educazione” (che già c’è, se non se ne è accorta. Non mi pare che nessuno abbia chiuso per decreto le paritarie). Neanche Stalin ragionava così.
            3) Mi dia una definizione di libertà che non sia connessa agli intrallazzi della Compagnia delle Opere, se ne è capace.
            4) Non si capisce poi come un povero possa accedere a scuole che chiedono, solo come retta, 6-7000 euro all’anno, come minimo.
            A Giovanna: lasci stare la facile ironia, e parli argomentando. A differenza di lei, io so di cosa si sta discutendo. Altrimenti, una via più semplice sarebbe quella di tacere, come giustamente indicava San Paolo per le donne in chiesa.

          8. Gianni

            L’art. 33, poi, parla di uno stesso soggetto: delle stesse scuole. Quindi non si può dire che prima parla dell’uncinetto e poi delle paritarie. Delle due l’una. Vi è una facoltà da parte dello stato di concedere finanziamenti: ma le paritarie non possono affermare di averne diritto. Questo è lo spirito della legge, tanto è vero che lo stato già concede finanziamenti alle paritarie, e da tempo. Ma all’avidità dei ciellini e dei loro sgherri ciò pare poco.

            PS Io nelle paritarie e nelle statali, piuttosto, manderei più ispettori, nel primo caso per garantire una vera imparzialità (tendenziale), nel secondo per evitare promozioni e favori che, purtroppo, vi sono praticati senza senso della misura.

          9. Gianni

            Il fatto è che se uno non sa cosa sia la libertà, vuole impedire anche ad altri di essere liberi.

            Perfetto esempio di logica. Quindi si può essere anticomunisti senza sapere cos’è il comunismo. Come Lei, in effetti.

          10. To_Ni

            L’art. 33, c.3 stabilisce in linea generale che c’è libertà di istruzione e che gli “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato” (la scuola dell’uncinetto).
            Al comma 4 opera il distinguo con chi chiede la “parità” e rimanda alla legge il fissare “ I DIRITTI e gli obblighi”.
            Questa interpretazione, inoltre, non è conflittuale con l’art. 3 della Costituzione (la costituzione si legge in maniera organica).
            Aggiungo in sede costituente tanto Corbino seguito dal Codignola (che era comunista) nel dare una interpretazione autentica sul “senza oneri per lo Stato” si lanciano in un “noi non diciamo che lo Stato non potrà mai intervenire in aiuto degli istituti privati, ma che nessuno istituto privato potrà sorgere con il
            diritto di avere aiuti da parte dello Stato. È una cosa diversa: si tratta della facoltà di dare o di non
            dare”
            Così si interpreta …. fidati!
            Per il resto che hai scritto, raggiunto il climax “si può essere anticomunisti senza sapere cos’è il comunismo”
            condito con “sgherri” e cellini avidi, mi pare un tantino….ma solo un tantino…. una farneticazione.

          11. Gianni

            si può essere anticomunisti senza sapere cos’è il comunismo

            Era riferito a Giovanna, come esempio di logica assurda.

          12. giovanna

            Gianni, sei di un maschilismo becero e sei anche poco sveglio, dato che non ti sei accorto dei commenti uguali con nick doppi …o forse il tuo acido trollare ti comporta una coda di paglia lunga un chilometro !
            Che uomo piccino !

          13. Gianni

            Sì, è vero, sono maschilista. E me ne vanto.

          14. giovanna

            E non è la prima volta che maschilisti e femministe la pensano allo stesso modo sul tema della libertà : la libertà fa paura .
            E in comune con una femminista da strapazzo hai anche la moltiplicazione dei nick ! E pensa, uno dei nick in cui la suddetta femminista da strapazzo è stata beccata era proprio “gianni “, quando si dicono le coincidenze !
            Ciao, ometto, al prossimo nick con i soliti vomitini.

          15. Gianni

            San Paolo è maschilista seocndo lei? Se lo mette il velo in chiesa, oppure ci va in minigonna e maglietta del grande del grande fratello per esprimere la sua “libertà”?

          16. giovanna

            Che mente ristretta !
            Mi riferivo alla libertà di educazione, tema del discorso : femministe e maschilisti pari sono.
            E comunque , la libertà, la vera libertà, non quella da barzelletta cui accenni tu , fa paura a qualsiasi livello.

          17. Gianni

            Parla sempre di libertà, mai di verità e giustizia. La libertà coinciderebbe coi soldi. Lo sanno tutti, poi, maschilisti e femministe sono grandi amici.

          18. To_Ni

            Ma perché, pensi che ci possa essere verità e giustizia senza libertà? La libertà non coincide con i soldi, si tratterebbe di una brutta copia di libertà , e nessuno lo sostiene (un sistema di libertà d’educazione scolastica non si vuole come un ostacolo per i meritevoli). Poi per me il femminismo è deprecabile come il maschilismo, tu questo te lo vanti e sei liberissimo di farlo, ma poi come lo fai coincidere con verità e giustizia.

          19. Gianni

            Chiudo qui. Non parlo con chi riesce contemporaneamente a dire di essere contro l’omosessualità, ma poi, quando vede i soldi, afferma che le due checche Dolce e Gabbana sarebbero dei perseguitati

          20. To_Ni

            In verità se avessi avuto il senso della decenza dovevi chiudere prima, se questo era il tenore della discussione che volevi affrontare (in più ricorrendo alla vergogna del multi nik). D&G sono due persone che meritano rispetto, come lo meritano tutti gli omosessuali, nei confronti dei quali si può avere un giusto diritto di critica in base alle scelte, pretese , diritti che rivendicano. Io non chiamo checche nessuno. Tu non hai argomenti, manifesti una ottuso e miserevole odio verso la ricchezza (non distinguendo giusta ed ingiusta ricchezza), oltre che grave forma di misoginia. O sei una ragazzino che deve maturare (ma ha preso un via sbagliata) o un ordinari imbe – cille..

          21. To_NI

            @ Gianni
            Ti avevo risposto, ma stranamente, non vedo il mio post pubblicato. Forse per via di una definizione che ti ho rivolto e che credo ti calzi alla perfezione.

            Il fatto che hai chiuso è l’unica cosa decente che sei riuscito a fare. Dovevi farlo molto prima invece di dare questo spettacolo pietoso. Hai dimostrato di essere rancoroso verso i ricchi (non distinguendo tra buona e cattiva ricchezza), un misogino oltre che offensivo verso le persone (è facile ingiuriare checche nell’anonimato … vero?).
            Sugli omosessuali esercito un libero e comunque misurato giudizio critico su certe loro pretese (o diritto come si suole chiamare).
            Tu non puoi parlare con me o con altri perché non hai nulla da dire tranne che sfoghi volgari ed infantili.

          22. Gianni

            Bravo. Magari ti faranno cardinale nella chiesa di Papa Badoglio, anche a lui, pare, piacciono le checche

          23. To_NI

            Sapevo che tornavi, … con l’ennesima idiozia. Una noce vuota.

          24. Gianni

            Bravo. Ne hai molti di argomenti, vedo. Non si erano mai visti cattolici a favore di Dolce e Gabbana. L’elenco dei delinquenti difeso da CL è enorme, ad ogni modo: non deve sorprendere quindi l’appoggio a questi due parassiti.

          25. To_Ni

            Mi parli di argomenti? 😕 …. tu…. 🙂

            Te l’ho detto che non hai argomenti… infatti hai aggiunto un nuovo attacco di vomito 🙂

          26. To_Ni

            Io non sono un infallibile interprete della costituzione ma ti ho proposto un argomento vero (cosa è una scuola privata, cosa è una scuola paritaria alla luce della legge). Fai esempi sciocchi come quello del finanziare la moschea . Lo stato non foraggia, ma finanzia in vista di un fine pubblico. La scuola paritaria persegue fini pubblici, ed è regolata dalla legge.
            Il fatto che “tu pensi” “non vuoi negare” sono fatti tuoi e non può fregarmene di meno. Così come i punti da 1 a 4 sono solo i tuoi acidi intestinali, ma non argomenti. Questi se si parla di scuola, diritto allo studio ecc. si fondono sulla legge e sulla gerarchia delle fonti, sulla giurisprudenza e dottrina.

          27. Sudoku

            Certo, per questo le scuole private devono dare borse a questi studenti. Sono scuole che sono state create per chi può pagarle, non è lo stato che sbaglia a non fare soldi extra per mandare i ragazzi alle private, sono le private che sbagliano guardando solo all’assegno della retta. Lo stato da parte sua dà l’alternativa e tutti i possibili aiuti per far studiare fino alla fine dell’Università i ragazzi di famiglie che Nn se lo possono permettere. L’errore sta nella scuola privata che non lo vuole finanziare. Che poi anche questo non è vero in tutte le scuole, sono andata in due private diverse, cambiai alle medie. La prima in cui andai erano tutti figli di persone molto benestanti, e non facevano eccezioni, la seconda, sempre cattolica ma gestita da un’ottima di suore diverso, faceva di tutto per aiutare chi poteva. In classe avevo molti ragazzi che venivano da situazioni difficili, che non pagavano la retta. E molto gentilmente le suore avevano messo a disposizione la scelta tra servizio mensa comunale è quella della scuola, in base a quanto si poteva pagare.
            Oltretutto la richiesta di queste scuole non è altissima, ad oggi non riescono, nessuna delle due (e siamo in una grande città) a superare una sezione per anno.

        2. To_NI

          Non credo che la tua sia una testimonianza terrificante . Penso che i tuoi genitori avevano il diritto di darti una educazione che reputavano un bene per te. Peccato che nella scuola non hanno saputo proportela o che tu non hai avuto cura di coglierne la qualità. Per quanto riguarda il proselitismo la scuola pubblica sa fare di peggio educandoti al conformismo e non solo, cosa che è pure peggio, di aver adottato un sistema didattico che li affossa nell’arbitrarietà inibendo la capacità di volontà. Atteggiamento tipico di una mentalità infantile.

      2. Sudoku

        Ciao, io sono andata in una scuola cattolica poiché scelta dai miei genitori (dato che ero una bimba). Proselitismo religioso ce n’è, e come. Preghiere ogni mattina. Prima di ogni pasto e prima delle lezioni del pomeriggio. Conferenze con parrocchie varie. Suore attentissime ai contatti affettivi dei ragazzi. Comunque senza impedirli.
        Una scuola cattolica è ovviamente una scuola con una chiara posizione religiosa e quindi anche politica. I genitori che mandano i figli in queste scuole lo fanno proprio perché pensano che li aiuti a trasmettere ai ragazzi il tipo di impostazione che loro ritengono giusto. Quindi è inutile dire che sono neutrali. Nessuno ti vieta di educare i figli come preferisci, ma dato che si sceglie una posizione non assolutamente neutrale nel volerli mandare in questo tipo di istituzione, le sovvenzioni dovrebbero venire dalla caritatevole associazione scuola cattolica, per esempio dalle salate rette pagate dagli altri o dai miliardi che la chiesa ha. Non di certo dai contributi versati dai cittadini allo stato. Proprio no. La possibilità di studiare c’è per tutti. Ed anche di buon livello. Quando cambiai alla pubblica per le superiori il mio livello di istruzione non era migliore, rientrava nella media, e nemmeno quella alta della classe. Con la differenza che alla pubblica mi dovevo preoccupare davvero di passare…

    2. To_Ni

      Shiva101…. 🙂 ….

      ma che parli di prerogative della scuola paritaria se non hai idea di cosa è “la scuola”?

  6. Nino

    Articolo 40 – Copertura finanziaria: vuoto !!!

  7. Menelik

    Poi dopo dice che Salvini, Meloni e Le Pen hanno torto a voler non uscire dall’Europa, ma cambiarla profondamente da questa droga socialdemocratica.

    1. Menelik

      Scusate, ho sbagliato articolo.
      Questo post era per un altro articolo, non questo sulla scuola.
      Consideratelo nullo per piacere, non è qui il suo posto.

  8. Giava

    I figli dei “poveri”…
    – non possono scegliere neppure dove curarsi, ed in certi casi neppure SE curarsi;
    – non possono scegliere dove andare all’Università e, a volte, SE continuare gli studi;
    – non possono scegliere a quale viaggio di istuzione partecipare, ed a volte SE partecipare;
    – non possono scegliere cosa mangiare, ed a volte, SE mangiare.

    E di fronte a queste urgenze, a questi drammi, la vostra battaglia è per il rimborso fiscale di chi frequenta una scuola a pagamento?

    1. Su Connottu

      Ma cos’è, il festival del luogo comune? E un bel “si stava meglio quando si stava peggio” non ce lo metti?

      1. Mario

        Voglio vedere se, qualora un giorno non avrà più da mangiare, chiamerà la fame luogo comune.

      2. Giava

        Luogo comune?

        Lo dica a A. C., diplomato con 100, che al termine del liceo ha dovuto cercarsi lavoro.
        Lo dica a R. B. che, piangendo, ci ha detto che la sua famiglia non poteva permettersi di mandarla all’università.
        Lo dica a A. I., che fa merenda solo quando qualche collega le passa di nascosto 1 euro.
        Lo dica a Emergency che ha aperto in Italia 3 punti per l’assistenza sanitaria gratuita agli italiani.
        Lo dica ai volontari delle mense parrocchialei o delle Caritas, sempre più frequentate da italiani.

        E poi continui a piagnucolare per il mancato rimborso per la frequenza alle scuole a pagamento.

    2. To_Ni

      Si, e mi pare pure giusto fare battaglia. E mi pare , anche, fuori luogo tirare in mezzo i poveri. Mi sembra un odioso discorso che periodicamente si tira fuori per colpevolizzare chi compra regali a Natale, chi ama andare a teatro o al concerto e a fare quelle cose che servono per fare bella la propria vita. La battaglia per le paritarie è importante, aldilà del rimborso. I poveri bisogna aiutarli …. sempre…. anche nel giusto modo, per rispetto alle loro persone e non trasformarli in dei parassiti.

  9. Giu'

    Complimenti ai 44 parlamentari del PD e al decreto Berlinguer sulla scuola paritaria.
    L’avessero fatto quelli del PDL nel loro periodo d’oro (Moratti, Gelmini etc..) forse non saremo a questo punto …evidentemente avevano altro a cui pensare.
    Saluti

    1. Controcorrente

      I 44 firmatari non sono tutti del PD
      Berlinguer ministro del governo D’Alema (non votato dal popolo Italiano) è uno dei pochi che in questo paese conosce la Scuola con la S maiuscola.

    2. paolo

      questo è esattamente il motivo per cui sono diventati invotabili. 20 anni.

      Mi hanno preso per il culo 20 anni, loro e chi mi ha convinto a votarli con la speranza che facessero l’unica cosa che mi interessava.
      Ecco perchè hanno perso le elezioni e non le vinceranno più per i prossimi 20 anni.

      1. yoyo

        E cosa desideravi? La chiusura di tutte le scuole cattoliche? L arresto di tutti i preti?

  10. filippo81

    Scuole statali e scuole paritarie possono e devono coesistere, sono entrambi utili alla società, senza fare guerre di contrapposizione.Vanno entrambe tutelate e valorizzate.

    1. recarlos79

      il buono scuola serve per pagare un pezzo di retta. non tutti hanno i soldi per pagare il rimanente. tempi difende gli alunni delle scuole dei suoi amici, non la libertà delle famiglie italiane di poter scegliere l’educazione, che oggi è esclusiva dello stato. o parità scolastica per tutti o niente libertà. amicone protettore dei privilegiati. come napolitano presidente politico che blocca i decreti così mattarella. ecco perché il pd lo ha scelto senza l’accordo con nessuno.

      1. Controcorrente

        Egregio Recarlos 79
        difendere la parità scolastica significa difendere la libertà te lo dice una famiglia che guadagna meno di 3000 euro al mese che ha fatto dei sacrifici (rinunciando al superfluo) per poter mandare i 3 figli fino alla 3 media in una scuola Paritaria (gestita da genitori) e grazie anche all’aiuto della regione lombardia che con il buono scuola ci ha dato una mano.
        Quello che dice lei è giusto, infatti in quasi tutti i paesi europei europei la parità esiste in toto, secondo me la parità giuridica senza la parità economica è un inganno.
        In Svezia per esempio lo stato ti da un voucher pari al spesa che lo stato fa per lo studente e tu decidi liberamente dove mandare i tuoi figli a scuola.

        P.S: Lungi da me difendere Amicone

  11. Controcorrente

    Renzi innovatore con Marchionne conservatore con lo stato vedi art.18 vale solo per il privato e non vale per lo stato. E’ l’ora che i politici che in campagna elettorale hanno fatto della riforma della scuola un manifesto elettorale battano un colpo per non rimanere dei semplici cespugli (definizione di Renzi)

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